Interviste

Laura GuildA

*Foto in evidenza: Webstuhl by Laura GuildA (2019) 72 x 42,5 x 49,5 cm

Laura Guilda Grote, in arte Laura GuildA, si è diplomata in Fashion & Textile design presso NABA e successivamente si è specializzata in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. È un’artista tessile polimaterica che attraverso le sue installazioni riflette sulle istanze della contemporaneità con particolare riferimento alla sfera ambientale e all’ecosostenibilità. Attualmente vive a lavora a Milano.

love addiction by Laura GuildA (2023) 30 x 33 x 1,5 cm

Essendo la tua formazione connessa in parte al design e in parte alla moda, qual è il tuo rapporto con quest’ultima?

Già a partire dall’infanzia, iniziai a vestirmi con gli abiti trovati nell’armadio di mia madre, la quale, essendo un’attrice, aveva una collezione bellissima di costumi e vestiti particolari. Capì presto che avrei studiato moda. Mi piaceva fare shopping con le mie amiche e sperimentare e trasformare i miei vestiti. Al tempo, il mio idolo era la regina del punk Vivienne Westwood e al liceo mi vestivo ispirandomi a lei. Presto cominciai a disegnare indumenti e così imparai a cucire, il mio sogno era quello di diventare stilista. A Berlino, ho fatto una mia prima esperienza nel settore facendo uno stage nell’azienda di moda Evelin Brandt e in questo contesto ogni anno avevo modo di visitare le fiere di moda e di assistere alle sfilate. Dopo la maturità, durante il mio periodo di ragazza alla pari a Barcellona, mi sono iscritta ad un corso di formazione in una scuola di moda. In seguito, ho studiato un anno presso una scuola tecnica a Lugano prima di trasferirmi a Milano – la città della moda per eccellenza – dove ho seguito poi tutti i miei studi successivi.

Diciamo che la moda è stato il primo amore e oggi penso che la parte creativa di disegnare e sviluppare un capo d’abbigliamento sia la cosa più bella, simile ad inventare un concetto e un’idea per un’opera d’arte e crearla. La mia formazione in design e moda mi ha insegnato a “progettare” e a pensare in termini di utilità di un oggetto e alla sua estetica. La cosa che non mi piace della moda è la sua transitorietà e la sua produzione di massa. Ho sempre preferito il concetto di pezzi unici o di una piccola produzione creato con materiali sostenibili e di qualità. Nel tempo, ho capito che purtroppo l’idea che c’è dietro un capo non conta quanto la sua commercializzazione. La moda ruota sempre intorno al profitto e questo rende il tutto a tratti molto superficiale. La creazione infatti è un prodotto e quindi perde la sua unicità.

(feeling) safe and secure by Laura GuildA (2021-2023) 37 x 37 x 1 cm

Il tuo percorso artistico e formativo si è sviluppato in città differenti: Barcellona, Lugano, Milano, Venezia per citarne alcune. In che modo queste città hanno influenzato il tuo lavoro?

Ogni città mi ha dato nuovi stimoli. Nel caso della città lagunare di Venezia, dove ho seguito un corso di “pratiche curatoriali nella moda” con Maria Luisa Frisa, mi sono lasciata trasportare dal ritmo lento di vivere in una città più piccola e meno frenetica rispetto a Milano. Essendo una città particolare dove si fa tutto a piedi o con i mezzi d’acqua, mi sono lasciata ispirare dalle mie passeggiate lungo i canali e di conseguenza, dai colori dell’acqua e delle alghe che vanno dai diversi tipi di blu al verde. La percezione della luce e dei colori sembra essere diversa a Venezia, è tutto più chiaro e luccicante e credo di aver elaborato questi aspetti anche nelle mie opere che ho creato lì.

In generale, le città dove ho vissuto hanno influenzato il mio umore e le mie idee. Inoltre, le esperienze fatte e gli incontri con le persone e i materiali del posto fanno parte dello sviluppo del mio lavoro.

love addiction by Laura GuildA (2023) 30 x 33 x 1,5 cm

I tuoi lavori sono prevalentemente installazioni polimateriche nelle quali sono presenti sia oggetti di recupero sia materiali tessili. Quali caratteristiche deve avere un materiale per diventare parte di un tuo lavoro?

I materiali che uso appunto sono molto diversi tra di loro ed è difficile stabilire una caratteristica comune. Amo il legno e gli altri materiali che uso sono “vecchi”, raccontano una storia. Alcuni consistono in fibre naturali o riciclate, vengo attratta dal loro colore o dalla forma. Ultimamente ho riflettuto molto sui messaggi che voglio comunicare con le mie opere e quindi anche il materiale di cui sono fatte è molto importante, diciamo che è parte integrante. Non escludo che presto potrei eliminare del tutto i materiali artificiali e provare a creare delle opere con esclusivamente materiali vegetali.

emergency by Laura GuildA (2020) 63 x 98 x 58 cm

Qual è la fibra che preferisci utilizzare e perché?

Per ora è il cotone, amo molto anche la seta e il lino. Uso il cotone perché è resistente ma allo stesso momento morbido e facile da lavorare. Lo scelgo anche perché è naturale, riciclabile e biodegradabile ma so anche che la sua coltivazione è problematica a causa dell’uso dei pesticidi e perché richiede enormi quantità d’acqua.

no rest by Laura GuildA (2020) 82,5 x 48 x 51 cm

All’interno della tua ricerca artistica è ricorrente l’utilizzo della sedia come supporto sul quale re-intervenire. La sedia diviene una sorta di ready made come nel caso di “No Rest”. Cosa ti ha portato a fare questa scelta?

La sedia è l’oggetto più rivisitato dai designer industriali. Ogni grande designer ha sperimentato per crearne una propria, non è un’impresa facile, perché la sedia deve essere comoda, unica e riconoscibile allo stesso tempo. All’Accademia di Brera, mi sono laureata con una tesi dal titolo “ModArte – moda nell’arte” in cui ho analizzato gli artisti che avevano avuto da fare con la moda e il design. Ho analizzato diversi case studies che mi hanno aiutato a capire che esistono tante forme ibride nelle quali svaniscono i confini tra le Belle Arti e le arti applicate: diventa difficile identificare i creatori solo come artisti o solo come stilisti. Io stessa mi sento in parte designer in parte artista, per la mia laurea ho creato l’installazione “sit and reflect’ che consiste di tre sedie sulle quali sono intervenuta con delle lavorazioni con la tecnica di tessitura: “Webstuhl”, “Lost childhood” e “Alto consumo”. Dopo questa serie ho realizzato le opere “No rest” e “Emergency” e ho progettato anche altre sedie ancora non realizzate perché mi piace questo paradosso: le mie sedie, da oggetti di design, diventano sedie su cui è impossibile sedersi trasformandosi in opere d’arte che vorrebbero motivare lo spettatore a pensare sulle istanze della contemporaneità come quelle sociali, ambientali e politiche.

no rest by Laura GuildA 2020 detail

Una tematica a te cara è quella della mitologia greca. Da cosa nasce questo interesse e in quali opere è stato trattato?

La mia ricerca sulla mitologia greca è nata durante la pandemia e in particolare durante la progettazione per la mostra “Attesa ad un filo” presso Laboratorio VI.P nell’ottobre 2020. In questo contesto, ho esposto l’opera work in progress “Penelope” che consiste in una cornice dorata sulla quale sono state create delle tessiture con una corda di cotone bianca e successivamente sono stati realizzati e disfatti dei nodi di macramè davanti al pubblico. E’ un’opera a me cara che mi ha portata ad identificarmi con la figura Penelope del mito dell’Odissea. Lei era in attesa della fine della guerra di Troja e del ritorno di Ulisse, io ero in attesa della fine del lockdown e della riapertura della nostra mostra. Successivamente, ho continuato a sviluppare il concetto d’amore di Penelope nel confronto di Ulisse, della moglie perfetta e fedele che aspetta per vent’anni il ritorno del suo eroe come una specie di attesa e di amore incondizionato che sembra di non finire mai e a cui è difficile dare un senso. Ho creato poi le opere “Odysseus”, “Telemachus” e “Calypso” che sono tutte opere monocrome in cornice realizzate con la tecnica della tessitura.

Laura GuildA , Penelope (2020) 133 x 86,5 x 4,5 cm

 A cosa stai lavorando adesso e quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Seguendo le tematiche della serie appena citata, legate al mito di Odissea, sto portando ancora avanti le mie ricerche sull’amore o sull’affettività, questa volta le sto indagando in modo maggiormente psicologico: ad esempio affronto l’amore sperimentato durante l’infanzia e vari stati patologici come la dipendenza affettiva. Sto creando una serie di lavori con la tecnica del ricamo di cui fa parte anche la mia nuova opera “my hero” ispirata dai concetti di ’infatuazione e di attrazione fisica e psicologica nei confronti di un’altra persona.

Ultimamente, per motivi personali di lavoro e quindi per mancanza di tempo, sto soffrendo molto perché non posso dedicarmi alla mia ricerca artistico come vorrei. Lavoro da anni come assistente di un pittore e nel weekend lavoro in università.

Quindi in futuro mi piacerebbe dedicare più tempo ai miei progetti. Inoltre, mi piacerebbe tantissimo partecipare ad una residenza artistica per immergermi e concentrarmi al 100% sul mio lavoro in uno spazio grande per creare opere nuove e di maggiori dimensioni.

Telemachus by Laura GuildA (2022) 42 x 29 x 3 cm

Margaret Sgarra

Read it in English Curatrice di arte contemporanea e Storica dell’arte, ha conseguito il Diploma di I livello in Didattica dell’Arte (Accademia Albertina di Belle Arti di Torino), successivamente ha perfezionato i suoi studi con una Laurea Magistrale in Storia dell’arte (Università degli Studi di Torino) e, infine, ha ottenuto una seconda Laurea Magistrale in Arti visive (Università di Bologna). Tra le sue principali tematiche di ricerca in ambito curatoriale troviamo: tutela dell’ambiente, identità e sfera emotiva. Ha collaborato con Paratissima ed è attualmente coinvolta, in qualità di curatrice, nella realizzazione di diversi progetti artistici.