IL TEMPO DELLE DONNE: Patrizia Benedetta Fratus – AGO, FILO E LIBERTÀ
Alla Triennale di Milano dall’8 al 10 settembre 2023 si tiene “Il Tempo delle Donne”, la festa-festival di Corriere della Sera e “La27esimaOra”, organizzata in collaborazione con Triennale Milano e Valore D., giunta alla sua X edizione e che propone un programma ricco di appuntamenti.
La parola chiave di quest’anno è libertà: di pensiero, di espressione, di corpi, di stampa, di scelta, d’amare, una parola che racchiude tutte le altre tematiche affrontate in questi dieci anni.
Tre giornate di inchieste live, conversazioni, performance, workshop e incontri con importanti ospiti italiani e internazionali del panorama culturale, artistico, scientifico e letterario, per scoprire tutte le declinazioni della libertà e comprendere quanta importanza abbia ai giorni nostri.
Tra gli appuntamenti l’installazione di arte partecipata di Patrizia Benedetta Fratus – AGO, FILO E LIBERTÀ a cura di Barbara Pavan.
Il ciclo di opere in mostra è la sintesi degli ultimi dieci anni di arte partecipata di Patrizia Fratus. “La libertà è partecipazione” cantava Giorgio Gaber e proprio questi due elementi sono la chiave di lettura di tutta la ricerca dell’artista per la quale la pratica artistica diventa il medium, la possibilità di realizzare la prima attraverso la seconda, partendo innanzitutto dal rendersi libere dall’idea di sé stesse che ci si è cucita addosso. Il suo è un percorso alimentato dalla prospettiva che tutte un giorno possano partecipare alla libertà e che questo processo possa partire anche dalla conquista del gesto consapevole che in quanto azione ci sottrae alla passività, ci trasforma da oggetto in soggetto, ci consente di riappropriarci dell’autenticità della nostra esistenza anziché subirne una rappresentazione che non ci appartiene. Esclusivamente in una dimensione che non sia solo individuale ma necessariamente plurale e collettiva, inoltre, è possibile la libertà, poiché mai saremo libere circondate da gabbie.
Le tele che compongono questo itinerario espositivo evocano per Fratus le pareti delle nostre caverne: su di esse l’ago, un punto dopo l’altro, ha fissato la traccia di una molteplicità di narrazioni personali condivise, storie di libertà scritte insieme, a testimonianza che ogni persona può diventare autrice e protagonista della propria opera, ognuna nell’adesione ad un progetto di arte partecipata prende consapevolezza che l’impossibile è realizzabile dal momento in cui si comincia ad immaginare che lo sia. Lo spazio dell’opera è dunque territorio di incontro, di scambio, di confronto: la relazione stessa è qui medium espressivo e in quanto tale liberatorio dell’essenza dell’individuo, capace di ampliare gli orizzonti e di moltiplicare gli strumenti per esplorare oltre il perimetro dell’esistenza che (ri)conosciamo.