IVANO VITALI
Questa rubrica presenterà due volte al mese una figura storica della Fiber Art Italiana, presente nel libro di Renata Pompas.
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Ivano Vitali nasce nel 1952 a Campotto di Argenta (Ferrara). Studia all’Istituto d’Arte di Forlì e all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel 1974 si trasferisce all’Impruneta (Firenze) dove opera fino al 1979 con installazioni in materiali poveri; dal 1983 al 2013 risiede a Firenze ed entra in contatto con diversi gruppi e associazioni di artisti. Oggi risiede a Monte S. Quirico di Lucca.
Nel 1992 è co-fondatore del Gruppo A.R.F. (Arte Ricerca Firenze) che ha tra i principali obiettivi la sperimentazione di nuovi materiali. Le prime performance e le prime grandi installazioni nascono usando i materiali che gli offre la natura: rami secchi, fascine, vimini intagliati, legni, carta pressata e molto altro.
Nel 1996 sceglie definitivamente il recupero della carta dei giornali, che diventa il suo materiale d’elezione nelle sue opere. Interessato a un’espressione che coniughi i materiali poveri esistenti valorizzati nella loro semplicità senza alcuna alterazione di tipo artificiale, trova nella carta dei quotidiani dalle diverse colorazioni una fonte inesauribile di materia prima. La carta, a contatto dell’aria, tende ad ingiallire e di conseguenza tutti i colori diventano più caldi e ricordano la loro provenienza vegetale: infatti anche il legno quando viene tagliato ed esposto all’aria, ingiallisce.
Nelle performance ama coinvolgere il pubblico presente alle sue azioni: si veste con strisce strappate dai giornali che accompagna con il movimento del corpo, crea dei grandi sacchi che fa volare in aria o fa gonfiare perché le persone vi entrino; strappa secondo il giusto verso le pagine dei giornali, le riduce in strisce più o meno sottili e le muove nello spazio con gesto preciso e ieratico secondo movimenti spaziali, ottenendo suoni e assemblaggi ogni volta diversi che conferiscono all’azione un significato unico.
Crea opere di diversa dimensione: ora sono grandi e fragili installazioni che animano lo spazio come enormi e precarie ragnatele attraverso cui passare, ora sono piccole sculture compatte di raffinata bellezza.
Con un laborioso lavoro di classificazione raccoglie e seleziona i fogli dei giornali, dividendoli secondo il colore di fondo e li ritorce fittamente in cordoncini cartacei resistentissimi, che ottiene attorcigliando ed unendo una striscia dopo l’altra senza uso di forbici o di colla, in modo da permettere a chi si avvicina di leggere parole e lettere dei giornali usati. Trasforma i giornali in gomitoli di filo di tutte le misure, che saranno alla base di tutte le opere successive.
Scrive Ivano Vitali che: “Ogni gomitolo è come un archivio: volendo si possono aprire e ricomporre le pagine come in un puzzle. In quanto opera d’arte, esso mantiene custodito nel tempo il suo contenuto. Ogni gomitolo è un libro d’artista fatto di parole, contenuti, forme e colori”. Gomitolo (2010) nella sua vivacità policromatica, ha un diametro di 7 metri.
Il tempo lento, meditato, accompagnato dal ritmo del respiro, modella il filo e si costruisce personalmente dei ferri da maglia giganteschi in legno naturale non trattato e degli uncinetti di varia dimensione; apprende dalla madre le tecniche della maglia, dell’uncinetto e altre tecniche tradizionali e impara anche ad usare il telaio.
Decide di creare dei tessuti per gli abiti delle sue performance: con cui intreccia i grandi arazzi della serie Tape-stries, lavorata con cordoncini monocromi di diversi colori e nel primo decennio degli anni duemila grandi sculture di Wearable Art (capi di abbigliamento non indossabili), come Leo e giganteschi accessori, come Collana rosa (2023).
Alcuni, come scrive nel suo sito, sembrano visti metaforicamente attraverso uno zoom-in. Tra questi Maxi calzino e Maxi guanto, che nelle loro sovradimensioni oltrepassano il riferimento ai semplici indumenti familiari e si trasformano in opere ambientali.
Tra gli abiti Principessa è formato da un reticolo policromatico aperto e rifinito da foglioline di carta. Rosaria, come dice il nome, è tutta rosa come i fogli della “Gazzetta dello Sport” con cui è stata creata, cos’ come Rosa boa bomb-on 2, Rosa boa bomb -on 3 e Rosa boa bomb-on 4 sono del 2023. Abiti che suscitano sconcerto percettivo nella veridicità della foggia, della proporzione e della rifinitura. Nel 2024 ha realizzato una grande installazione, Filamenti, recuperando i diversi fogli di plastica che si trovano all’interno delle confezioni alimentari, che ha ridotto in filo, attorcigliato e appesi al soffitto, creando una selva colorata ondeggiante ad ogni spostamento d’aria.
Un’arte “ecologica”, che valorizza i materiali poveri e i materiali di recupero con il fare semplice e un’estetica naturale e accogliente.