Kela Cremaschi
[vc_row][vc_column width=”1/4″][vc_single_image image=”85700″ img_size=”full” alignment=”center” onclick=”custom_link” img_link_target=”_blank” link=”https://www.artemorbida.com/prodotto/fiber-art-italiana-i-pionieri/”][/vc_column][vc_column width=”3/4″][vc_column_text]Questa rubrica presenterà due volte al mese una figura storica della Fiber Art Italiana, presente nel libro di Renata Pompas.
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[vc_row][vc_column][vc_column_text]*Immagine in evidenza, Kela Cremaschi, ALFONSINA Y EL MAR-1995
Kela (Helvecia) Cremaschi nasce nel 1940 a Mendoza (Argentina), nel 1964 si laurea in Arti Plastiche alla Universidad Nacional de Cuyo, poi si trasferisce a Buenos Aires dove lavora nell’atelier di arazzi dell’artista argentina Gracia Cutuli, fondatrice della prima galleria d’arte in America specializzata nell’esposizione di Fiber Art: la Galería del Sol.
Nel 1976 si stabilisce a Lima (Perù), dove studia le tecniche tessili precolombiane e crea insieme a Manuel Soler il primo atelier peruviano di arazzi moderni, chiamato Ordito e Trama e contemporaneamente insegna in diverse Università sudamericane. Tra 1990 e il 1993 è assessore e coordinatrice del Centro di Disegno Atelier 5 a Bogotà (Colombia).
La sua attività artistica in Sud America, con lavori caratterizzate da una fisicità totale, in cui libera la tecnica tessile dai vincoli tecnici ed esalta l’espressività intrinseca dei materiali, assecondandone il movimento con una manipolazione empatica.[/vc_column_text][vc_single_image image=”100719″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]
Nel 1994 si trasferisce a Como, dove inizia una nuova produzione artistica, si inserisce con la sua esperienza e notorietà nella Fiber Art italiana e collabora attivamente alle edizioni di Miniartextil.
Crea nuove opere di impegno politico e sociale, dedicate alle sofferenze degli oppressi. Alfonsina y el mar (1995) è dedicata all’intellettuale svizzero-argentina Storni, socialista e pioniera delle rivendicazioni femminili, che si tolse la vita gettandosi in mare: il movimento avvolgente della scultura rappresenta le onde che circondano il corpo e si tingono del colore della sua pelle. Corazza (1996) è un’inquietante e scura-armatura in cui combina il crine di cavallo e il filo di rame: una corazza da un lato ha il compito di proteggere, dall’altro sembra un cuore aggrovigliato e palpitante.
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Dello stesso decennio è la serie delle Ali, opere realizzate con la tecnica delle strisce di carta più volte ritorta, serrata “off loom” e tinta in mono coloriture. Con questa tecnica personale modella sculture sinuose di piccolo o grande formato, con una progressiva apertura della forma: sono di questo periodo: Le ali dell’Angelo caduto (1990), L’Ala (1999), La Caduta (2000).Poi apre p rogressivamente la forma contorta della scultura e ne La Piuma (2000, cm. 300 x 140) la caduta vorticosa sembra aver scorticato l’ala dell’angelo.
In Penelope (2002) pone un gomitolo illuminato dalla foglia d’argento, che allude al paziente lavoro di filatura e tessitura, su un piedistallo di marmo che rimanda alla scultura greca e lo incide con una ferita, per rappresentare la lunga sofferenza dell’attesa.
Nel decennio successivo finisce la serie del nero e inizia quella del bianco, colore di rinascita, di nuovo inizio e di apertura spirituale. Sulla schiuma delle nuvole (2010) è scultura in forma di nuvola, per significare tutto ciò che è “alto” inteso come etico e spirituale, così come il concetto di libertà, ispirata ai versi del poeta francese Paul Eluard:
Su la schiuma delle nuvole
Su i sudori d’uragano
Su la pioggia spessa e smorta
Scrivo il tuo nome
Su le forme scintillanti
Le campane dei colori
Su la verità fisica
Io scrivo il tuo nome (…)/ Libertà.[/vc_column_text][vc_single_image image=”100713″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]Nel 2010 accanto alle opere realizzate sul telaio verticale con la carta ritorta nascono nuove installazioni, realizzate con il cartone a nido d’ape. In 10.12.1983 cuando se fueron… crea un minitessile che rappresenta l’allegria dell’intera comunità argentina che torna a vivere e gioire dopo gli anni bui della dittatura militare, simboleggiata dalla forma alveolare del cartone che ricorda la struttura comunitaria dell’alveare e dalla bandiera argentina ricamata con un filo di plastica dipinta nella parte superiore. Il tema sociale è presente anche in Water’s link (2014), un’opera composta da sette sculture di cartone che esprimono la difficoltà di comunicazione delle persone, assillate da problemi personali e collettivi di incomprensioni e di guerre. Rifacendosi al detto popolare sudamericano “fare un nodo nell’acqua’”, nel senso di fare un gesto senza senso e impossibile, Cremaschi crea con il cartone l’immagine di un nodo che si apre, quasi disfacendosi verso l’esterno, nell’acqua.
Un percorso artistico sostenuto da una tecnica rigorosa e personale che mostra un costante impegno sociale, che dall’individuo si estende all’umanità intera.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]