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María Ortega – ENHEBRAR EL VACÍO

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La Galleria d’Arte A Ciegas, diretta da Silvana Retamal, presenta la nuova mostra dell’artista María Ortega dal titolo “ENHEBRAR EL VACÍO”.

Una mostra in cui la Ortega continua il suo viaggio nel mondo del tessile a braccetto con il design, partendo dal presupposto che la creazione in questo ambito non è solo un involucro corporeo ma va oltre.

APERTURA DELLA MOSTRA: venerdì 15 settembre 2023 dalle ore 19.00.
Dal 14 settembre al 10 novembre
Galería de Arte A Ciegas
C/ Dos Hermanas nº5, 28012, Madrid
galeriadearteaciegas.com

Title: Kiss Technique: Under-embossed and stamping, Metal fabric and lycra embroidery frame in box Dimensions: 40x30x10 cm Year: 2021

SINOSSI DEL PROGETTO

“La ricerca di nuovi orizzonti creativi è ciò che mi porta a riflettere sul tema, dato che l’inizio di un lavoro nel campo del design ha comportato una prima ricerca sui nuovi tessuti e sui sensi che essi risvegliavano. Quindi, la “creazione tessile” si è presto manifestata come un punto di partenza ineludibile. Per alcuni anni, nel mio atelier di alta moda, ho sperimentato corpi e volumi quasi scultorei. Tutto questo sarebbe diventato una porta d’accesso a quello che oggi viene chiamato “artwear” e “arte in movimento“.

Title: Life Technique: Latex and embroidery gloves Dimensions: 23x15 cm Year: 2020

TESTO CURATORIALE SCRITTO DA NEREA UBIETO

Nerea Ubieto (Saragozza, 1984. Vive e lavora a Madrid). Laureata in Storia dell’Arte all’Università di Saragozza, lavora come curatrice indipendente in istituzioni pubbliche e private, manager culturale, docente nel Master di PhotoEspaña, sceneggiatrice collaboratrice nel programma Metropolis e critica nell’ABC Cultural. Concentra il suo intervento sulle questioni identitarie e femministe. Attualmente sta trasferendo la sua mostra “El Ojo Desarmado”, sulla cultura dello stupro, presso i Centri di Spagna in America Latina.

Title: Black Out Technique: Mixed technique, digital images. Rustic silk organza sewn with threads. Dimensions: 250x70 cm Year: 2011

Scoprire il vuoto

Dall’essere “qualcosa” al “niente” c’è solo un passo; fisico, mentale, pratico… Lo vediamo nell’emergere e nello scomparire biologico, ma anche nella depressione o in una crisi eco-sociale (energia, salute, ecc.) La consapevolezza avviene con i cambiamenti importanti, che implicano un arresto del flusso quotidiano dell’esistenza; allora, intravediamo la fragilità nascosta dietro il travestimento dell’autonomia. Non possediamo i processi del corpo che consideriamo “nostri”, anche se le loro azioni sono decisive nell’evoluzione degli eventi. Possiamo intervenire, dirigere, tessere fili di intenzioni capaci di realizzare sogni. Il lavoro di María Ortega mostra, con squisita sensibilità, i momenti in cui, come individui e società, ci riveliamo vulnerabili e potenti.

L’opera Transformations mostra due momenti di un bocciolo di fiore, pieno e vuoto, riferendosi all’esperienza di vita dell’artista durante e dopo la gravidanza. Il suo corpo è di nuovo protagonista in Self-Portrait, una scultura in seta e cotone che protegge i suoi organi più sensibili: i polmoni, le ovaie e il cuore; lo stesso che si restringe nella solitudine e fiorisce quando si prende cura di sé, ad esempio recitando un mantra, perché il cuore è mente e la mente si rafforza concentrandosi, essendo. Solo così si può raggiungere la calma e il silenzio necessari nella comunicazione propria e altrui. L’individualismo ci isola, come gli storni della linea elettrica nella serie fotografica Blackout, ma possiamo volare insieme, accompagnandoci nella vastità di un futuro incerto. Chi, se non l’altro, potrebbe infilare quel vuoto? Le opere di María Ortega invitano a connettersi con la parola, l’ascolto, l’abbraccio… per tessere uno spazio comune in cui incontrarsi.

Nerea Ubieto