Interviste

JULIA SOSSINKA

[vc_row][vc_column][vc_column_text]*Foto in evidenza: Beyond gravity, installation, collage, ink on paper, fondation, whitespaceblackbox, neuchatel, ch, 2022, foto Falcao Hänggi[/vc_column_text][vc_separator color=”chino” border_width=”2″][vc_column_text]È necessario ‘entrare’ – letteralmente – nel lavoro di Julia Sossinka (Hattingen DE, 1983) per comprenderlo veramente. Un’esperienza immersiva che ho sperimentato in occasione della restituzione della sua residenza alla Fondation WhiteSpaceBlackBox di Neuchâtel attraversando la grande installazione realizzata per ‘Beyond gravity’ che instaurava una dinamica relazionale tra interno ed esterno capace di attrarre e ‘inghiottire’ il visitatore in uno spazio-tempo ibrido, pressoché isolato dal mondo. In effetti questa è la cifra delle opere di Sossinka che utilizza la carta per realizzare opere/ambienti in cui immergersi, forse anche perdersi, e il colore per costruire atmosfere alienanti e suggestive a un tempo, liberatorie nell’affrancare chi le attraversa o chi si sofferma dalla contingenza del reale – pensieri, fatti, eventi che incalzano il quotidiano a un ritmo sempre più accelerato e ossessivo.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85448″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]Carta e colore sono i due ‘materiali’ principali con cui realizzi grandi installazioni immersive (e non solo)
Perché hai scelto proprio la carta che, tra l’altro, appare come un materiale fragile, che si danneggia facilmente, poco durevole?

Sono approdata al mezzo della carta come materiale scultoreo indirettamente. Ho studiato pittura e ho sperimentato molto con l’inchiostro su carta. Dai miei lavori di scarto sono nati i primi collage piani, che si sono allargati sempre di più nello spazio, fino ad arrivare a installazioni in stanze walk-in. Ora non uso più i lavori di scarto come base per le opere su carta, ma dipingo con inchiostro di gommalacca su carta acquerellata e da questa strappo pezzi, strisce o addirittura forme complete in un unico elemento. Ciò che mi piace particolarmente della carta è la sua flessibilità e diversità e il suo carattere leggero e arioso. Inoltre, dal punto di vista pratico, la carta non pesa troppo. Mi piace lavorare con le mani e in questo modo posso costruire grandi installazioni, anche senza molti strumenti.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85445″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]E il colore. Che rapporto hai con il colore?

L’amore per il colore è fondamentale per me, uno degli impulsi principali, il motivo per cui lavoro in campo artistico, è il desiderio di immergermi nel colore, di perdermi in esso e di fondermi con esso. Quando dipingo lavoro in modo pastoso – con spessi strati di pittura, che aggiungono una componente tridimensionale rendendo la materia tangibile, così nella pittura il colore aggiunge anche un aspetto scultoreo.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85436″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]Scrivi che le tue installazioni sono un invito all’osservatore ad entrare dentro la pittura. Ci racconti cosa intendi e qual è la relazione che si instaura tra te, ovvero l’artista, e il fruitore attraverso l’opera d’arte?

Ho sviluppato le mie installazioni partendo da dipinti bidimensionali, oltre che da collage appesi al muro, fino ad arrivare a installazioni che riempiono lo spazio e che permettono all’osservatore di camminarci attraverso.

Le installazioni sono quindi una continuazione delle opere a parete e di conseguenza sono un’esperienza per il visitatore. Sono un invito al pubblico a immergersi nel mio lavoro e a trovare un nuovo punto di vista sullo spazio. Si tratta soprattutto di catturare un’atmosfera, di creare uno spazio esperienziale.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85412″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]Scrivi che le tue installazioni sono un invito all’osservatore ad entrare dentro la pittura. Ci racconti cosa intendi e qual è la relazione che si instaura tra te, ovvero l’artista, e il fruitore attraverso l’opera d’arte?

Ho sviluppato le mie installazioni partendo da dipinti bidimensionali, oltre che da collage appesi al muro, fino ad arrivare a installazioni che riempiono lo spazio e che permettono all’osservatore di camminarci attraverso.

Le installazioni sono quindi una continuazione delle opere a parete e di conseguenza sono un’esperienza per il visitatore. Sono un invito al pubblico a immergersi nel mio lavoro e a trovare un nuovo punto di vista sullo spazio. Si tratta soprattutto di catturare un’atmosfera, di creare uno spazio esperienziale.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85433″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]Come nascono, evolvono e prendono forma le tue opere?

Sviluppo il mio lavoro nel procedimento. Il processo di lavoro per me è uno stato meditativo in cui non voglio nulla. Tutto nasce nel processo, il che è positivo quando scorre e si verifica il cosiddetto “stato di assenza di mente”: in questi momenti il pensiero si ferma e la subcoscienza prende il sopravvento. La base di questo stato è l’esperienza e la pratica precedente. pratica. Una volta completato il processo di creazione, per me arriva un momento di ripensamento, in cui rivedo, valuto, confronto, critico e poi rivedo ciò che ho creato. Spesso scopro nel mio lavoro echi di cose, stati d’animo e forme che ho incontrato nella mia vita quotidiana. Si infilano nelle opere dal mio subconscio senza che io lo voglia. Questo processo è estroso e produce risultati migliori di quelli che potrei creare consapevolmente. Questo approccio al lavoro riguarda sia i miei dipinti/collage che le mie installazioni.

Non si tratta di realizzare idee, ma di creare atmosfere, concentrandomi sui toni di colore. Le mie installazioni e i miei dipinti si basano sul processo di formazione, concentrandomi sull’interazione dei toni di colore, creando scene emozionali ispirate alle forme della natura.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85415″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]Cosa significa per te essere un’artista?

Essere un artista significa per me trovare soluzioni a questioni pittoriche attraverso il linguaggio dell’arte. In tempi così difficili, mi piace offrire al visitatore che entra in un’installazione o guarda un’opera d’arte la possibilità di immergersi in essa, di dimenticare per un momento il mondo esterno e di ritrovarsi in un mondo intermedio di colori, suoni, forme organiche e strutture. Per poi tornare ricaricati di nuova energia positiva alla vita di tutti i giorni.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85439″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]Quali sono o quali sono stati i riferimenti artistici e culturali che hanno ispirato o influenzato la tua ricerca e la tua pratica artistica’?

Non mi ispiro più di tanto ad altri artisti o a riferimenti culturali. Sono sempre gli elementi della natura che si riflettono nel mio lavoro, le strutture e i colori che ne derivano. Il mio lavoro cattura un momento di crescita e di evoluzione; per lo spettatore è una visione di un’esperienza sensoriale viva, piena di vitalità e di ricchezza di colori.

In che modo sta evolvendo la tua arte e cosa vedi nel tuo futuro?

Scoprire nuove forme di espressione con l’obiettivo di intensificare l’esperienza per lo spettatore.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85427″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][/vc_row]

Interview

JULIA SOSSINKA

[vc_row][vc_column][vc_column_text]*Featured photo: Beyond gravity, installation, collage, ink on paper, fondation, whitespaceblackbox, neuchatel, ch, 2022, foto Falcao Hänggi[/vc_column_text][vc_separator color=”chino” border_width=”2″][vc_column_text]One needs to ‘enter’ – literally – into the work of Julia Sossinka (Hattingen DE, 1983) to truly understand it. It is an immersive experience that I enjoyed during her residency at the Fondation WhiteSpaceBlackBox in Neuchâtel when I walked through the large installation created for ‘Beyond gravity’, which established a relational dynamic between inside and outside capable of attracting and ‘engulfing’ the visitor in a hybrid space-time, almost isolated from the world. In fact, this is the hallmark of Sossinka’s works. She uses paper to create works/environments in which to immerse oneself, perhaps even to lose oneself, and colour to construct atmospheres that are alienating and evocative at the same time, which free those who pass through them or those who linger in them from the contingency of reality – thoughts, facts, events that press on daily life at an increasingly accelerated and obsessive pace.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85449″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]Why did you choose paper which, among other things, appears as a fragile material, which is easily damaged and not very durable?

I came to the medium of paper as a sculptural material indirectly. I studied Painting and experimented a lot with ink on paper. From my discarded works emerged the first flat collages, which expanded more and more into the space, up to walk-in room installations. Now I no longer use discarded works as a basis for the paper works, I paint with shellac ink on solid watercolour paper, and from it, I tear pieces, strips or even complete forms in one piece. What I like especially about paper is it´s flexibility and diversity and the light, airy character. Also, practically speaking, the paper doesn´t weigh too much. I love to work with my hands, and like this, I can build large installations – even without a lot of tools.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85446″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]And about colors, what is your relationship with color – is it a medium, a language, does it have any conceptual meaning as well for you?

The love for color is elementary for me, a leading impulse, why I work artistic, is the desire to dive into color, get lost in it and melt with it. When I paint I work pastose – with thick layers of paint, which adds a three-dimensional component making the material tangible, so in painting the color also adds a sculptural aspect.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85437″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]You write that your installations are an invitation to the observer to enter the painting. Can you tell us what you mean and what is the relationship that develops between you – the artist – and the observer through the work of art?

I developed my installations out of two dimensional paintings, over collages hanging on the wall to space-filling installations which make it possible for the observer to walk through.

So the installations are a continuation of the works on the wall and accordingly they are experiental for the visitor. They are an invitation to the visitor to dive into my work and find a new perspektive on the space. Mainly it´s about catching an atmosphere, create an experience space.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85413″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]How do your installations develop in relation to the space in which they are located? Is the space itself also a source of inspiration?

Creating an installation for me is, like having a conversation with the space where it´s developing. My installations are temporary. They stay for a certain time before I deconstruct them and emerge a new work out of the same material.

The material is constantly evolving. The work is ongoing, without end. Through time, the use and the use of material, it continues to grow.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85434″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]How are your works born, how do they evolve and take shape?

I develop my work in the process. The working process for me is a meditative state of not wanting anything. Everything arises in the process, which is good when it flows and a so- called „no mind state“ occurs – the thinking pauses in these moments – the subconsciousness takes over. The basis of this state is the previous experience and practice. After the creation process is completed, there comes a time of rethinking for me, in which I review, evaluate, compare, criticize, and then revise what I have created. Often I discover in my work echoes of things, moods and forms that I have encountered in my everyday life. They slip into the works from my subconscious without me intending. This process is whimsical and produces better results than anything I could consciously create. This approach to work relates to both my paintings /collages and my installations.

It is not about implementing ideas but about atmospheric moods, focusing on colour tones. My installations and paintings are based on the process of formation, focusing on the interplay of colour tones, creating emotional scenes inspired by forms of nature.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85416″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]What does being an artist mean to you?

Being an artist means to me finding solutions for pictorial questions through the language of art. In so challinging times I like to offer the visitor by entering an installation or watching an art work the chance to immerse themselves in it, forget the outside world for a moment, and find themselves in an in-between world of colour sounds, organic forms, and structures. And then return reloaded with new positive energy to their everyday lifes.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85440″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][vc_column_text]What are or what were the artistic and cultural references that have inspired or influenced your research and your artistic practice?

I´m not so much inspired by other artists or cultural references. It is always parts of nature which reflect in my work, structures and colours derive from it. My work captures a moment of becoming and growing; for the viewer, it is an insight into a living sensory experience, full of vitality and richness of colour.

How is your art evolving and what do you see in your future?

To discover new forms of expressions with the objective to intense the experience for the observer.[/vc_column_text][vc_single_image image=”85428″ img_size=”full” add_caption=”yes” alignment=”center” onclick=”link_image”][/vc_column][/vc_row]

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.