Interviste

Intervista con Livia Ugolini

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https://liviaugolini.wordpress.com/

Livia Ugolini, bolognese, classe 1989, si è diplomata in Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove ha studiato con grande interesse Cultura Tessile e le Tecniche Calcografiche sperimentali e tradizionali. Ha vinto una Borsa di Studio alla Fondazione Arte della Seta Lisio a Firenze e successivamente ha approfondito le Tecniche del Prodotto Ceramico presso la Fondazione Fistic di Faenza.

Nel tuo lavoro impieghi diverse tecniche e materiali, dalla calcografia alla ceramica; fibre, fili e tessuti e le lavorazioni ad essi connesse sono però ricorrenti. Questa predilezione è dovuta a ragioni tecniche e funzionali oppure ha anche altri significati?

Amo realizzare le mie idee con la felicità del Fare, manipolando la materia.
Per me, i materiali hanno un grande fascino: li osservo, li accarezzo, ne studio i significati per trovarne il miglior utilizzo funzionale ai miei progetti.

Mi sono avvicinata all’arte tessile da bambina, ascoltando le storie delle mie nonne mentre cucivano manufatti “a regola d’arte”.

Per me è stato naturale imitare i loro gesti e cucire vestiti per le bambole o ricamare con un dubbio punto croce personaggi immaginari. Crescendo mi sono avvicinata all’arte e ho proseguito la mia formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove ho sperimentato tecniche e materiali, che mi hanno permesso di riflettere sia sui contenuti che nelle metodologie di progettazione, ricercando una mia personale identità artistica.

Guarda_Roba 1, 2015 – Abiti usati, gesso e legno, Dimensione ambiente

Guarda_Roba 1, 2015 – Abiti usati, gesso e legno, Dimensione ambiente

L’esperienza personale diventa nei tuoi lavori riflessione universale su temi quali la morte, la fragilità, il trascorrere del tempo. Come nascono le tue opere e come si sviluppano?

I sentimenti, le emozioni, la memoria e gli stati d’animo sono il punto di partenza della mia ricerca. Rifletto su cosa trattiene e nasconde la memoria e quali fili si muovono quando questo accade.

Appunto ciò che mi capita, forti impatti emotivi che rispecchiano la mia urgenza di indagare temi come il dolore, la memoria, la necessità di superamento e rinnovamento.

Custodisco un diario di bordo delle mie esperienze personali e un archivio dedicato al mio processo creativo. Inizio un nuovo progetto o trovo il modo di proseguire un’opera, che avevo momentaneamente accantonato, trovando collegamenti, tra quello che ho scritto e disegnato, anche dopo molto tempo.

LACRIME CHE SANNO DI STANCHEZZA, 2020
Capelli persi cuciti su stoffa, Ø 20 cm

In alcune tue installazioni – ad esempio “Rimettersi in gioco” o “Angeli custodi” – il tessuto ha una funzione “protettiva”, custodisce e protegge la memoria e l’’anima’ degli oggetti. In altre opere, a questo medium affidi le tue ‘parole’ affinché vengano conservate. C’è una dimensione salvifica della ‘materia tessile’ nei tuoi lavori?

Secondo me, la materia tessile è adatta per trasmettere un senso di sofferenza, fragilità, ma anche di rinascita e superamento.

Le pratiche tessili richiedono gesti lenti e ripetitivi che portano ad un processo di purificazione e rigenerazione. Per esempio, con alcuni capelli persi durante un periodo di difficoltà, ho ricamato su stoffa «Lacrime che sanno di stanchezza», per esprimere uno stato d’animo tormentato da un passato che non riesco ad accettare per ritrovare una stabilità interiore.
Invece, le fasciature curano e proteggono ferite, nel tentativo di dare armonia a stati tendenti al collasso. Rimettersi in gioco è un’opera composta da pezzi di un vecchio triciclo frantumato, rivestiti con tessuto. Le possibili variazioni di forma rappresentano la ricerca di nuove possibilità di ricostruzione anche quando tutto sembra perduto.

Angeli Custodi propone un insieme di strumenti musicali accantonati e inutilizzati rivestiti con tessuto cucito e ricamato. Qui, l’atto del rivestimento allude a custodire le storie e i suoni di chi un tempo li ha stretti tra le mani e mentre guardiamo il passato diamo vita a quello che sarà poi.

ANGELI CUSTODI 3, 2018 – Tessuto di cotone, plastica, filo di cotone – Strumenti musicali rivestiti di tessuto di cotone cucito a mano – Dimensione ambiente, Imbiancheria del Vajro, Chieri, Torino.

ANGELI CUSTODI 3, 2018 – Tessuto di cotone, plastica, filo di cotone – Strumenti musicali rivestiti di tessuto di cotone cucito a mano – Dimensione ambiente, Imbiancheria del Vajro, Chieri, Torino.

RIMETTERSI IN GIOCO 1, 2013 – Plastica, filo e tessuto di cotone – Scultura 4 elementi – Installazione ambiente, Palazzo Gopcevich, Trieste

Con il gesso rendi rigide alcune tue opere in tessuto ottenendo così sculture dure ma dall’anima morbida. Questa ‘dualità’ tra apparenza ed essenza è anche uno dei temi che indaghi in lavori come “L’un l’altro” o “Doppio legame”. Ce ne vuoi parlare?

Mi affascina il tema del doppio perché rispecchia la complessità del reale, che si rivela, tra le pieghe del quotidiano, in tutta la sua poesia e la sua crudezza.

Doppio Legame riflette sui legami familiari che, talvolta, si rivelano relazioni a doppio taglio: come il formaggio su una trappola appare attraente, ma fatale per il topo, così si possono dimostrare alcune persone nel corso della nostra vita.
L’un l’altro indaga il duplice significato dell’atto sessuale: fonte di piacere e allo stesso tempo atto riproduttivo.
Ciò che mi interessa è il doppio lato della medaglia e i significati ambivalenti interni a molte realtà come il benessere nell’insofferenza, la cura e il danno, il lato materno e quello più cupo, la presenza nella mancanza.

DOPPIO LEGAME 1, 2018 – Grafite su carta, filo di cotone lavorato all’uncinetto, trappole per topi – 190x150x5 cm – MAGI 900, Pieve di Cento

DOPPIO LEGAME 1, 2018 – Grafite su carta, filo di cotone lavorato all’uncinetto, trappole per topi – 190x150x5 cm – MAGI 900, Pieve di Cento

“Geo_grafia” è la tua ultima installazione, presentata a Paratissima Torino 2019. Un’opera che parla di viaggi, avventure e sogni, di luoghi lontani e posti da visitare. Poi è arrivato il 2020, la pandemia, il lockdown. Come ha influito sul tuo lavoro? E come rileggi quell’opera alla luce degli eventi dell’anno trascorso?

Fino a Dicembre 2019, pensavamo di vivere in un eterno presente, liberi di muoverci ovunque senza limiti né restrizioni, vivendo come se la natura non avesse regole da rispettare.
Poi l’arrivo di un virus, di dimensioni microscopiche, ci ha ricordato che siamo mortali e far la spesa è diventata un’esperienza unica degna di uno studio antropologico fuori dal comune.
In Geo_grafia mappe e cartoline ricamate, ipotizzano connessioni immaginarie, viaggi e avventure in luoghi lontani e ora mi domando, quando potremo ritornare a viaggiare e spostarci liberamente: per adesso mi consolo con l’immaginazione e rifletto sui nuovi modelli di relazione entro il quale inscriviamo i nostri giorni.

Il lockdown mi ha dato l’opportunità, ad un prezzo altissimo e anche doloroso, di ritagliarmi del tempo per guardarmi in faccia e rimettere in discussione le scelte che ho fatto. Ho sentito, più che mai, l’esigenza di rallentare, ridando valore a ciò che è ordinario, banale, effimero con la volontà di cogliere il ‘sottile’ in un quotidiano che è stato infranto!

GEO-GRAFIA 1, 2019 – Stampa Calcografica – acquaforte e acquatinta – su carta e cartoline ricamate – Dimensione ambiente – 124 elementi 13×13 cm – Ex Accademia Artiglieria, Torino.

GEO-GRAFIA 1, 2019 – Stampa Calcografica – acquaforte e acquatinta – su carta e cartoline ricamate – Dimensione ambiente – 124 elementi 13×13 cm – Ex Accademia Artiglieria, Torino.

A quale progetto stai lavorando e quali sono gli appuntamenti in calendario nel prossimo futuro?

Stampe su tessuto ricamato e cucito, sono gli ingredienti principali del mio ultimo progetto che riflette sul doppio carattere intrinseco dei fiori spontanei, fragili e resistenti allo stesso tempo: per esempio il papavero svanisce in un attimo se gli accarezzi i petali, ma ha la forza di vivere lungo i binari o ai margini dei marciapiedi.

Ora mi manca molto il confronto e lo scambio critico con altre persone, che siano amici, studenti o professionisti; considero ogni incontro un valore aggiunto funzionale ad una buona crescita personale e collettiva.
Ho sempre tanta voglia di imparare e rimettermi in discussione: continuo a perseguire le mie passioni e portare avanti la mia ricerca artistica, con la speranza di esporre e partecipare a workshop o residenze artistiche apprezzandone, ancora di più, ogni singolo istante.

FIORI DI CAMPO 1, 2021 – work in progress, gesso e stampa manuale su stoffa ricamata

FIORI DI CAMPO 1, 2021 – work in progress, gesso e stampa manuale su stoffa ricamata

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.