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CHARLOTTE JOHANNESSON – Save as art?

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Kunsthalle Friart Fribourg
Petites-Rames 22, 1700 Fribourg, Svizzera
Fino a 11 febbraio 2024
+41 26 323 23 51
INFO@FRIART.CH
WWW.FRIART.CH

Da cinquant’anni Charlotte Johannesson produce opere incentrate su una pratica intuitiva di creazione di immagini. All’incrocio tra il telaio per tessere e le tecnologie digitali emergenti, la sua opera è guidata da un approccio anticonformista che risuona con gli eventi e i cambiamenti delle epoche che ha vissuto. La sua retrospettiva Friart Save as art pone l’accento sia sui diversi media che ha esplorato sia sulla coerenza dei temi e dei messaggi trasmessi dalle sue immagini.

Durante la sua formazione come tessitrice, Charlotte Johannesson ha scoperto il lavoro di Hannah Ryggen (1894-1970) e gli arazzi di Ryggen con il loro realismo espressivo che denuncia la società facista. A Malmö, negli anni Sessanta, Johannesson aprì il suo studio Cannabis, dal nome della pianta di canapa utilizzata per le fibre delle sue opere. Lo studio divenne un luogo di incontro per l’allora fiorente scena controculturale.

Nel 1978, affascinata dalle analogie tra il telaio per la tessitura e la programmazione informatica, Charlotte Johannesson scambiò la sua opera d’arte tessile I’m no Angel (1972-1973 / 2017) con un primissimo personal computer, l’Apple II. All’epoca, queste macchine, ancora relativamente poco diffuse, venivano utilizzate per elaborare informazioni e testi. Grazie a una sovvenzione, nel 1981 Charlotte e il suo partner Sture Johannesson hanno creato il Digital Theatre. Il Digital Theatre era una piattaforma per la ricerca e lo sviluppo di progetti digitali ar- tistici e fu descritto come uno dei sistemi Apple II più avanzati dell’epoca. Comprendeva sette computer, stampanti, monitor e sintetizzatori. Sarebbe stato operativo fino al 1985.

Né l’arte tessile né quella digitale erano allora considerate parte del campo dell’arte contemporanea. A posteriori, le scelte dell’artista, spesso controcorrente, hanno rafforzato il senso di un lavoro in cui il femminismo si alleava con le nuove tecnologie, facendo dell’artista una pioniera dell’arte post-digitale.

Exhibition view, Charlotte Johannesson, Save as art_, Kunsthalle Friart Fribourg, 2023. Photo Guillaume Python. Courtesy of the artist and Kunsthalle Friart Fribourg

Biografia

Charlotte Johannesson (nata nel 1943 in Svezia) vive e lavora a Skanör, in Svezia. È rappresentata dalla galleria Hollybush Gardens di Londra.

La mostra presso Friart Save as art fa seguito alla sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 2022 e alle sue recenti re- trospettive presso la Nottingham Contemporary (2023), il Badischer Kunstverein (2022) e il Reina Sofia Mu- seum di Madrid (2021). Questa mostra segna la riscoperta di un’artista autodidatta la cui carriera si è svolta in gran parte ai margini del sistema artistico ufficiale.

Exhibition view, Charlotte Johannesson, Save as art_, Kunsthalle Friart Fribourg, 2023. Photo Guillaume Python. Courtesy of the artist and Kunsthalle Friart Fribourg

Opere tessili

Lo spazio espositivo principale al piano terra presenta un’ampia selezione di opere tessili risalenti agli anni Settanta. Le immagini risultanti dalle collisioni tra slogan e simboli riappropriati creano giochi semantici che si confrontano con i caotici eventi politici dell’epoca. In alcuni arazzi, un numero si riferisce all’im- posizione del codice di sicurezza sociale attribuito a ogni individuo dallo Stato svedese. In No choice among the stinking fish ( 1970 / 2016 ), vediamo le personificazioni dei partiti politici dell’epoca. Chile echoes in my Scull ( 1973 / 2016 ) evoca il colpo di Stato cileno del 1973, mentre Freie Die Raf ( 1976 ) riecheggia l’affare Baader Meinhof.

Queste opere grafiche e satiriche commentano l’offuscamento dei confini tra informazione e propaganda mediatica, come testimoniato dalla politica liberale, dal paesaggio mediatizzato del terrorismo e dalla cultura punk e industriale degli anni Settanta. Dimostrando resistenza piuttosto che militanza diretta, l’artista ha utilizzato il mezzo tessile per aprire uno spazio che confonde agitazione e creatività domestica. Le fibre intrecciate assumono il ruolo di codice femminista per eccellenza, una sovversione materiale in chiave minore della violenza di un significato inequivocabile.

Charlotte Johannesson, It_s All in a Day_s Work, 2020-2021. Photo Guillaume Python. Courtesy of the artist and Hollybush Gardens, London

Fiber art

Materia e memorie. Una selezione di opere più recenti è esposta al primo piano. L’uncinetto e la carta arricchiscono una pratica che l’artista chiama “fiber art”. Motivi nativi digitali servono come codice sorgente per la produzione di nuovi arazzi (57-64 ). I dipinti dell’artista sulla lunga parete di fondo conferiscono una dimensione più naturale o cosmica al suo lavoro nel suo complesso. I loro messaggi sotto forma di arte poetica (More Matter, Less Art, 2018; POETS TELL MANY LIES, 2020-2021) entrano in dialogo con le prime opere tessili Longing (1970 circa) e Worth a World of Arguments (1970 circa). Questo impulso a distaccarsi, un amore per la libertà

Exhibition view, Charlotte Johannesson, Save as art_, Kunsthalle Friart Fribourg, 2023. Photo Guillaume Python. Courtesy of the artist and Kunsthalle Friart Fribourg

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