Interviste

CONTEXTILE 2022: PROSPETTIVE E NUOVI ORIZZONTI DELLA FIBER ART. INTERVISTA A CLÁUDIA MELO, DIRETTRICE ARTISTICA

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Appuntamento ormai imperdibile con la Fiber Art, apre il 3 settembre la sesta edizione di CONTEXTILE, la Biennale dedicata a questo linguaggio dell’arte contemporanea che offre una panoramica internazionale su artisti, opere, ricerca nonché sempre più occasioni di incontro e confronto per un’ampia platea e un pubblico sempre più numeroso ed eterogeneo.

È Claudia Melo, direttrice artistica della manifestazione, a raccontarci CONTEXTILE 2022 punto di partenza per tracciare un bilancio della strada già percorsa attraverso le edizioni precedenti e guardando avanti ai progetti futuri in una evoluzione costante che neanche le difficoltà causate dalla pandemia nell’ultimo biennio hanno potuto arrestare.


CONTEXTILE è una manifestazione in continua crescita ed espansione di edizione in edizione. Quali sono le novità di questa Biennale? In cosa è differente questa edizione dalle precedenti?

CONTEXTILE appare nel 2012 come uno dei progetti integrati negli eventi di Guimarães Capitale Europea della Cultura e festeggia nel 2022 i 10 anni di attività.

L’idea che ha dato vita a questa Biennale (e che rimane tuttora la base concettuale per la strutturazione e la programmazione di ogni edizione) è quella di collocare il tessile nel contesto dell’arte contemporanea, valorizzando le sinergie tra arte e tessile, artisti, comunità e territori.

L’intera dimensione del tessile nell’arte viene ponderata e indagata, partendo da un territorio portoghese di cultura tessile quale è la Vale do Ave (e più precisamente Guimarães, la città in cui si svolge la biennale), combinando la tradizione intrinseca del fare tessile, alle idee artistiche e alle materializzazioni del qui e ora. L’intera condizione del medium tessile nell’arte viene valorizzata, incentivata e diffusa.

La connessione con altri territori della cultura tessile è uno dei fattori che caratterizzano maggiormente la Biennale.

Contextile si è evoluto in modo naturale e progressivo, grazie ad alcuni valori che sono propri della biennale, ma anche grazie alla squadra (ormai  sempre più consolidata e che presenta diversità di posizioni e pareri essenziali per consentire al tessile di affermarsi nell’arte e al contempo di animare il dibattito intorno ad esso), e alle partnership nazionali e internazionali sempre più forti, indispensabili per una maggiore e positiva contaminazione di culture diverse e per la creazione di reti che abbiano lo stesso fine, aggiungere valori essenziali utili alla loro crescita.

Il riuscire ad essere imparziale, sia nella selezione che negli inviti e nei bandi rivolti ad artisti, enti e istituzioni, contribuisce a dare solidità alla biennale, dimostrando che la qualità delle opere presentate è uno dei fattori più importanti nella scelta.

La sensibilizzazione del pubblico che si sta gradualmente consolidando (con la consapevolezza che 10 anni di esistenza sono ancora troppo pochi per lavorare con un pubblico nazionale e internazionale) e il lavoro con le scuole di formazione artistica con dipartimenti tessili e la loro integrazione nei risultati espositivi della biennale, sono essenziali per poter apprezzare e approfondire a pieno la produzione di un pensiero artistico del tessile nell’arte.

Nel 2020 siamo riusciti ad organizzare un’edizione segnata dalla pandemia da Covid-19, che ha costretto a schemi e metodologie di lavoro naturalmente diversi da quelli che avevamo sperimentato fino a quel momento (il lavoro a distanza con gli artisti, l’accesso al pubblico solo a determinate condizioni, ad esempio) il che si è tradotto anche una riduzione della programmazione. Nel 2022 e in concomitanza con il fatto che la città che ospita Contextile celebra i 10 anni come Capitale Europea della Cultura, è stata attuata una strategia pensata in modo che ci fosse una maggiore appropriazione della città (intesa come spazio pubblico) per consentire all’arte di essere fisicamente più vicina alla comunità, sia attraverso la collaborazione negli interventi artistici sia nel contatto con le opere e le mostre sparpagliate per la città. La Biennale del 2022 occuperà 15 diverse aree cittadine (tra musei, gallerie d’arte e spazi pubblici), ampliando così il suo campo d’azione e facendo della città il suo palcoscenico naturale e intrinseco.

Sarà con noi un artista di fama internazionale – Ibrahim Mahama – che realizzerà due installazioni su larga scala nello spazio pubblico. Il lavoro di questo artista ha suscitato il nostro interesse proprio per la sua attenzione alle questioni identitarie proprie di un territorio, il creare con esso un dialogo e metterlo in relazione con altre culture e identità, invitando anche la comunità a partecipare agli interventi.

Conoscendo bene l’importanza delle partnership internazionali, la Biennale integra nel suo programma 2 progetti satellite – la collaborazione con FITE che nasce nell’ambito della Saison Croisée Portugal France e che presenta una programmazione speculare a Guimarães e a Clermont-Ferrand e l’integrazione del progetto Peninsulares in collaborazione con Indigo Proyectos, che mira anch’essa a promuovere l’arte tessile contemporanea, portoghese e spagnola, collegando di fatto questi due territori che sono vicini dal punto di vista economico, sociale, patrimoniale e artistico.

In questa edizione presenteremo anche una mostra che riunisce 10 artisti portoghesi rinomati che, dagli anni ’60 a oggi, modificando la loro tecnica, l’uso dei materiali o il processo creativo hanno incluso il tessile nelle loro pratiche artistiche, gettando le basi per quello che è considerato l’inizio della storia del tessile nell’arte portoghese.

In questa edizione sentiremo ancora più forte la mediazione artistica con il pubblico grazie a un programma di workshop che vedrà la presentazione di 10 tecniche di lavoro artistico tessile.

Una novità è anche l’implementazione di un talk rivolto all’insegnamento artistico tessile – Textile Talks – Educational Futures che mira a promuovere una rete e un dialogo tra diversi attori e istituzioni nazionali e internazionali dell’insegnamento tessile, a complemento dei già ben accolti Textile Talks che si sono tenuti nel corso di tutte le edizioni e che si pongono come spazio di condivisione e dibattito dei processi artistici.

Teniamo inoltre a diversificare la partecipazione ai Textile Talk generici, per questo motivo abbiamo invitato anche la vostra rivista ArteMorbida, che con le sue pagine di approfondimento contribuisce a promuovere e disseminare questo medium artistico.

Infine, la sezione Emergências (Emergenze), che in questa edizione ha lanciato una sfida ad alcune scuole d’arte nazionali, chiedendo loro di intervenire negli spazi pubblici dell’area di Couros, promuovendo così un’interazione più profonda con il territorio e la comunità

Qual è il concept dell’edizione 2022?

Il concept alla base di questa edizione è Re-Make | Dialogs for a textile culture (Ri-fare – Dialoghi per una cultura tessile).

È il proposito per un nuovo approccio al fare, attraverso il pensiero critico, per cambiare ciò che ha bisogno di essere cambiato.

Dato che gli stravolgimenti hanno il potere di farci confrontare con il mondo, si immagina in questa contemporaneità (quella del qui e ora) una volontà di ri-fare, basata su un pensiero critico.

Il titolo è un termine costruito e polisemico, risultante dallo “spazio fra” azione e reazione.

Agisce nel prefisso, in origine, in causa, nella creazione, nella costruzione, nel pensiero, in connessione e in trasformazione.

Questa sarà la condizione e lo spazio possibile per poter pensare il mondo e poter accedere ad alcune (poche) risposte, attraverso le tante relazioni intratestuali, intertestuali, contestuali e interdipendenti – degli ecosistemi, delle loro emergenze e dei loro “-cidi” – tra corpo, storia, politica, società, economia, territorio, ecologia.

Partendo da questa condizione, si svolgono dialoghi incrociati, si pongono domande e si provocano azioni mutatis mutandis.
Ma quali cambiamenti possiamo proporre? Come possiamo ri-fare? Quali sono le nuove materializzazioni di questo fare che agisce nello “spazio tra l’uno e l’altro”, sulla base di un’urgenza di dare nuovo significato ad atti e pensieri?

Questa riflessione nasce dai contesti della cultura tessile, i suoi aspetti inter e intra-testuali, e le infinite possibilità di ripensare se stessa e il mondo in ‘re-make’: il tessuto come materia in potenza, la sua storia e l’ importanza che esso ha nella storia stessa dell’umanità e nella costruzione del mondo, le condizioni di lavoro, la sua industria e gli impatti sui territori e le loro comunità.

Il tessuto e l’arte sono presentati come azione e reazione al tempo e allo spazio, in risposta alla realtà politica e sociale, come corpo alchemico che reagisce agli stimoli, come finzione o realtà fantasticata e nuovi immaginari, come mezzo sperimentale attento alle nuove ecologie di produzione, come interrogativo sui confini e sui limiti o sulla loro inesistenza.

Il tessuto e l’arte tessile (o il tessile nell’arte) si affermano così come promotori e aggreganti, capaci anche di provocare cambiamenti e risposte in un tempo che è adesso. In grado di fare, rifare e rifare ancora.

Un programma molto ricco ed articolato con nuove collaborazioni che rendono sempre più CONTEXTILE un appuntamento imperdibile ma anche un punto di riferimento e di osservazione per l’evoluzione dell’arte tessile. Qual è secondo te il ruolo che riveste oggi una manifestazione come CONTEXTILE nell’ambito dell’arte contemporanea internazionale?

Contextile ha come presupposto rizomatico il territorio in cui è inserito e anche un fattore che gli è proprio – il tessuto – con tutte le sue virtù e possibilità, i suoi difetti, i suoi ricordi, i traumi e la sua storia. Sono presupposti che possono trasformare la società, la cultura.

L’arte contemporanea è composta anche da tematiche trasformative, è frutto  di risignificazioni, di comprensioni, di interattività e partecipazione, di uso di nuove tecnologie e nuovi materiali e di produzione della conoscenza. La produzione di massa e la globalizzazione, il commercio, la politica e le sue trasgressioni e la desacralizzazione sono temi della massima importanza. Si dovrebbe prediligere la ricerca di nuovi modi di comprendere e di fare. Esiste ancora una dimensione specifica che il tessile può apportare alla dimensione artistica.

Perché ne è l’origine, e lo è sempre stato.

Il tessuto è sempre stato lì, a contatto con il corpo, con lo spazio, con la natura, con la vita. Perché è trasversale e flessibile.

Contextile presenta questi temi e molto altro, ha la capacità di creare sinergie tra le comunità e di avere un modello operativo che, lungi dall’essere perfetto, cerca sempre di migliorare – che viene regolarmente messo in discussione per una crescita costante.

Una biennale che è in grado di avvicinare a sé spettatori e pratiche artistiche diverse, che unisce tradizione e conoscenza (senza demagogia), industria e arte, che opera senza lobby e che tenta soprattutto di rispettare il suo pubblico grazie alla qualità delle opere esposte. Il riconoscimento nell’ambiente artistico dimostra che esiste un posto per Contextile e che c’è una grande volontà da parte degli artisti di farne parte.

Residenza e l’intervento delle scuole d’arte: come sta cambiando e sviluppandosi il rapporto tra CONTEXTILE ed il territorio?

Le residenze per artisti rivestono un ruolo fondamentale nell’agenda di Contextile. Come già detto, il territorio è un fattore estremamente importante per la Biennale e grazie alle residenze possiamo far vivere gli artisti a Guimarães per un periodo di tempo, in modo da esplorare il territorio e realizzare un intervento in situ.

È importante sottolineare che la collaborazione dell’industria locale è molto importante per la realizzazione dei progetti.

Le residenze stringono di volta in volta i rapporti con i diversi enti della città (artigiani come, ad esempio, le ricamatrici di Guimarães, le diverse fabbriche tessili, altri come il Laboratório da Paisagem, che forniscono conoscenze sul territorio), gli archivi, gli spazi abbandonati e le fabbriche in rovina, ecc. I progetti sono sempre molto diversi fra loro e la loro ricchezza è proprio questa, poiché in ogni edizione si richiedono collaborazioni diverse. Sono importanti perché gli artisti (provenienti da diversi Paesi) si trovano a condividere lo stesso spazio durante un periodo di tempo e questa coesione tra origini e approcci artistici così diversi fra loro è sempre molto prolifica per loro, da qui scaturiscono ricerca, comprensione e appropriazione del territorio che ne arricchiscono la pratica artistica.

Le realizzazioni delle residenze occupano uno spazio libero della città – l’ex ospedale del Convento de Santo António dos Capuchos.

Il rapporto di CONTEXTILE con le scuole è un percorso che si è instaurato fin dall’inizio e che ci sembra fondamentale per la promozione dello studio dell’arte tessile, attraverso le sperimentazioni che proponiamo alle diverse scuole artistiche che hanno il tessile nei loro curricula (FBAUP, FBAUL, EAAD-UM, Soares dos Reis e António Arroio). Le proposte sono sempre basate sul concetto di ogni edizione e fanno parte del curriculum.

I risultati di questo processo vengono sempre esposti alla Biennale, dando ai futuri artisti un’opportunità, un senso di appartenenza e di responsabilità.

Come accennato, in questa edizione i progetti sviluppati dalle scuole intervengono in spazi pubblici della conoscenza, nell’area di Couros, promuovendo un’interazione più profonda con il territorio e la collettività.

Dal punto di vista privilegiato di direttrice artistica di una manifestazione internazionale così importante, qual è lo stato della fiber art e della textile art attualmente nell’ambito dell’arte contemporanea?

A mio avviso, oggi la textile art e la fiber art ci spingono a riflettere sul ruolo del tessile nell’arte, considerandolo un medium di rilievo con grandi possibilità di espansione, grazie alle potenzialità del materiale, delle tecniche di lavorazione del tessuto oppure grazie alla libertà di pensiero propria di questo medium. Con la loro capacità di veicolare significati multipli e ricchi, i tessuti articolano molteplici strati di significato sociale e politico e si manifestano in diverse materializzazioni.

Il tessuto, dunque, viene presentato come medium, materiale, tecnologia o metafora.

Si considerano la trasversalità e l’universalità del potenziale tessile e la sua capacità di significazione nell’arte, la sua singolarità, autenticità ed essenza, e la capacità di appropriazione, comprensione, comunicazione, relazione o espansione da parte dell’universo tessile, la sua natura e il suo pensiero come reale necessità di espressione e rappresentazione, che sia in evidenza, metafora o essenza.

È importante riflettere sulla presenza dei tessuti nella vita e nell’arte, della loro duplice sfera. È importante anche considerare e mettere in discussione la presenza radicata dei tessuti nel nostro quotidiano.

Il tessuto (e ancor più l’uso del tessuto nell’arte) si rivela inoltre attraverso altri materiali, relazioni ed espansioni, provocazioni, perché riesce a proporre nuove risignificazioni, che sia nell’architettura e nelle sue scale, nell’anatomia, nelle condizioni sociali e politiche, e nel necessario ritorno alla sensorialità, al contatto, alla seduzione, al movimento.

Questa edizione arriva dopo un biennio sicuramente molto complicato. Quali sono state le maggiori difficoltà organizzative?

È proprio così, ci troviamo ad affrontare molte complicazioni derivanti dalla situazione attuale: i problemi che ancora persistono a causa della pandemia e della guerra tra Russia e Ucraina. Sono fattori che ci rendono estremamente fragili come umanità e come gruppo sociale, e che ci obbligano a ripensare i modi e i tempi della socializzazione. E questo, da un punto di vista puramente pragmatico, rende difficile l’intero sistema logistico e organizzativo della biennale (il costo esponenziale del trasporto di persone e merci, le materie prime e la loro scarsità, il costo del lavoro…). Il costo generale dell’organizzazione è aumentato. Ci tengo a sottolineare che Contextile può sempre contare sul sostegno del Comune di Guimarães e della DG Arte, essenziali per la sua concretizzazione, ma che non basta a coprire tutti i costi di produzione.

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.