I PIONIERI

I PIONIERI: Luciana Gianello

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Questa rubrica presenterà due volte al mese una figura storica della Fiber Art Italiana, presente nel libro di Renata Pompas.

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*Foto in evidenza: Impronte… frammenti di un cammino (2007), cm. 20 x 10 x 11 cad. Foto di Giuliano Francesconi

Luciana Gianello (Vicenza 1936) si avvicina alla tessitura frequentando l’atelier di Anne Marie Ciminaghi a Milano con cui inizia una ricerca sull’espressività del nodo ghiordes (o jorde), che utilizza da metà anni Ottanta per creare i primi arazzi realizzati annodando strisce di cuoio colorato.

Verso la fine delgi anni Ottanta si dedica con passione alla promozione della Fiber Art e presenta al Comune di Vicenza il progetto di una mostra di Fiber Art che si concretizza in due importanti avvenimenti internazionali: Textilia. Interpretazioni tessili e Trame nell’Arte – Primo Confronto Europeo (1988) e in Textilia. Intrecci nel passato, presente e futuro. Secondo confronto europeo: la Spagna (1991). Segue un’intensa attività artistica ed espositiva.

Nel decennio successivo si interessa alla tecnica tessile dello “sforbiciato”, una moda che si affermò in Italia nel XVI secolo dopo la calata a Roma dei Lanzichenecchi, il temutissimo corpo di guardia di Massimiliano I dai costumi coloratissimi e tagliuzzati che dovevano incutere paura e stupore. Luciana crea degli sforbiciati con la tecnica del fustello, aprendo le superfici compatte delle sue opere con intagli a forma di simboli ancestrali per creare opere di rarefatta eleganza: nasce la serie dei Taiuzadi.  Taiado Taiuzado (1991) è una piccola scultura circolare in tessuto di alcantara nero inciso con segni mitologici. Skénos (), cioè abitazione dell’anima, è un’installazione di grandi dimensioni realizzata in feltro bianco, che assume la forma di una tenda circolare e richiama i concetti di universo e perfezione, vivificata dall’intaglio di simboli alchemici che scandiscono i tempi della creazione, ordinandosi in fasce.

Luciana Giannello, Taiado taiuzado-n.2-(1997) Dettaglio

Delizioso il guanto di pelle bianca nei cui intagli sono inseriti dei bottoni colorati che simulano le gemme preziose: Le chiese la mano … (1993). I glifi incisi aprono alla luce la tela di tarlatana tinta in blu cobalto in Taiado taiuzado n. 2 (1997) composto da una serie di ventagli circolari in cui le incisioni di caratteri cinesi che significano cuore e uomo sono disposti a scalare in una composizione triangolare, appesi come fossero preghiere tibetane.

Nel 2003 in Similar differences volge la ricerca verso l’espressione dell’individualità, raccoglie le impronte digitali di diverse persone, considerandole il segno di riconoscimento che le distingue, poi le e ingrandisce e le stampa su strisce verticali di plexiglas trasparente, creando, come dice l’artista, “un muro di identità connesse tra loro”.

L’uccello di raso (2004) cm. 15 x 15. Foto di Giuliano Francesconi

Accanto alle opere di piccolo e grande formato nasce una ricca produzione di libri d’artista, come nel divertente libretto rosso: L’uccello di raso (2004), in cui la sagoma dell’uccello mostra il desiderio di staccarsi dal libro e volare via; o come in Essere dov’è l’altro (2007), un libro ispirato alla metafora della collana di gioielli del buddismo Zen, secondo cui ogni elemento della realtà esiste solo in quanto è in relazione con tutti gli altri elementi, così come accadrebbe in una rete infinita di cristalli dove la luminosità di ciascuno dipende dalla sua capacità di riflettere la luce di tutti gli altri: il libro è composto da due pagine di plexiglas trasparente su cui sono serigrafati caratteri arabi, cinesi, giapponesi ed europei, su una facciata in oro e sull’altra in grigio argento, la cui sovrapposizione conferisce preziosità e intensità all testo e all’opera. In: Quando Orion dal cielo declinando imperversa (2009) sovrappone garza e carta di mais tingendo entrambe in rosso-vino, e punteggiandole d’argento per indicare la fuga di Orione dal pungiglione velenoso di Scorpione che, narra Esiodo, lo vuole uccidere.

Tensione senza intenzione (2014), cm. 200 x 160

Domina il dolore di una perdita facendo lunghe camminate e lo esprime creando degli zoccoli con del filo di ferro avvolto con carta a mano rosso-sangue, e crea: Impronte… frammenti di un cammino (2007) e indicano la fatica di vivere nelle avversità; ha detto l’artista: “essenziali nella forma, trasgressivi ed umili nel materiale: filo di ferro. Tutt’altro che comodi, sono segno della fatica del camminare… e della solitudine che si vive quando si sceglie di restare fedeli a se stessi, ai propri ritmi, ai propri tempi”. Crea una grande e struggente installazione, disseminando calzature di cartapesta bianca disseminate al suolo verso una direzione che indica un arrivo, in: Il passo dei pensieri (2013), che accompagna con una registrazione di pensieri sonori sul senso dell’esistenza; passo dopo passo, al ritmo del battito del proprio cuore si attraversa il percorso della vita. In Lente Festinas (2015) si ispira al al bassorilievo di Gradiva (“colei che cammina”) rappresentata nell’atto di camminare e ne riproduce la leggerezza del passo creando il profilo dei sandali avvolgendo un fil di ferro con carta e canapa.

Luciana Giannello, Il passo dei pensieri (2013)

Tensione senza intenzione (2014) è ispirata all’arte zen del tiro con l’arco, dove l’arciere deve agire come se i tiri partissero senza il suo intervento, metafora di un comportamento esistenziale.

Guanciali teneri (2015) riproduce l’antica pianta della città di Vicenza su dodici cuscini foderati di bianco, segnando i luoghi affettivi per lei più significativi, simili a echi della memoria fissati tra sogno e realtà e formano ad un tempo il diario poetico e intimo di un percorso spirituale inter-religioso.

Luciana Giannello, Guanciali Teneri, 2015.

Nel 2020 ispirandosi a una frase di Georg Wald crea: … Se il DNA vuol nuotare nell’oceani si fa pesce..., in cui intreccia dei fili sottili di Pet ricavato dal riciclo delle bottiglie di plastica per ricreare la struttura a doppia elica del DNA, una vita che sopravvive all’inquinamento del pianeta.

Opere che si susseguono formando ad un tempo il diario poetico e intimo di un percorso spirituale inter-religioso.

Renata Pompas

Renata Pompas è giornalista, saggista e docente; i suoi campi di interesse e applicazione sono: il Colore, il Textile Design e la Fiber Art. Ha lavorato come textile designer per la moda e per la casa, è stata direttore del corso Digital Textile Design ad Afol Moda dove ha insegnato progetto e colore. Ha tenuto lezioni e seminari in Università e Accademie in Italia e all'estero, ha organizzato seminari aziendali, corsi privati individuali e collettivi. Ha pubblicato diversi libri, articoli, testi in catalogo, relazioni in Convegni nazionali e internazionali.  www.color-and-colors.it