Tessuti d'Arte

IL COTONIFICIO SPEZZOTTI (1857-1982)

Nel 1857, Luigi Spezzotti[1] “facendo lavorare circa un centinaio di telai a mano e tiralicci[2], riuniti in diversi laboratori…”[3], dava avvio a Cividale del Friuli (Udine) ad una produzione di tessuti di cotone e lino che si distinse fin dal sul esordio. Nel 1876, l’impresa si trasferì a Udine – Cusignacco[4] in località Casali Paparotti, nella ex-sede di un’antica Pila di Riso con relativo salto d’acqua per la produzione di energia. Furono introdotti allora i primi telai completamente meccanici e la tintoria. Il commercio dei cotoni Spezzotti, destinati al largo consumo, si sviluppò in Italia e all’estero[5]. Da allora la teleria[6] ebbe una costante crescita, determinata negli anni Cinquanta e Sessanta dalla favorevole situazione economica generale. La ditta proseguì la sua attività fino alla fine degli anni Settanta, ma nel periodo successivo controverse circostanze la condussero gradualmente a ridurre e limitare la produzione e a chiudere definitivamente nel 1982.

Nel 1999, grazie alla disponibilità della Signora Bianca Bittolo Bon Spezzotti, all’interessamento di Gina Morandini e alla sensibilità di Marta Mauro, allora Conservatore del Museo di Storia Contadina di Fontanabona di Pagnacco (Udine), gli eredi Spezzotti donarono al Comune di Pagnacco, perché fossero custoditi presso il Museo e messi a disposizione di studiosi e pubblico, dieci Campionari (19.957 campioni)[7] e tredici Cartolari (1959 Schede di Produzione)[8] insieme ad altri importanti documenti del Cotonificio Spezzotti: una documentazione fondamentale per la conoscenza della storia del cotonificio. Questi materiali sono stati studiati e catalogati da Marta Mauro con l’aiuto della sua preziosa collaboratrice Chiara Braidot. Inoltre, nel 2006, le Schede di Produzione sono state scrupolosamente studiate dal punto di vista tecnico da Gina Morandini e Carmen Romeo, l’esperienza è stata molto coinvolgente perché ha rimandato in modo diretto al lavoro in fabbrica, alla fatica, ma anche alla soddisfazione da parte di tutti, padroni e operai, di “esserci” in ognuno di quei piccoli frammenti di tessuto. I materiali della donazione Spezzotti sono conservati presso il Museo di Pagnacco, ma la collezione, unica del genere in Friuli, ora non è visibile poiché il piccolo Museo è chiuso per ristrutturazione dal 2018.

La Spezzotti produceva prevalentemente tele di cotone (flanella, popeline) e canapa, rigate e quadrettate, damascati (opere a dama) e piccoli operati: tipologie tecniche e decorative riconducibili all’antica tradizione tessile della Carnia e del Friuli. I tralicci usati per rivestire materassi, prodotti dal cotonificio fino alla fine degli anni Settanta, sono tele rigate cariche di storia, dal momento che si ritrovano simili, sia tecnicamente che nel gioco cromatico ripetuto sempre uguale (bianco alternato al grigio oppure all’azzurro o al marrone) nei campionari dei tessitori friulani del Settecento e dell’Ottocento.

Negli anni Trenta modelli e tessuti dovevano essere nazionali e vestirsi all’italiana era un gesto patriottico. In breve, vennero introdotte nella tessitura le emergenti fibre artificiali che simulavano la seta (rayon, fiocco) e le fibre sintetiche (terital). Sono di seta artificiale alcuni campioni definiti Raggiante seta: un articolo economico, ma dall’apparenza preziosa, adatto alla confezione di abiti femminili e proposto come alternativa alle modeste e comuni casaline della tradizione friulana alle signore che volevano apparire eleganti. I nomi degli articoli promuovevano il territorio italiano: Furlana, Flanella Carnia, Camicia Trieste, Pantaloni Isonzo, Tovaglia Lignano, Asciugamani Bolzano, Strofinaccio Venezia. Le varianti cromatiche erano innumerevoli, ogni anno diverse e garantite dall’ottima tintoria Spezzotti[9]. Nella fabbrica sono state prodotte grandi quantità di tele per tute da lavoro (blu per metalmeccanici, marrone per falegnami), cotone jeans blu indaco[10], ed inoltre, in tempi più vicini a noi, pregevoli velluti di cotone a coste per pantaloni e tele per vele. Verso la fine degli anni Cinquanta i nomi assegnati ai tessuti evocavano stelle del cinema come Marilina e Gilda[11]. Nei circa 5300 metri di tele fini quadrettate del tipo Zephir Brennero, tessute nel 1958 per la Rinascente nei colori bianco/rosa, bianco/celeste, bianco/ giallo[12], leggiamo la moda del momento: uno stile imitatissimo soprattutto dopo che Brigitte Bardot, in occasione delle sue nozze nel 1959, aveva voluto un vestito da sposa a quadretti bianco/rosa, un modello replicato poi in migliaia di esemplari. Agli inizi degli anni Sessanta l’azienda fornisce anche tessuti per  la confezione di fodere per automobili[13].

I dipendenti, quasi interamente donne, avevano un forte senso d’appartenenza ed erano spesso originari dell’area dove sorgeva la fabbrica, nella quale avevano lavorato anche le loro madri. Il clima alla Spezzotti era molto positivo e familiare, come hanno testimoniato le ex-operaie[14] che ancora oggi con orgoglio vogliono essere chiamate spezzottare!

Le immagini provengono dall’archivio fotografico di Carmen Romeo, esclusa la fig.1 (1958 – La tessitura Spezzotti, collezione privata).

[1] Gli Spezzotti – in origine Spessòt – erano una famiglia di agricoltori originari di Spessa di Cividale, trasferitasi prima a Farra e poi Gradisca d’Isonzo dove, nel ‘700, un Antonio Spezzotti insieme al figlio Giuseppe si occupava già del ramo tessile con un’impresa di filatura, tessitura e tintura della seta. Nella seconda metà del XVIII secolo Giuseppe Spezzotti (1735-1822) si trasferì a Udine per tingere filati e tessuti, portando con sé i segreti della tintura con l’indaco e altre ricette provenienti dall’Oriente. Alla sua morte fu registrato come proveniente da Gradisca e stampatore di seta. Il figlio Giovanni Battista (1774-1870) abbandonò l’attività paterna per arruolarsi nella gendarmeria veneziana a cavallo: aveva sposato una Cainero di Udine, incannatrice.  Il figlio Luigi (1814-1890) riprese il mestiere del nonno e iniziò la sua attività presso le Aziende Tessili Antivari e Foramitti a Cividale, dove in seguito aprì una propria impresa organizzando un gruppo di tessitori e fondando nel 1857 la ditta Spezzotti.

[2] I telai dotati di macchina tiralicci consentivano di velocizzare la produzione dei piccoli operati (tessuti per abbigliamento decorati da minuti motivi, prevalentemente geometrici) e dei damascati (tovagliati, arredamento con disegno a scacchiera).

[3] P. Spezzotti, Famiglia Spezzotti, in: Ricerche Storiche, stampato in proprio, Udine, 1962.

[4] Cfr. G. Falcioni, Industrie udinesi in particolare, in Illustrazione del Comune di Udine, Società Alpina Friulana, Udine 1886, Ristampa Del Bianco Editore, Udine 1983, p. 323; La Patria del Friuli, 19 settembre 1903.

[5] Il complesso industriale sorgeva a Sud dell’area periferica di Udine, tra V.le Palmanova e la strada comunale dei “Molini” in località Paparotti. Dell’antica industria non rimane che la ciminiera. Tutto il resto è stato oggetto di un intervento di demolizione e di ristrutturazione, per far posto a nuovi esercizi commerciali. Nella facciata dei nuovi edifici è riconoscibile la struttura a “shed” della vecchia fabbrica (tratto da: http://www.ipac.regione.fvg.it/ ERPAC – Friuli-Venezia Giulia).

[6] Il nome teleria indica l’industria che fornisce in prevalenza un assortimento di articoli genericamente definiti tele, per abbigliamento (camiceria uomo, donna e bambino) e per arredamento (lenzuola e tovaglie) e tessuti leggeri.

[7] I grandi volumi che contengono i diversi articoli venivano esposti nelle Manifestazioni dell’Industria Tessile e servivano ai venditori per raccogliere gli ordini dei clienti.

[8] Ogni scheda di produzione, quasi sempre datata, contiene i dati necessari all’identificazione e alla messa in produzione di ogni specifico prodotto. Il nome commerciale assegnato agli articoli (Vesti, Camicia Carnia, Pantaloni Isonzo, Tovaglia Lignano, Flanella Tarvisio, Traliccio Monfalcone) spesso informa sulla destinazione d’uso.

[9] La tintoria venne chiusa nel 1970, in base alla legge Merli/1970 contro l’inquinamento delle acque.

[10] Cartolare n. 5, scheda datata 1970.

[11] Due attrici leggendarie, famose icone di bellezza nell’immaginario collettivo ben oltre gli anni ’50.

[12] Cartolare n. 3, scheda datata 1958.

[13] Scheda Tagliamento speciale per fodere auto, datata 23-3-1965,  e scheda Cottelé Wolksvagen, datata 1968.

[14] La testimonianza di un gruppo di ex-dipendenti è stata registrata a vent’anni dalla chiusura della fabbrica e conclude il saggio La produzione tessile, Marta Mauro, Gina Morandini, Carmen Romeo, in “Spezzotti”, una famiglia e un’azienda in Friuli fra Ottocento e Novecento, a cura di Liliana Cargnelutti, Edizioni Ribis, Udine 2010.

Carmen Romeo

English version Esperta di tessitura, arazzo, tappeto, saggista, docente e ricercatrice  – Tavagnacco (Udine). Dal 1976 mi occupo di ricerca nell’ambito del tessile tradizionale e di didattica. Ho pubblicato saggi, partecipato e coordinato progetti, mostre d’arte ed eventi a livello nazionale ed internazionale. Dal 1974 al 2011 ho insegnato nella Scuola Primaria e Secondaria Statale Italiana (Medie e Superiori). Ora sono Vicepresidente dell’Università delle Libertà del F. V. G. di UDINE dove insegno nei corsi TIESSI. Tradizione e Creatività-Laboratorio di Tessitura, promuovo e curo progetti sul tessile. Inoltre, presso il Laboratorio dell’Associazione Il Cavalîr – Ecomuseo della Gente di collina di Fagagna (Udine) sono docente di  Arte della Tessitura per la riscoperta dell’arte tessile tradizionale e curatore di Progetti culturali legati alla cultura tessile.