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IL MUSEO DEL RICAMO E DEL TESSILE DI VALTOPINA

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A pochi chilometri da Foligno, nel cuore del cuore verde d’Italia, l’Umbria, un piccolo borgo che prende il nome dal fiume che lo attraversa, il Topino, e di cui già Dante nella sua Commedia ne lodava la bellezza del suo scorrere nella valle, è nato da qualche anno un Museo del Ricamo e del Tessile. A Valtopina, infatti, un gruppo di ricamatrici appassionate, motivate e coraggiose ha dapprima aperto una Scuola, poi un Museo e infine ha allestito lo scorso anno una mostra di arte contemporanea internazionale con opere esclusivamente di embroidery art. Abbiamo intervistato la responsabile del Museo, Maria Mancini, che da anni investe le proprie energie in questo progetto e che ha fatto del dinamismo il fiore all’occhiello di questo piccolo museo, proiettandolo dal passato remoto al futuro anteriore. Ecco cosa ci ha raccontato.

Copyright Museo del Ricamo e del Tessile

Com’è nata e si è sviluppata la collezione permanente del Museo del Ricamo e del Tessile?

Il Museo del ricamo e del tessile di Valtopina nasce grazie alla scuola di ricamo e alla Mostra del Tessile. Intorno al 1996, su proposta di un’esperta di ricamo, la Pro Loco che allora presiedevo organizzò nei locali del Comune dei laboratori settimanali di ricamo. Vi aderirono diverse allieve che si giovavano di ricamatrici provette per apprendere nozioni di ricamo e realizzare biancheria domestica. Nel corso degli incontri, si iniziò a scambiare informazioni e dettagli riguardo ai ricami dei rispettivi corredi o di quelli ereditati dalle nonne. Di tanto in tanto qualcuna portava un capo ricamato, altre misero a disposizione della Scuola campionari e diversi manufatti già realizzati. Un elemento alla volta, ci ritrovammo con un numero di lavori che servivano per lo più come modelli e che dunque occorreva conservare. Come Associazione prendemmo in custodia i capi donati che formarono il primo nucleo della collezione permanente museale che nel tempo si è successivamente ampliata ed incrementata.

Il corpus di questi primi reperti donati alla Scuola di Ricamo dopo l’istituzione ufficiale del Museo avvenuta nel 2017 si è sensibilmente arricchito. Le donazioni inizialmente sono state soprattutto opera di sostenitori locali e di molte famiglie umbre che hanno affidato al Museo biancheria personale e per la casa, abiti e corredi per l’infanzia ereditati dalle generazioni precedenti. Oggi il Museo vanta una interessante raccolta di manufatti provenienti da diverse parti della penisola che raccontano uno spaccato di moda e costume tra XIX e XX secolo. Attraverso i corredi e la biancheria personale, gli abiti e gli accessori, i ricami in bianco, la profusione di merletti di busti e copribusti, di sottovesti, mutandoni calze e fazzoletti, si colgono i cambiamenti delle fogge, degli stili, dei gusti e delle mode nel tempo.

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Come è organizzato il percorso museale?

Il percorso museale si snoda attraverso cinque sale comunicanti. La prima Sala è sede espositiva ma anche aula didattica per corsi di ricamo e workshop, oltre ad essere uno spazio che ospita non raramente mostre temporanee anche di fiber art contemporanea e di embroidery art.

A questa segue la sala dedicata alla biancheria personale, una terza per la biancheria domestica e in successione la grande sala doppia dedicata alla moda di adulti e bambini. Sono state realizzate bacheche su misura e cilindri di grandi dimensioni per consentire di fruire al meglio di tutti i capi in collezione.

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Quali sono le difficoltà gestionali che incontra un Museo delle vostre dimensioni?

Il Museo del Ricamo è un Museo Comunale affidato in gestione alla locale Pro Loco e regolato da una convenzione tra i due enti che stabilisce i ruoli e le competenze specifiche. Un ristretto comitato scientifico provvede alla programmazione annuale degli eventi, organizza mostre e incontri culturali. La gestione del Museo è affidata dunque alla Presidente della Pro Loco che coadiuvata e in collaborazione con i volontari assicura l’apertura e la presenza per le diverse attività del Museo, per l’organizzazione degli eventi e la catalogazione e conservazione delle nuove donazioni. Da questo si evince che gran parte dell’impegno è profuso su base gratuita e volontaria. Le risorse economiche in un piccolo Comune sono limitate e dunque è complessa sia la manutenzione degli spazi che il restauro dei manufatti che ne hanno necessità nonché l’organizzazione degli eventi.

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Chi è il visitatore del Museo? E quale rapporto si è instaurato tra il Museo e il territorio?

Il pubblico dei visitatori è eterogeneo, da semplici appassionati e cultori dell’arte tessile, a studiosi, scolaresche, scuole di ricamo specializzate o turisti che soggiornano nella nostra zona o nelle zone limitrofe.

Il Museo del Ricamo di Valtopina ha uno stretto legame con il territorio locale e regionale: per la sua specificità e in parte anche per le diverse iniziative che promuove, è conosciuto e apprezzato.

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Il ricamo è diventato dunque quasi un elemento identitario di Valtopina. Qui organizzate anche una Mostra mercato che ha partecipazioni nazionali e internazionali, con eventi collaterali importanti…

Esatto. Nel corso degli anni la Scuola ha strutturato corsi frequentati da ricamatrici di Valtopina e delle zone limitrofe fino ad arrivare a ricevere richieste per organizzarne anche in altri comuni. Il crescente interesse per quest’arte antica ha determinato la nascita della Mostra Annuale del Ricamo e del Tessuto Artigianale a cui partecipano le migliori Scuole di ricamo italiane e straniere, oltre che merlettaie professioniste, tessitori e tessitrici. La Mostra è cresciuta di anno in anno – abbiamo superato ormai la XX edizione – diventando una grande vetrina dell’artigianato artistico e creativo tessile dove la tradizione si apre all’innovazione e nella fusione tra vecchi e nuovi saperi promuove il recupero della manualità e della creatività delle donne e degli uomini del nuovo millennio.

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A questo proposito, da qualche anno il Museo ha aperto le sue porte all’arte contemporanea, in particolare alla fiber art, anche con mostre di portata internazionale. Come si è evoluta questa esperienza e con quali risultati?

L’apertura del Museo all’arte contemporanea ha segnato un momento di importante valorizzazione.

Da anni abbiamo proposto Mostre temporanee di manufatti antichi in dialogo con quelli realizzati oggi e che sono espressione della creatività delle donne del nostro tempo: tra queste Trame d’aria, un confronto tra ventagli da collezione di epoche diverse, oppure Textile idea, un focus su arazzi antichi e contemporanei e, ancora, IMperfezione incentrata sui merletti. Da questi primi esordi nel 2022 siamo approdati ad un appuntamento con l’Embroidery Art contemporanea internazionale con Appunti su questo tempo in cui abbiamo esposto le opere di venticinque artisti da quindici paesi del mondo. Siamo stati premiati da una straordinaria affluenza di pubblico, non solo addetti ai lavori, ma molti giovani (e anche meno giovani) che manifestato un grande interesse per questa forma espressiva. L’iniziale timore per noi organizzatori che la Fiber Art non sarebbe stata apprezzata da chi ama e pratica il ricamo tradizionale, perfetto nella tecnica e realizzato secondo un preciso modello, è stato ampiamente sconfessato da un riscontro e un successo che ha superato ogni nostra aspettativa. Il concept della mostra e l’alta qualità delle opere esposte hanno prevalso sulla mera tecnica di esecuzione anche nel giudizio dei puristi del ricamo classico.

Questo ci ha convinto a proseguire in questa direzione promuovendo altri appuntamenti con la Fiber Art. Il rapporto tra antico e contemporaneo non sarà interrotto, ma correrà in parallelo, il filo continuerà a raccontare storie, veicolare messaggi, creare legami.

Il Museo del Ricamo si apre definitivamente al futuro con la consapevolezza di arricchire le sue proposte, di coinvolgere un numero più alto di fruitori, di dare spazio alla contemporaneità attraverso un dialogo ideale tra ieri e oggi dove il protagonista è sempre il filo.

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In quest’ottica, quali progetti a breve termine?

Collaboriamo a una call internazionale aperta ad artisti italiani e dell’Unione Europea finalizzata ad una mostra – prevista per l’autunno avanzato – che sappia raccontare, attraverso un medium per secoli associato all’universo femminile, i diritti ancora oggi negati a molte donne – individualmente o collettivamente – ad ogni latitudine. Ma di questo progetto non voglio svelare troppo.

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