Tessuti d'Arte

Verso il Restauro: il caso-studio di un Tappeto Caucasico da Collezione

*Immagine in evidenza:Particolari fotografici di alcune fasi dell’intervento di restauro e conservazione del tappeto caucasico. Courtesy Laboratorio di Restauro “Festina Lente Studio” 

Nel Laboratorio di Restauro “Festina Lente Studio” è giunto ad agosto 2021 il preziosissimo tappeto caucasico del XIX secolo proveniente da una Collezione Privata. Il prestigioso manufatto, caratterizzato dal tipico motivo decorativo geometrico di grande forza espressiva, costituisce un interessante caso-studio per le restauratrici, sia in virtù delle peculiarità tecniche che di quelle conservative, le quali rappresentano una vera e propria sfida! Il progetto di restauro, avviato grazie alla collaborazione tra privato e Laboratorio di Restauro Materiali e Manufatti Tessili e in Pelle, si è posto come obiettivo quello di salvaguardare e conservare l’opera allo scopo di garantirne la fruizione al termine dell’intervento.

Courtesy Laboratorio di Restauro “Festina Lente Studio” 

Le origini di un tappeto da Collezione

Le testimonianze storiche ed archeologiche permettono di ipotizzare che la tecnica dell’annodatura sia tra le più antiche forme di artigianato praticate dall’uomo con lo scopo di ripararsi dalle intemperie, di costruirsi un giaciglio confortevole e di contenere oggetti/attrezzature durante gli spostamenti. Non a caso, gli antesignani dei tappeti furono proprio dei tessuti provvisti di vello, creati dall’uomo a emulazione della folta pelliccia degli animali. Tuttavia, le fonti più concrete che riferiscono l’uso di tappeti simili a quelli odierni risalgono alla metà del I millennio a.C.

Il Tappeto di Pazyryk è il più antico tappeto annodato pervenuto; risalente al V-IV secolo a.C. è conservato nel museo dell'Hermitage di San Pietroburgo

L’arte del tappeto si sviluppò in un’area avente una posizione geografica ben precisa ed estesa per quasi 7 milioni di chilometri quadrati, ovvero il Medio Oriente, situato in posizione cerniera tra Asia, Africa ed Europa. Nato in Oriente come oggetto d’uso, d’arredo domestico e strumento di preghiera, il tappeto approderà in Occidente dal periodo delle Crociate, divenendo simbolo di prestigio e di potere.

Tappeto in lana, seta e filato metallico, 1600 circa, periodo safavide

Per quanto riguarda la tecnica esecutiva, il tratto caratteristico è dato dalla presenza dei nodi. Questi ultimi realizzati con materie naturali – lana o cotone per l’armatura di base, lana o seta per il vello – furono creati a telaio mediante la tecnica dell’annodatura, che prevedeva l’esecuzione di file di nodi intrecciati su due catene verticali di ordito, alternati ad un filato orizzontale di trama.

Esistono due tipologie di nodi nel tappeto antico:

  • Il nodo asimmetrico, detto anche Senneh o persiano, dato dall’avvolgimento ad un’ unica catena (ordito) e dalla chiusura parziale di uno dei due capi (nodo aperto a destra oppure a sinistra).
  • Il nodo simmetrico, chiamato anche Ghiordes o turco. I due capi del filo si agganciano ciascuno ad una delle due catene adiacenti di ordito per fuoriuscire nel mezzo.

L’insieme dei nodi forma il vello del tappeto, il quale può assumere un aspetto di lucentezza e/o di opacità a seconda dell’inclinazione che gli viene conferita in fase di tosatura e pettinatura.

I tappeti assunsero nomi e peculiarità distintive a seconda della provenienza (cittadina oppure rurale); dell’area geografica (tappeto anatolico o caucasico); della funzione (preghiera, scendiletto o corsia); del tema e significato della decorazione (medaglione, vaso, boteh, granchio, testuggine).

Tappeto “delle tigri”, manifattura di Ghyath ud-Din Jami, 1542-43. Museo Poldi Pezzoli, Milano” 

Nel nostro caso-studio, il tappeto ha origini caucasiche, e con ciò intendiamo la regione compresa tra il Mar Nero e il Mar Caspio. La provenienza sembra, inoltre, essere suggerita dai diversi motivi decorativi geometrici e dalle vivaci tinte dei filati utilizzati per l’esecuzione della tessitura, ricorrenti negli esemplari provenienti da tale area geografica.

Annodato su telaio orizzontale da popolazioni nomadi, quasi sempre costituito da filati di lana, la struttura tessile del tappeto caucasico si caratterizza per la presenza del nodo simmetrico. La straordinaria bellezza del manufatto e l’interessante iconografia, che segue lo schema rigorosamente geometrico dei medaglioni, fanno passare in secondo piano l’irregolarità della manifattura.

Non è facile etichettare in modo univoco tale tipologia tessile, ma in base all’area di provenienza si possono già distinguere tappeti caucasici orientali, occidentali e meridionali.

Ricordiamo che la denominazione del tappeto proviene dal nome del villaggio in cui è stato realizzato, a sua volta identificato sulla base delle numerose varianti degli elementi decorativi rappresentati. L’analisi iconografica e strutturale del tappeto ha portato ad ipotizzare che il manufatto oggetto di intervento di restauro possa essere del tipo Kazak (Caucaso occidentale) o Shirvan (Caucaso centro-orientale).

Particolare fotografico. Tappeto caucasico, XIX secolo. Collezione privata.

Stato di conservazione dell’opera

Ad una prima osservazione l’integrità materica e visiva del tappeto risulta buona ma ad un’indagine più approfondita la struttura tessile del manufatto si rivela in precario stato conservativo. Le fibre si presentano inaridite e fragili al tatto a causa del deposito particellare e delle modalità di utilizzo che presumibilmente non rispettavano i parametri della corretta conservazione.

L’integrità materica della struttura tessile risulta compromessa per via dei diversi interventi di ri tessitura, realizzati in epoca imprecisata, con filati che nel tempo hanno subito abbassamenti e viraggi cromatici.

Numerosi, ma confinati ad aree circoscritte sono i nodi consunti e/o mancanti. Laddove vi è la mancanza totale o parziale in trama e ordito, vi sono due tipologie di degrado: nel primo caso abbiamo la formazione della lacuna vera e propria, nel secondo la creazione di tagli netti.

L’intera superficie è contraddistinta da irrigidimenti strutturali e variazioni cromatiche causate dalle numerose macchie che ne ottundono la lettura e che nel tempo hanno compromesso lo stato conservativo dei filati. I materiali costitutivi gli aloni e le macchie, di natura non identificata, sono penetrati all’interno dell’intreccio tessile imbibendolo completamente e causando un forte degrado: irrigidimento dell’area interessata e depolimerizzazione parziale dei materiali originali.

L’area perimetrale del tappeto (frange e borlotti) è fortemente consunta a causa dell’usura provocata dalla manipolazione che l’oggetto ha subito nel corso del suo tempo vita; anche in questo caso si riscontrano precedenti interventi di restauro, distribuiti lungo l’intera zona descritta.

Sul retro sono applicati alcuni supporti di tessuto ai quali sono stati ancorati i punti del precedente intervento di restauro.
Infine è stata riscontrata la presenza di microrganismi in stato latente.

Particolari fotografici di alcune fasi dell’intervento di restauro e conservazione del tappeto caucasico. Courtesy Laboratorio di Restauro “Festina Lente Studio” restauro e conservazione del tappeto caucasico.

L’intervento di restauro e conservazione

L’intervento di restauro e conservazione del tappeto caucasico – tutt’ora in corso presso il Laboratorio di Restauro “Festina Lente” – si sta rivelando particolarmente interessante in virtù delle peculiarità tecniche e materiche dell’opera.

Il progetto ha previsto l’attenta analisi dei filati e dell’intreccio, la documentazione dello stato di conservazione e la mappatura delle numerose integrazioni realizzate in epoca imprecisata.
I dati raccolti in fase iniziale nonché i risultati ottenuti dai test di stabilità delle tinte hanno permesso di determinare le più idonee modalità di pulitura del manufatto.

Il tappeto è stato quindi preliminarmente sottoposto a pulitura ad aria, operazione svolta per eliminare lo strato superficiale di deposito particellare. Si tratta di un’azione necessaria ed auspicabile in quanto la polvere è prevalentemente costituita da componenti igroscopici che favoriscono lo sviluppo di microrganismi. Lo sporco, caratterizzato da pulviscolo atmosferico di varia natura, aderisce al tappeto elettrostaticamente e per mezzo di un film oleoso formatosi in seguito alle diverse manipolazioni e precedenti interventi subiti.

Inoltre, in previsione di sottoporre l’opera a lavaggio per immersione in soluzione acquosa, una corretta aspiratura è fondamentale per evitare la precipitazione del particellato e la sua conseguente ri-adesione. La spolveratura è stata eseguita lungo il fronte e il retro del tappeto con macchina aspirante a potenza regolabile con diversi ugelli. Questa operazione è di fondamentale importanza in quanto la manipolazione di un’opera polverosa accelera l’usura dei materiali stessi inariditi,  anche in fase di restauro.

Al fine della prevenzione al nuovo degrado e della preparazione dell’opera al lavaggio, all’aspirazione ad aria è seguita la fase di protezione delle aree lacunose attraverso del tulle a bassa densità in modo da tutelare le porzioni di tessitura deteriorate e non intralciare la veicolazione del bagno detergente.

Successivamente, il tappeto è stato sottoposto a lavaggio per immersione in soluzione acquosa all’interno di una grande vasca, appositamente realizzata per la pulitura di grandi manufatti tessili, come tappeti o arazzi.

La metodologia di restauro adottata è stata di tipo conservativo poiché l’opera si presentava con grandi aree di rifacimenti mimetici che hanno in passato risarcito ampie lacune.
L’intervento si è orientato quindi verso il mantenimento delle ritessiture storiche del tappeto, mirando ad un consolidamento delle parti infragilite e ad un adeguamento estetico delle integrazioni irreversibilmente sbiadite che verranno rese omogenee alle parti originali dopo la pulitura.

Particolari fotografici di alcune fasi dell’intervento di restauro e conservazione del tappeto caucasico. Courtesy Laboratorio di Restauro “Festina Lente Studio” 

La corretta conservazione del manufatto dovrà essere perseguita, al termine del restauro, attraverso il monitoraggio dei parametri ambientali del luogo di esposizione, la gestione degli spazi e le attività di manutenzione ordinaria.

Questo breve contributo non ha la pretesa di essere esaustivo sull’argomento né riportare per intero le peculiarità dell’intervento di conservazione e restauro ma intende suscitare  maggiore interesse sull’oggetto e aprirsi a più dettagliate e successive considerazioni sull’argomento.


Documentazione fotografica e intervento di restauro e conservazione a cura di Festina Lente Studio, Laboratorio di Restauro Materiali e Manufatti Tessili e in Pelle, Bobbio (Piacenza).

Bibliografia:
M.L.Varvelli, I tappeti, enciclopedie pratiche Sansoni, Bologna 1969.

Sitografia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Tappeto_di_Pazyryk Di User:Schreiber – http://pazyryk-gesellschaft.com/images/pazyryk_gross.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3195948
https://it.wikipedia.org/wiki/Tappeto_persiano#/media/File:Ghyas_el_Din_Jami_-_Tabriz_(?)_-_Google_Art_Project.jpg Di Ghyas el Din Jami – Weaver (Persian)Born in North-West Persia. Died in North-West Persia.Details of artist on Google Art Project – CgFkUW6YyFkczw at Google Cultural Institute maximum zoom level, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=23996955
https://it.wikipedia.org/wiki/Tappeto_persiano#/media/File:17-9_3-1964-Saltingtaeppe_Photo-Pernille-Klemp-f.jpg Di Sconosciuto – [1], Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26078962

Elisa Monfasani

English version Fin dai primi anni mostra una certa propensione per il campo dell’arte, diplomandosi in Arti Figurative al Liceo Artistico “Bruno Cassinari” di Piacenza. La passione per l’arte tessile antica e contemporanea derivano dalla sua formazione come Restauratore di Materiali e Manufatti Tessili e in Pelle. In parallelo all’attività del restauro, da settembre 2020, è Amministratore ed Editor Social Media del profilo “Festina Lente Studio”, dove insieme alla collega Emanuela Fistos, si occupa di divulgare la conoscenza dell’arte tessile. Di recente, è entrata a far parte della redazione del sito web “Storie Parallele”, nato nel 2019 come strumento didattico e divulgativo della storia e dell’archeologia. La sua mission in ArteMorbida è quella di portare la “matericità” degli oggetti d’arte a contatto con il lettore; l’osservazione del “micro”, degli aspetti merceologici dei manufatti tessili, sono, infatti, fondamentali per accede al “macro”, alla comprensione dell’opera d’arte nella sua totalità.