Interviste

Tina Marais Struthers in residenza al Contextile 2022

English (Inglese)

In occasione della media partnership tra ArteMorbida e la sesta edizione del Contextile, Biennale d’Arte tessile Contemporanea portoghese, ho avuto l’opportunità di porre alcune domande a Tina Struthers, fiber e visual artist originaria di Cape Town, Sudafrica, che vive e lavora stabilmente a Montreal, Quebec.

Struthers è tra gli otto artisti invitati a prendere parte alla residenza organizzata in occasione del Contextile 2022 a Guimaraes, sotto la guida del direttore Joaquim Pinheiro, con il supporto della curatrice e direttrice artistica Cláudia Santos Melo.

L’obiettivo di questo progetto di respiro internazionale, consisteva nel creare opere d’arte in connessione con il concept della Biennale: RE-MAKE.

In questa intervista, Struthers condivide con noi il percorso di ricerca e riflessione che l’ha condotta alla creazione di Sleep in the bed that you made, regalandoci contemporaneamente, una panoramica sulla sua consolidata pratica artistica.

https://www.tinamarais.com/
Instagram: https://www.instagram.com/tina.marais/

Entangled, in the bed that I made – work 1, Contextile residency 2022, H56 x L210 x D62 cm, lino, Crediti Fotografici Ivo Rainha, copyright Tina Marais Struthers

Sei un’artista affermata e con una esperienza consolidata in modo particolare nell’ambito della fiber art. Che tipo di ricerca caratterizza la tua produzione?

Come artista tessile e visuale, le origini della materialità delle cose sono strettamente legate alla mia comprensione del mondo e dei suoi complessi sistemi ecologici, interumani, politici, culturali ed economici. Ad esempio, quando considero i sistemi ecologici e l’impatto dell’industria tessile sulle strutture ambientali, cerco intuitivamente le sue tracce tangibili. All’interno di questo processo di visualizzazione dello stato di interdipendenza tra entità umane e non umane e delle loro realtà parallele, immagino una tela tessuta, una mappa multidimensionale, un telaio Jacquard… sospeso nel tempo, è un tentativo di riuscire a srotolare e dipanare ogni singolo filo per cercare di ottenere una migliore comprensione del mio ambiente e del periodo in cui sto vivendo, e dare un senso del mio posto all’interno di esso.

Mi interessano temi vari; di solito mi concentro su una ricerca per uno specifico corpo di lavoro, ad esempio l’acqua e la fragilità di questa risorsa è stato un tema ricorrente. Ultimamente sono molto interessata ad idee legate alle metafore della piega e del dispiegarsi. Anche i concetti di nuovo materialismo e di entanglement della materia si collegano a questa ricerca.

Nell’ambito della mia pratica artistica, specificamente legata alle fibre e alla materia, sono interessata al contesto storico della lavorazione dei tessuti e della produzione delle fibre nonché alle origini geografiche e alla dislocazione di materiali e oggetti tessili.  Il telaio jacquard, ad esempio, è un simbolo potente della sovrapposizione e delle qualità strutturali e dimensionali del tempo, dello sviluppo tecnologico e dell’eredità culturale che si intrecciano nel presente. Mi concentro spesso sull’impatto ecologico delle industrie tessili e dell’abbigliamento, sull’invisibilità delle mani dei creatori, storicamente per lo più donne, e su come la trasmissione di queste tecniche sia radicata nel patrimonio culturale.

Vista dell’installazione, Contextile residency 2022, Crediti Fotografici Johanna Rogalla, copyright Tina Marais Struthers

Cosa influenza principalmente la tua immaginazione e pratica artistica?

Spesso penso che il mio lavoro sia connotato da una forte narrativa personale e emotiva, una risposta alle mie osservazioni e sentimenti.

Questo si sovrappone a interessi e ricerche proprie e legate al momento che sto vivendo; anche il paesaggio e l’ambiente naturale accendono la mia immaginazione.

Il mio lavoro considera spesso questioni legate alla materialità, alle strutture ecologiche e sociali e alle memorie di luoghi e cose. Durante il mio processo di creazione infondo organicamente le mie riflessioni nella stoffa, tracciando il mio viaggio con ago e filo.

Usando il tessile come base per la costruzione nel mio lavoro, immagino spesso un flusso, una conversazione tra me e i materiali con i quali sto creando. Inizio con un concetto, dei disegni preparatori, ma la fluidità di questo processo è importante per me. Devo costantemente adattarmi e cambiare mentre provo a capire come le fibre intendono trasformarsi, lasciando nei lavori un elemento della mia memoria tattile. Credo che la stoffa porti con sé la traccia di questa lotta e di questa interazione.

Vista dell’installazione, Contextile residency 2022, Crediti Fotografici. Johanna Rogalla, copyright Tina Marais Struthers

In questi mesi sei impegnata nella residenza d’artista a Guimarães. Questo progetto nasce nell’ambito della partnership tra la BILP e Contextile finalizzata alla promozione dell’arte e della cultura. Le residenze internazionali, in particolare, creano un ponte tra paesi e culture, sono occasione per apprezzare quanto le diversità culturali possano essere occasione di arricchimento.  Qual è, in base alla tua esperienza, il ruolo che un progetto come questo riveste per il mondo dell’arte e in particolare per l’arte tessile contemporanea?

Le collaborazioni e gli scambi artistici sono di fondamentale importanza per lo sviluppo degli artisti contemporanei, ma ancora di più per espandere la presenza e il riconoscimento delle arti tessili contemporanee nel panorama mondiale delle arti visive.

Credo che ci siano ancora molti malintesi sul significato esatto di arte tessile contemporanea, soprattutto nella comunità artistica più ampia. Molto spesso ci sono parallelismi ma anche confusione sulla differenza tra artigianato e arte quando si utilizzano tecniche tessili per l’espressione visiva. Semplicemente, credo che tu sia prima di tutto un artista che sceglie di comunicare attraverso i tessuti o le fibre.

La residenza coinvolge in queste riflessioni un pubblico più ampio, sia a livello locale che tra artisti e paesi. È stato veramente stimolante riscontrare similitudini e differenze in come il tessile ha formato le comunità di qui, in confronto al Quebec.

Il BILP si trova in un territorio segnato dalla tradizione del lino, con clima e circostanze molto diverse, ma le tracce della tradizione tessile sono fortemente radicate nella cultura locale di questa regione del Quebec.

Incontrare e lavorare a fianco di artisti diversi durante la residenza, permette di creare nuovi legami, ma anche di ampliare la portata e l’importanza dello scambio internazionale tra artisti tessili. Ritengo che questa esperienza sia unica e, grazie alla sua durata, mi ha permesso di assorbire davvero la cultura locale. Muovendosi per la città e il territorio circostante, si ha davvero l’opportunità di immergersi in prima persona nell’ambiente, ascoltando il ritmo della lingua e scoprendo i dettagli della vita quotidiana.

Gli artisti hanno avuto l’opportunità unica di visitare l’industria tessile locale, ma anche di scoprire il patrimonio culturale e la ricchezza tessile tradizionale della regione, nonché il modo in cui l’industria tessile ha plasmato lo sviluppo della città. È stata una bellissima esperienza essere così ben supportati dall’intero team di Contextile. Gli artisti ricevono il supporto artistico e installativo del dinamico team di Contextile, sotto la guida del direttore Joachim Pinheiro e della curatrice e direttrice artistica Claudia Santos Melo.

Entrare in contatto con gli artigiani della regione è un’esperienza bellissima e commovente che ci ricorda che l’artigianato di qualità e il fare collegano le persone al di là delle barriere linguistiche, fermando il tempo e facendo respirare il passato e rendendolo vivo attraverso le mani.

Questo processo di creazione e insegnamento può creare legami tra le persone senza bisogno di scambiare parole. Questa è la magia di creare e tessere legami attraverso i tessuti.

Entangled, in the bed that I made-work 4, Contextile residency 2022, Installazione di 4 pezzi, H44 x L21 x D30 cm ognuno, lino, sale, crediti fotografici Ivo Rainha, copyright Tina Marais Struthers

La possibilità di trovarsi in un ambiente culturale attivo in cui confrontarsi con altri artisti, entrare in relazione con un contesto sociale e territoriale sconosciuto e dalla ricca tradizione tessile, sperimentare nuove pratiche … Cosa ti ha motivato a partecipare a questa residenza d’artista?

Poter partecipare alle residenze di Contextile era un sogno personale da tempo. Nel 2018 ho avuto il privilegio di partecipare ai Textile-talks, e mi sono innamorata della città di Guimarães, in questo territorio il tessile si respira, lo si sente veramente qui. La biennale è anche riconosciuta per il suo alto livello e per la promozione dello scambio artistico, valori che sono importanti anche per la mia pratica. Negli ultimi anni, per ragioni personali, non ho potuto viaggiare per un periodo di tempo così lungo. A ispirarmi è stato in particolare l’interesse per la connessione tra il luogo e il patrimonio tessile, unico nel suo genere per il modo in cui ha plasmato la città e la sua identità culturale. Questa esperienza è stata molto più ricca di quanto avessi mai potuto immaginare, e ha aperto nuove idee, nuove connessioni e nuovi approcci alla visualizzazione del mio lavoro.

Entangled, in the bed that I made-work 2, Contextile residency 2022, H40 x L230 x D112 cm, lino, Crediti fotografici Ivo Rainha, copyright Tina Marais Struthers

Ci puoi parlare dell’opera Sleep in the bed that you made che hai progettato e stai realizzando nell’ambito di questa residenza? In che modo questo lavoro ha esplorato e concretizzato il tema della biennale? Potremmo dire che quest’opera risponde al luogo in cui è stata creata?  Ce ne puoi parlare?

Trovarsi a Guimarães, una città legata al ricco patrimonio dell’industria tessile, crea un’interessante narrazione visiva, mentre si passa fisicamente attraverso questi spazi e la loro storia al ritmo della vita quotidiana.

Per questo progetto ero specificamente interessata al legame intrinseco tra il processo di industrializzazione dell’industria tessile e l’impronta che questo lascia sulla cultura contemporanea. Si tratta anche di un filo che collega la storia del luogo, il suo passato, il presente e il futuro, intrecciato ai fili della produzione tessile. È proprio questo flusso sovrapposto di tempo e la sua impronta sul territorio che sto esplorando, in particolare per quanto riguarda Guimarães. Visualizzare il tessuto come pelle, tracce del corpo sulle lenzuola, un luogo di guarigione che si collega all’ospedale e al Convento Capuchos, dove sono ospitate le residenze.

Lavorare nello spazio dell’ospedale ha avuto una carica emotiva e narrativa personale importante per me dato che, negli ultimi tre anni in Quebec, ho trascorso molto tempo entrando e uscendo dagli ospedali. È stato uno strano colpo di scena confrontarmi con questo spazio e capire la sua importanza per le persone che vi abitano. È un luogo di guarigione ma anche di perdita.

vista dell’installazione, Contextile residency 2022, Crediti fotografici Johanna Rogalla, copyright Tina Marais Struthers

Per il mio progetto ho avuto il privilegio di lavorare con il tessuto di lino proveniente dalla fabbrica Têxteis Penedo. La struttura e la qualità di questo tessuto di lino a trama grossa hanno reso possibile plasmare, scolpire e modellare la stoffa in forme dimensionali. Ho lavorato anche con il tessuto di cotone utilizzato per la produzione di lenzuola. Il cotone per me rappresenta l’industrializzazione e sento sempre il peso dell’impronta storica ed ecologica di questo materiale.  Mi interessa anche indagare il collasso delle strutture industriali e umane e il modo in cui un filo debole può danneggiare un’intera sezione del “tessuto” o causare il disfacimento e il collasso di più sistemi sociali.

Il mio intento era quello di visualizzare gli intrecci del passare del tempo, dell’industria tessile, dell’impatto ecologico e delle tracce invisibili del lavoro sul corpo, pensando alle condizioni dei lavoratori del settore tessile. All’inizio della residenza abbiamo visitato il vecchio ospedale e la guida ci ha parlato del valore della tela di lino utilizzata per le lenzuola dell’ospedale. Come, quando le lenzuola venivano completamente consumate dall’usura dei corpi, al centro, erano tagliate per fare federe, quindi federe più piccole e, infine, una volta che la stoffa era troppo consumata veniva usata per le bende. Questa idea di rifare i letti, un’azione quotidiana, di cura e di riutilizzo fino agli ultimi fili, ha ispirato le mie astrazioni. Insieme a questi concetti, considero il sale parte di questa narrazione come elemento che conserva, disinfetta e protegge. Il sale ha un legame con il merluzzo, onnipresente in questo ambiente, con la sua bella pelle salata e luccicante ma anche con il suo odore caratteristico; il sale è anche un elemento importante nel processo di tintura dei tessuti.

Questi tre temi, come fili intrecciati, il materiale, l’uomo e l’ecologia, sono alla base della conversazione tra le opere che ho creato. Questi pensieri si sono trasformati in una metafora di come possiamo ripensare il nostro comune ammortizzatore per il futuro, che a quanto pare diventa sempre più piccolo. Sto pensando a come re-make (ripensare) le mie azioni quotidiane, per lasciare tracce più positive per il futuro.

La legatura, la piegatura e la plissettatura dei tessuti sono processi che riguardano le pratiche di cura. Quando si piega, più della metà del tessuto che costituisce la piega non è visibile. Senza la profondità aggiunta, la piega non può esistere. Le pieghe sono strati, piegare e dispiegare è un atto di cura, un lasso di tempo, una cerimonia, un processo lineare e strutturato di copertura e rivelazione.

Quali sono, a tuo parere, le criticità e i punti di forza con cui un artista si confronta durante la creazione di un’opera nell’ambito di un progetto di residenza? Qual è la tua personale esperienza?

Il punto di forza di una residenza è il periodo di tempo ridotto a disposizione per portare a termine un progetto. Confrontarsi con uno spazio specifico per l’installazione, con un periodo di ricerca e trovarsi al di fuori del comfort del normale spazio di studio, spinge ad affrontare il proprio lavoro attraverso una nuova lente. Questo apre la strada alla possibilità di ampliare il modo in cui si pratica l’arte.

Personalmente, avere una bolla di tempo per concentrarmi su un progetto mi ha permesso di focalizzarmi, riflettere, ripensare ai possibili risultati e ai metodi di installazione. Mettere in discussione il confine tra intenzione e possibilità. Rimanere flessibili e adattarsi costantemente alle sfide tecniche ma anche la sensazione reale di sfuggire alla solitudine della creazione all’interno del proprio studio e diventare parte di una piccola comunità artistica con gli altri artisti in residenza e la comunità Contextile. Personalmente, questo è stato un momento estremamente importante per ripensare le strutture, le scelte dei materiali e la mia narrazione visiva.

Vista dell’installazione, Contextile residency 2022, Crediti Fotografici Johanna Rogalla, copyright Tina Marais Struthers

Il 2 settembre è stata inaugurata la mostra con le opere create in residenza. Cosa ti auspichi?

Finalmente posso re-make (re-instaurare) le connessioni con la mia comunità tessile e i miei amici, che non ho potuto vedere a causa della pandemia negli ultimi due anni. La mia speranza è che i visitatori della mostra degli artisti in residenza siano in grado di percepirne il racconto e la connessione che è stata sviluppata tra gli artisti e il territorio.

Per quanto riguarda il mio lavoro, spero sempre che i visitatori possano avere un momento di tranquillità per stare con l’opera. Come sempre, quando si prendono le distanze da un progetto completato vorrei che gli spettatori se ne andassero con una sensazione, una risposta emotiva, un pensiero su cui riflettere.

Vista dell’installazione Contextile residency 2022, Crediti Fotografici Johanna Rogalla, copyright Tina Marais Struthers
Vista dell’installazione, Contextile residency 2022, Crediti Fotografici Johanna Rogalla, copyright Tina Marais Struthers

Ci sono temi, idee, obiettivi che senti il bisogno di sviluppare o approfondire nel prosieguo della tua carriera artistica? Quali progetti per il futuro?

Attualmente, il mio fascino per la precisione delle linee e delle pieghe, per la struttura a griglia della stoffa tessuta in contrasto con gli strati multidimensionali delle vibranti strutture molecolari naturali che costruiscono la nostra realtà è una dinamica di interconnessione che desidero esplorare ulteriormente: una coesistenza inseparabile.

Altri temi sono la capacità della stoffa di nascondere, trasformare e curare. La stoffa può essere attorcigliata e contorta, può essere allungata e piegata, voglio davvero esplorare il modo in cui si possono visualizzare alcuni di questi pensieri.

Continuo a esplorare i significati sociali che attribuiamo ai materiali, le origini del conferire sensazioni alla materia, il potenziale di una risposta emotiva intuitiva ai materiali, il loro tocco e la loro natura interconnessa.

Penso alla cura, alla mummificazione, all’avvolgimento lento e meticoloso del corpo in un telo di lino, affinché la pelle non si deteriorerà Per coincidenza, la stessa azione di avvolgere la stoffa è usata quando si fasciano le ferite, per invocare il potere di rigenerazione del corpo. Sto pensando al flusso, alla circolarità e all’interconnessione, considerando la capacità di agire della materia e delle particelle non umane.

Per il prossimo anno mi concentrerò, tra le altre mostre collettive, su due mostre personali che saranno presentate una in Quebec e l’altra, per la prima volta, in Australia nel 2023. Ci sono altri progetti interessanti in fase di sviluppo… ma è troppo presto per parlarne.

Entangled, in the bed that I made-work 4, Contextile residency 2022, Installazione di 4 pezzi, H44 x L21 x D30 cm ognuno, lino, sale, crediti fotografici Ivo Rainha, copyright Tina Marais Struthers
Vista dell’installazione, Contextile residency 2022, Crediti Fotografici Johanna Rogalla, copyright Tina Marais Struthers

Maria Rosaria Roseo

English version Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.