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CRAMUM: Sabino Maria Frassà e il talent program della giovane arte contemporanea italiana

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*Foto in evidenza: Giulia Nelli, premio Cramum 2022 – Photo credit ©Francesca Piovesan

Ritratto Sabino Maria Frassà, ph credit Gastel

Tra i progetti più interessanti a sostegno della giovane arte italiana c’è il Premio Cramum che nell’edizione 2022 ha premiato per la prima volta la fiber art con Giulia Nelli. Un premio che in realtà è molto di più di un premio grazie a una visione innovativa che coniuga imprese, collezionisti e istituzioni per un investimento a lungo termine sul lavoro, la ricerca, la pratica degli artisti. Ho intervistato Sabino Maria Fassà che ne è il direttore per capire motivazioni, dinamiche, evoluzioni e prospettive.

Fulvio Morella, opera fuori concorso. Mercato Centrale

CRAMUM non è solo un premio ma un progetto molto più articolato. Ci racconti come è nato?

È un progetto nato più di 10 anni fa dall’urgenza di un gruppo di appassionati d’arte insoddisfatti da una deriva mondana e commerciale dell’arte italiana, che guardava agli artisti con un’ottica di breve-brevissimo periodo, perdendo una visione sistemica di largo respiro, necessaria per valorizzare le eccellenze artistiche italiane. L’arte è lo specchio nel bene e nel male della società e così il mondo dell’arte presenta tratti di rigidità inter-generazionale, clientelismo, scarsa capacità di valorizzare il merito al fianco di picchi di creatività. Insomma spesso siamo noi italiani il peggior nemico di noi stessi. Abbiamo così creato una serie di progetti in cui le parole chiave sono da sempre: indipendenza, merito, eccellenza. Non seguiamo le mode, anzi speriamo che il nostro andare spesso controcorrente possa crearne di nuove e migliori.

Luca Pignatelli, Mercato Centrale, Cramum - La Caduta. Ph. credit ©Francesca Piovesan

Quali sono le caratteristiche del Premio Cramum e in cosa è diverso dagli altri premi di arte contemporanea?

Senz’altro il cuore negli anni è stato il Premio Cramum: premio nel nome, ma che in realtà è sempre stato un talent program. Per noi non è importante dare “15 secondi di visibilità” ma sostenere le nuove generazioni a resistere e sviluppare il proprio potenziale. Nel farlo siamo aiutati in primis dalla nostra buona volontà e da quella dei tanti amici – giornalisti, collezionisti e i tanti follower sui social: senza di loro non saremmo nulla. Così chi vince il premio cramum, viene accompagnato per due anni in un percorso di mostre, pubblicazioni e consigli. Per me personalmente è sempre una grande sfida: io pre-seleziono gli artisti finalisti senza conoscerli (nella maggior parte dei casi) e dovrò lavorare per due anni con un artista che viene selezionato da altri (in giuria ci sono oltre 30 persone) senza poter dire la mia, perché non voto nella fase finale. C’è quindi una forma di affidamento reciproco di tutti gli attori del premio, basato sulla fiducia e sulla stima reciproca: tutti scommettiamo sull’ <<altro>>.

Franco Mazzucchelli, Salvami | Andata-ritorno

Quali sono le diverse attività di CRAMUM?

Da quando ho preso poi la direzione unica dell’ente ho voluto sviluppare progetti di CSR e arte, convinto da un lato che i player tradizionali del mondo economico in ambito artistico fossero in crisi di identità, dall’altro perché sono convinto che le aziende abbiano un grande potenziale non solo economico, ma di diffusione dell’arte. Il mondo artistico – non solo italiano – oscilla spesso tra noioso populismo e un pericoloso snobbismo autoreferenziale. Dobbiamo uscire da questo “angolo” e coinvolgere il più largo numero di persone, senza banalizzare l’arte con un insostenibile gigantismo visivo che ci circonda.

Quali sono le collaborazioni e le sinergie che richiede un progetto complesso come CRAMUM?

Oltre alle aziende, con cui si sono sviluppate spesso collaborazioni importanti e intelligenti, i premi hanno bisogno delle Istituzioni, di luoghi ecc. Questo forse è il punto più debole e faticoso in Italia.

Gaggenau: Romanitas. Fulvio Morella, credits Francesca Piovesan

L’edizione del 2022 è stata vinta da GIULIA NELLI, giovane fiber artist italiana. Dal tuo punto di vista privilegiato sul panorama artistico, come è cambiata la presenza (in quantità e qualità delle opere, per età degli/lle artisti/e, ecc.) della fiber art in un contest importante come il vostro negli ultimi anni? 

La fiber art ha un posto importantissimo nel premio cramum, dal momento che una delle fondatrici – Andi Kacziba – è una nota artista che parte dal tessuto e dal ricamo. Giulia Nelli è però la prima fiber-artist a vincere il premio: sono stato felice che la giuria abbia avuto la maturità di scommettere sul futuro con questo linguaggio espressivo così duttile e importante per l’Italia. Un grande peccato rimane il retaggio di genere che nei più associa, forse per la nota Penelope, l’arte tessile alle donne. Noi in cramum di recente – di nuovo contro corrente – abbiamo sostenuto con grande successo di pubblico e critica – Fulvio Morella e alle sue opere realizzate per Gaggenau in collaborazione con Lelièvre Paris.

Il libro d’artista “OLTRE ROMA” (nel dettaglio un’opera di Alberto di Fabio e due aforismi di Valentino Zeichen)

CRAMUM è un progetto in continua evoluzione. Quali novità per la prossima edizione? E nel lungo termine?

Il bando della prossima edizione si chiude il 30 giugno e vedrà alcune trasformazioni fondamentali: da un lato la collaborazione che durava da 9 anni con il Comune di Milano si esaurisce, dall’altro un ruolo sempre maggiore viene giocato dalle aziende e dai collezionisti: la mostra personale del vincitore-vincitrice si terrà a luglio 2024 al Mercato Centrale di Milano, un luogo all’interno della Stazione centrale in cui passano e vivono migliaia di persone ogni giorno. Non solo la mostra dei finalisti si terrà all’interno della Reti SpA e vedrà l’acquisizione di un’opera da parte della collezione Paneghini: l’opera verrà però selezionata non da Bruno e Ilenia Paneghini, ma dai dipendenti che vivono ogni giorno insieme alle opere collocate da collezionisti in azienda.

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.