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CRISTIAN PORRETTA – FABER GALLERY – ROMA

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*Foto in evidenza: FABER-Giulia Spernazza-NATURA PURA,2018

Abbiamo incontrato Cristian Porretta che nel 2013 ha fondato nel cuore storico di Roma la galleria d’arte FABER con l’obiettivo di rappresentare un luogo di promozione e sviluppo dell’arte contemporanea e un punto di riferimento e incontro per appassionati e collezionisti. Intorno alla galleria è cresciuto un gruppo di artisti di talento di cui la galleria segue e sostiene la ricerca e la pratica artistica. Una filosofia della professione del gallerista, quella di Porretta, che rimette al centro le relazioni umane nell’impegno comune di diffondere la cultura e rendere la fruizione dell’arte contemporanea un’esperienza condivisa. Ci racconta di più sul suo lavoro in questa intervista esclusiva per ArteMorbida.

Aprire una piccola galleria d’arte contemporanea indipendente nel cuore di Roma potrebbe sembrare una scommessa azzardata. Eppure quasi dieci anni dopo quel primo passo, il successo ti ha dato ragione. Come è nato il progetto della FABER?

Quasi quindici anni fa ho avuto l’opportunità di curare e cogestire uno spazio a Roma insieme ad alcuni amici. Pertanto, mi sono imbattuto un po’ per caso in un mestiere che si è rivelato fin da subito una grande passione. Questo periodo di gavetta è stato fondamentale, ho iniziato pian piano a entrare nel mondo dell’arte contemporanea, potendo immergermi letteralmente in tutti i suoi aspetti, approfondendoli e credendo fermamente che studio e serietà delle proposte fossero le basi su cui costruire.

Credo che un gallerista debba conoscere tutti i risvolti del proprio mestiere, dalla storia dell’arte, alla curatela, dalla parte amministrava a quella legale, dalle tecniche agli scenari di mercato.

Dall’altra parte, in un periodo storico come questo, è mia opinione che ci si debba concentrare sulla qualità degli artisti, sui loro percorsi, per poter dare al pubblico una proposta di alto livello.

Devo dire che lo scouting è stato fin da subito capillare ed estremamente selettivo.

Così, dopo cinque anni, con le idee chiare circa il progetto artistico da perseguire, con mia moglie abbiamo deciso di renderci indipendenti e nel 2013 è nata la galleria d’arte FABER.

Roberto Ghezzi-Naturografia di terra II

Un gruppo di artisti consolidato, una programmazione a misura del loro percorso professionale ed un impegno costante che li segue e li sostiene nel corso del tempo: tutto fatto con grande cura, la stessa con cui hai costruito il pubblico di frequentatori e collezionisti della galleria e le sue relazioni esterne. Possiamo riassumere così, in questa attenzione per le persone prima che per il loro ruolo, la formula vincente della FABER?

Assolutamente si, siamo orgogliosi del nostro approccio etico all’arte e della vocazione della galleria nel seguire gli artisti con cui collaboriamo in un processo di maturazione da svolgere insieme. Questo si esplicita nel curare nel dettaglio ogni progetto perseguendo una linea seria e coerente. Siamo uno spazio di ricerca e il progetto FABER si regge sulla credibilità e la fiducia. La fiducia data e ricevuta va guadagnata attraverso attenzione e rispetto per le persone, per chi collabora con noi, per gli artisti che rappresentiamo e soprattutto per chi entra in galleria per fruire l’arte.

Abbiamo intrapreso un percorso, i passi fatti finora si sono rivelati soddisfacenti anche oltre le aspettative, la strada da fare è sicuramente lunga, ma non deve allontanarsi dai principi che la muovono. Senza voler dare lezioni di morale a nessuno, è indubbio che in questo ambiente tali valori non siano sempre rispettati e invece dovrebbero essere le basi non solo del lavoro, ma soprattutto di un vivere in comune.

Giulia Spernazza-Tempo sospeso,2021,cera olio tessuto

Tra le proposte della FABER, c’è spazio anche per la Fiber Art. Come è cambiato nel corso del tempo il riscontro del pubblico rispetto a questo linguaggio? È cresciuto, nella tua esperienza, l’interesse verso il medium tessile anche tra gli addetti ai lavori e gli operatori del settore?

La nostra linea artistica è fin dall’inizio legata alla materia e alle sue trasformazioni e la Fiber Art ne è di sicuro una declinazione. Detto questo il discorso si può sviluppare su un duplice binario.

L’attenzione verso la Fiber Art è cresciuta enormemente da parte del pubblico e degli operatori specializzati. Da un lato questo è causa dello sdoganamento di grandi artisti che si esprimono in tessile; la grande esposizione che il MAXXI ha dedicato a Maria Lai ne è uno splendido esempio e finalmente ha acceso i riflettori su un’artista meravigliosa, facendola arrivare anche a un pubblico più vasto.

Dall’altro lato è l’arte tessile stessa ad aver fatto passi avanti verso espressioni più contemporanee; svincolandosi da una dimensione artigianale, gli artisti che si esprimono in questo medium tendono ormai a una ricerca sempre più progettuale e maggiormente installativa che li toglie da incasellamenti settoriali. Questo approccio ha finalmente permesso alla Fiber Art di essere vista nella sua purezza di arte poetica e globale.

Giulia Spernazza-dettaglio- Nodi _ Snodi,2021,cera olio tessuto

Ci racconti la tua esperienza di gallerista di arte contemporanea in una città dal passato ingombrante (e presente ovunque) come Roma? E come hanno influito sul lavoro della galleria questi ultimi due anni di pandemia?

A Roma relazionarsi con il territorio facendo arte contemporanea è una sfida. Paradossalmente mancano diversi supporti, le istituzioni sono alquanto indifferenti e andrebbe veicolato meglio il messaggio di cui l’arte è da sempre portatrice: di avvicinare ognuno di noi a qualcosa di più alto.

Va creata attenzione verso il contemporaneo.

Qualcosa in questo senso è stata fatta; penso all’opera muraria sui Muraglioni del Tevere Triumphs and Laments di William Kentridge e al primo tentativo fieristico in città di Arte in Nuvola.

Ovviamente questa piccola rivoluzione culturale dovrebbe partire all’interno delle istituzioni scolastiche, ma tutti quelli che lavorano nel settore arte devono contribuire al meglio offrendo proposte e servizi qualificati, di spessore e il più possibile inclusivi.

Per quel che riguarda il periodo pandemico, sicuramente ha creato un momento di stasi che in galleria si è cercato di sfruttare concentrandoci sulla ricerca e la messa a punto di nuovi progetti. L’augurio per tutti è che ci si possa lasciare alle spalle un concetto di vita fondato sulle paure, sperando che anche l’arte contribuisca a creare un pensiero che avvicini le persone.

Giulia Spernazza-dettaglio01-Tempo sospeso,2021,cera olio tessuto

Se dovessi fare un bilancio di questi anni, quali sono stati i punti di forza e quali le scelte da correggere?

Punti di forza sicuramente la qualità degli artisti selezionati e la cura dei progetti proposti.

Crediamo profondamente negli artisti che rappresentiamo e, come accennavo, il nostro proposito è quello di seguirli costantemente nella crescita e nella ricerca. Attualmente cooperiamo con Roberto Ghezzi, Valerio Giacone, Manuela Giusto, Koro Ihara, Jacopo Mandich, Keisuke Matsuoka, Giulia Spernazza e devo dire che tra noi la sintonia è massima e per la galleria è stata una gioia poter festeggiare la recente vittoria di Koro Ihara al Tokyo Art Prize.

Importantissimo è stato inoltre l’apporto delle varie professionalità che collaborano con la galleria e che ci supportano per quel che riguarda i molteplici aspetti che ruotano attorno al lavoro: la grafica, la comunicazione, i social.

Ovviamente siamo una realtà giovane e dobbiamo crescere su molti fronti con l’obiettivo di farci conoscere da un bacino di utenza sempre maggiore.

Fondamentale è pertanto la ricerca di collaborazioni e situazioni che possano darci visibilità al di là del nostro spazio, penso a progetti che coinvolgano realtà istituzionali con risvolti nel sociale.

Dobbiamo sicuramente amplificare i rapporti con Accademie e Università che rappresentano il futuro dell’arte contemporanea.

Giulia Spernazza-Soft floor, 2021,gommapiuma cera tessuto

Quali sono i progetti a lungo termine?

A lungo termine stiamo al lavoro per promuovere in Giappone i progetti dei nostri artisti nell’ambito di esposizioni biennali.

Barbara Pavan

English version Sono nata a Monza nel 1969 ma cresciuta in provincia di Biella, terra di filati e tessuti. Mi sono occupata lungamente di arte contemporanea, dopo aver trasformato una passione in una professione. Ho curato mostre, progetti espositivi, manifestazioni culturali, cataloghi e blog tematici, collaborando con associazioni, gallerie, istituzioni pubbliche e private. Da qualche anno la mia attenzione è rivolta prevalentemente verso l’arte tessile e la fiber art, linguaggi contemporanei che assecondano un antico e mai sopito interesse per i tappeti ed i tessuti antichi. Su ARTEMORBIDA voglio raccontare la fiber art italiana, con interviste alle artiste ed agli artisti e recensioni degli eventi e delle mostre legate all’arte tessile sul territorio nazionale.