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Japanese Aesthetics of Recycling

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Japanese Aesthetics of Recycling. Copyright SOAS University of London

La Brunei Gallery presenta Japanese Aesthetics of Recycling (Estetica giapponese del riciclo), una nuova mostra che mette in evidenza la bellezza del riciclo giapponese, esponendo oggetti realizzati in cotone, canapa, fibre bastarde, washi (carta fatta a mano) e ceramica.

La mostra espone oltre 100 oggetti della Collezione Karun Thakar – per lo più risalenti al periodo Edo period (江戸時代, Edo jidai) o Tokugawa period (徳川時代, Tokugawa jidai)- e comprende squisiti esempi di tessuti “Boro” e “sakiori”, washi e ceramiche kin-tsugi o gin-tsugi.

Il boro (giapponese: ぼろ) è una tipologia di tessuti giapponesi che sono stati rammendati o ricuciti insieme. Il termine deriva dal giapponese boroboro, che significa qualcosa di lacerato o riparato. Realizzati a partire da indumenti usurati e tessuti di scarto per creare il “Boro”, i pezzi tessili sono diventati molto popolari tra i collezionisti in Giappone e in tutto il mondo negli ultimi 20 anni. Questi pezzi sono spesso commercializzati come “arte astratta” nel contesto occidentale. In realtà rappresentano un aspetto importante della storia e della cultura giapponese, mostrando la resilienza e la creatività di persone che lavorano in un ambiente molto duro e con poche risorse.

Japanese Aesthetics of Recycling. Copyright SOAS University of London
Japanese Aesthetics of Recycling. Copyright SOAS University of London
Japanese Aesthetics of Recycling. Copyright SOAS University of London

La carta Washi (carta fatta a mano) era ampiamente utilizzata nel periodo Meiji e Showa per realizzare involucri per kimono di valore, sacchetti per conservare il tè, involucri per documenti, nonché rivestimenti per pavimenti e divisori per stanze. Spesso vecchi libri contabili venivano riciclati e stratificati per realizzare questi oggetti, mentre la pasta di cachi veniva utilizzata per renderli impermeabili. Sono esposti capi di abbigliamento Shifu, tessuti con filati di carta intrecciati e intrecciati; i contadini originariamente tagliavano le pagine degli antichi libri contabili per trasformarle in carta intrecciata. L’inchiostro scritto sulla carta rimaneva visibile anche nel tessuto finito, lasciando un interessante disegno a macchie.

Washi (handmade paper). Japanese Aesthetics of Recycling. Copyright SOAS University of London

Sono esposti anche vari esempi di ceramica kin-tsugi o gin-tsugi “golden joinery” dal periodo Heian (平安時代, Heian jidai) 794 al 1185 al periodo Edo (江戸時代, Edo jidai) 1603 e 1867. Le rotture e le riparazioni non sono state nascoste in questi vasi e sono state viste come parte integrante della storia di questi oggetti. Saranno esposti anche pezzi di Yobi-tsugi, costruiti a partire da diversi vasi rotti.

Japanese Aesthetics of Recycling. Copyright SOAS University of London

Si tratta della quarta mostra della collezione Karun Thakar presso la Brunei Gallery; l’esposizione sarà curata dal collezionista.

Japanese Aesthetics of Recycling. Copyright SOAS University of London