PAOLO CORTESE – GRAMMA_EPSILON – ATENE
*Foto in evidenza:Paolo Cortese e Francesco Romano Petillo all’inaugurazione di Gramma_Epsilon, 30 sett 2021. Courtesy Paolo Cortese
Due nuove gallerie – Gramma_Epsilon ad Atene e Lettera_E a Roma – un unico, ambizioso progetto che si è concretizzato grazie alla passione, alla competenza e alla professionalità di Paolo Cortese e Francesco Romano Petillo. In vista del traguardo del primo anno dall’apertura della prima mostra, abbiamo chiesto ad uno dei fondatori di raccontarci storia, evoluzione e prospettive di questa esperienza.
È stato un anno intenso con l’apertura di due gallerie, una a Roma e una ad Atene, nonostante la pandemia e le difficoltà derivanti. Un’avventura (anzi due) coraggiosa e un segno di fiducia nel futuro del settore. Ma come è nata l’idea di questo doppio progetto?
Tutto è nato da un piccolo evento organizzato a febbraio scorso con Francesco Romano Petillo, amico di vecchia data e socio in questa nuova avventura, per ricordare il nostro mentore Enzo Mazzarella, gallerista e poeta venuto a mancare nel 2018. Abbiamo deciso di pubblicare un suo racconto, scritto a Palermo negli anni ’90, chiedendo ai suoi artisti di illustrarlo e per presentarlo abbiamo organizzato una piccola mostra nel mio studio del Pigneto. Dal grande riscontro avuto ci siamo resi conto che era il momento di rimetterci in pista e Atene, dove entrambi viviamo, ci è sembrato il luogo adatto dove veicolare l’esperienza maturata nelle nostre gallerie rispettivamente di Roma e Londra. Allo stesso tempo, non volendo abbandonare il nostro pubblico romano composto soprattutto da amici, artisti e alcuni collezionisti, abbiamo deciso di utilizzare lo spazio del Pigneto per presentare i progetti di Atene ma anche per proporre nuovi punti di vista.
Qual è la linea della galleria (o, meglio, delle gallerie) e gli ambiti artistici su cui si focalizza la vostra ricerca?
I due spazi (Gramma_Epsilon e Lettera_E) hanno un animo comune esemplificato dalla lettera “E” dalla quale entrambi prendono il nome. La “E”, in italiano, ha la doppia funzione (come congiunzione e, accentata, copula) di congiungere e di definire. Alla base del nostro lavoro c’è, infatti, un percorso di studio, ricognizione, e valorizzazione di quel clima di sperimentazione che si viveva in Italia negli anni ‘70 e ‘80 quando molte artiste si sono impegnate nell’emanciparsi da un mercato dominato da una visione maschilista e dogmatica dell’arte. Questa emancipazione molto spesso è avvenuta attraverso il riscatto di elementi strettamente collegati all’universo femminile come il filo, il telaio e la lettera intesa come mezzo intimo di comunicazione. Attraverso quest’operazione le artiste donne si sono ricavate uno spazio importante in movimenti come la Fiber Art, la Poesia Visiva e la Mail Art. In quegli anni decine di artiste hanno prodotto lavori molto interessanti che ancora oggi sono di massima attualità. Alcune di loro, per fortunate congiunture, godono della dovuta notorietà ma molte vanno riscoperte e questa è la sfida nella quale ci stiamo cimentando.
Qual è, secondo te, il ruolo di una galleria d’arte nella complessa società contemporanea iperconnessa?
La galleria come luogo fisico è lo spazio deputato a tracciare la storia dell’artista. Con il proliferale di dealer e consulenti di ogni genere, si è perso completamente questo ruolo di promozione culturale, che per decenni hanno svolto le gallerie, lasciando il collezionista disorientato e disabituandolo a crearsi un gusto personale proprio. Credo perciò che il ruolo del gallerista, proprio in un momento come questo, vada rivaluto perché in un mondo così iperconnesso, ma anche ipervirtuale, l’impegno in qualcosa di concreto si conferma come fonte di garanzia. Proprio in questi giorni è venuto a galla uno scandalo di finti collezionisti su Instagram che conferma questa necessità.
Con artiste storicizzate del calibro di Maria Lai e Franca Sonnino e diverse giovani artiste che si esprimono attraverso la Fiber Art la galleria dimostra un particolare interesse per questo linguaggio dell’arte.
In generale, ne riscontriamo una crescente presenza negli spazi museali e nelle proposte degli addetti ai lavori – artisti, curatori, gallerie, critici. Secondo la tua esperienza, quali sono le ragioni all’origine di questo ritrovato interesse? Quale il riscontro del pubblico e del collezionismo?
La Fiber Art, ha secondo me la straordinaria peculiarità di congiungere nella sua espressione la dimensione profonda, ancestrale e inconscia con quella visuale e tattile: Lo spettatore davanti a un lavoro di Fiber Art, anche concettuale, trova sempre dentro di sé un gancio per “sentire” l’opera. Questo avviene, a mio avviso, perché il medium, in questo caso il filo, si collega alle più antiche attività svolte nella comunità sociale, archetipi depositati nella profondità dell’inconscio che appunto danno un senso di familiarità lasciando però inalterata la capacità di stupire.
Nella mostra attualmente in corso a Gramma_Epsilon, la galleria di Atene, che si intitola: Histoire d’E part2 “Between language and object,” sono molte le artiste di Fiber Art. Oltre a Maria Lai e Franca Sonnino ci sono Francesca Cataldi, con i suoi fili di catrame; Gisella Meo con il lavoro modulare del telaio quadrato; Nedda Guidi con alcune carte anni ’70 nelle quali utilizza il filo per tracciare le ombre; Renata Prunas che esplora le fascinazioni di uno indumento comune come le calze di nylon, ma anche Elisabetta Gut che con il filo cuce libri fatti di foglie, Alba Savoi che indaga la pieghe della tela e Maria Jole Serreli che, seppur molto più giovane, si inserisce perfettamente mantenendo intatte morbidezza e lievità sia nei lavori col tessuto che in quelli in ceramica.

Qualche consiglio per chi vuole iniziare ad avvicinarsi alla Fiber Art per comprenderne artisti, opere e linguaggio?
Naturalmente di studiare, ci sono diversi testi recenti e riviste specializzate, come ArteMorbida, che rappresentano un valido ausilio per chi si vuole accostare al mondo della Fiber Art.
E quale a chi invece volesse acquistare un’opera di Fiber Art?
Di non fermarsi all’aspetto puramente estetico ma di approfondire sempre quello che c’è dietro al lavoro dell’artista.
Un bilancio di questo anno che si sta concludendo?
Per me è stato un anno molto fruttuoso anche se impegnativo. L’apertura di Gramma_Epsilon, la galleria di Atene, dello spazio indipendente Lettera_E a Roma e la retrospettiva di Mirella Bentivoglio, “L’altra faccia della luna”, curata con Davide Mariani alla Stazione dell’Arte di Ulassai, sono stati i progetti più significativi ma non i soli realizzati nel 2021.
Quali progetti per il prossimo futuro e quali i traguardi cui guarda la galleria?
A brevissimo termine abbiamo in programma di portare ad Atene la mostra di Mirella Bentivoglio da poco conclusa alla Stazione dell’Arte, nelle due sedi di Gramma_Epsilon e dell’Istituto Italiano di Cultura; seguiranno una serie di mostre personali, la prima quella di Anna Esposito, e vorremmo partecipare alla prossima edizione di Artissima. Il traguardo della nostra galleria è quello di promuovere la conoscenza e la diffusione dell’arte italiana del secondo dopo guerra con un occhio di riguardo per l’arte al femminile e in particolare per la Fiber Art, la Poesia visiva e il libro oggetto, settori che sono stati troppo a lungo trascurati dal mercato.