Interviste

RAIJA JOKINEN

English (Inglese)

*Foto in evidenza: Force of Nature, Trevarez 2022, copyright Raija Jokinen


Raija Jokinen, artista tessile di origini finlandesi, si è formata presso la University of Art and Design di Helsinki, Finlandia e ha conseguito il Master of Arts nel 1990.

Con una pratica radicata nelle discipline tessili ma che nasce dalla sintesi di tecniche molteplici, punto di incontro tra scultura, arte tessile, grafica e carta fatta a mano, le opere di Jokinen, figure eteree, trasparenti, quasi intangibili, esplorano il rapporto tra materia e spirito, corpo e mente e rinviano alla complessa relazione esistente tra uomo e natura.

Dagli inizi della sua carriera fino ad oggi, le opere di Jokinen sono state esposte in più di duecento mostre in tutto il mondo, tra collettive e personali, hanno ricevuto premi e riconoscimenti prestigiosi e fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private.

https://www.raijajokinen.fi/

Bright Thoughts-detail, 2014, copyright Raija Jokinen

Qual è stato il percorso che ha contribuito alla tua formazione artistica? Perché la scelta del mezzo tessile?

Durante la mia infanzia disegnavo molto e creavo cose con le mani. Era una cosa ovvia e naturale per me. A quel tempo, negli anni ’60, le persone facevano molte cose in casa perché la disponibilità economica per l’abbigliamento era limitata e non potevamo permetterci di comprare molte cose. I vestiti e la biancheria per la casa e altre cose venivano fatte in famiglia. I tessuti mi affascinavano per la sensazione provata al tatto, la loro consistenza e i loro colori.

Il mio modo di pensare era, ed è tuttora, che i tessuti sono una risposta e una soluzione a ogni tipo di situazione. Erano beni di valore per me. Lo sono ancora, non li butto mai. Poiché sono preziosi, ho voluto creare gioielli utilizzando materiali in fibra e ho iniziato a sperimentare con lino, sisal e fibre di bastone intorno al 1981-2. È stato un inizio, ma ho dimenticato i miei primi lavori per alcuni anni, quando ho studiato e mi sono interessata alle strutture a maglia. Quando mi sono laureata, nel 1990, la recessione era profonda ed era molto difficile trovare un lavoro. Mi sono rivolta al mio fornitore di materiali e ho iniziato a sviluppare spille di lino. Erano piccole, ma richiedevano molto tempo per essere realizzate e il guadagno era minimo. Ho avuto qualche opportunità per insegnare part-time il lavoro a maglia e, oltre a questo, ho continuato a lavorare per conto mio. Ho iniziato a sperimentare filati di carta e, con mia grande sorpresa, ho avuto modo di partecipare ad alcune mostre internazionali. Anche se sono interessata alle strutture tessili, o forse proprio per questo, ho iniziato a sviluppare modi alternativi di “tessere”, per realizzare qualcosa che fosse una scultura ma realizzata con strutture tessili. Mi interessava il modo in cui le strutture si mantenevano coerenti con modalità irregolari e questo è ancora uno dei miei interessi, oltre naturalmente al contenuto delle opere.

A metà degli anni ’90 alcuni colleghi mi hanno incoraggiato a utilizzare la tecnica che utilizzavo per le spille per pezzi più grandi. Dovevo sviluppare un mio stile che supportasse il contenuto di cui volevo parlare. Questo ha richiesto un po’ di tempo e ricerca di equilibrio in un momento di personale disagio. Gradualmente sono passata da un’espressione astratta a una più realistica.

Sempre più spesso sento dire che le mie opere non sono arti tessili ma arte. Tuttavia, le strutture tessili e i materiali in fibra sono al centro di tutto. Per tutta la mia vita ho sentito di essere un outsider e di non appartenere a nessun luogo, e ancora una volta mi sono trovata nella posizione di essere nel mezzo. D’altra parte, questo mi dà una prospettiva e uno spazio più ampio per muovermi, spero. ?

Le tue sculture, così fragili, delicate, che disegnano corpi dalla fisicità eterea, metà umana e metà vegetale, appaiono quasi immateriali e impalpabili. Puoi parlarci del rapporto tra materia e spirito come tema della tua ricerca artistica?

Il nostro spirito vive nel nostro corpo, è l’ambiente più vicino a noi. Il nostro corpo trasmette e crea tutti i tipi di sentimenti e sensazioni alla nostra consapevolezza e viceversa. La nostra mente può provocare reazioni fisiche ed eventi simili accadono in natura. Sono affascinata da questo dialogo tra materia e spirito, che è molto profondo nella nostra vita e nella natura, ma quanto ne siamo consapevoli? Mi sorprende continuamente e forse è per questo che mi interessa, voglio capire e imparare, anche se l’entità è così complessa e in continuo cambiamento che è impossibile comprenderla totalmente. Tuttavia, poiché ha un’influenza così forte nella nostra vita, voglio cercare di capire e aprire canali e comunicazioni con gli altri. Il mio lavoro è soprattutto comunicazione, con me stessa, con ciò che mi circonda, con i materiali che mi circondano, con le persone che mi circondano.

Nella mia mente il senso del tatto è in una posizione centrale nel riconoscimento delle sensazioni e i tessuti sono vicini a noi, ci toccano, ogni giorno, creando sensazioni. Le strutture sono un sistema di tatto. Secondo le ricerche, un essere umano ha bisogno di un tocco (da parte di altri esseri umani) fin dalle prime ore di vita per svilupparsi e sopravvivere. Il tocco può essere anche immateriale, un tocco dello spirito. Nelle mie opere cerco di creare strutture che variano costantemente lo stato del tatto e procedono in modo che il tocco stia per scomparire fino a ricomparire.

Ready to Fly, 2013, copyright Raija Jokinen

C’è una narrazione che consegni allo spettatore attraverso le tue opere?

Vorrei che nelle mie opere il racconto si mescolasse con le esperienze degli spettatori. Magari anche aprendo o facendo emergere cose dimenticate o impercettibili. Spero che le mie opere possano aprire una nuova strada per la narrazione piuttosto che consegnarne una vecchia.

The Blue of, 2015, copyright Raija Jokinen

La tua mostra al Domaine de Trevarez (Bretannia), realizzata in occasione dell’undicesima edizione di Regarde d’artiste, sta per concludersi. Puoi parlarci delle opere esposte?

I curatori di Trévarez vogliono che gli artisti visitino il posto e ne assorbano le sensazioni prima di iniziare a progettare la mostra e questa è una parte molto importante del processo. Il luogo è meraviglioso e credo che abbia un grande impatto su chiunque lo visiti. Almeno io ne ho avuto un’impressione significativa. Ho percepito una sorta di malinconia e tristezza, ma anche aspettative positive per il futuro. Gli interni forti possono essere una sfida per l’allestimento delle opere, ma io ho sentito che erano in connessione con il mio processo e sono rimasto affascinata da come le mie opere si nascondessero e si mostrassero nello spazio. I materiali duri delle pareti si mescolano con il lino e non si capisce necessariamente quali siano i materiali e quali le ombre. Voglio anche enfatizzare effetti modesti e piccoli, a misura d’uomo, invece dell’audacia che è più o meno il carattere del castello. Voglio affermare la dimensione dell’essere umano ed equiparare l’essere umano ai materiali della natura. Per sottolineare il fatto che ci mostriamo per un po’ e poi scompariamo di nuovo.

Ho realizzato figure umane che sono in parte trasparenti e in parte si fondono con le pareti. Potrebbero avere qualche legame con i materiali del castello o sembrare immagini oniriche. In parte scompaiono anche alla vista delle finestre. Come accade a tutti noi. Come fanno i nostri pensieri.

Come è cambiato il tuo lavoro nel tempo, dai primi lavori a quelli più recenti?

All’inizio della mia carriera ho utilizzato forme astratte, per poi passare gradualmente a un’espressione più realistica che forse mostra più la vicinanza visiva della linea disegnata e del materiale, la fibra di lino, e espressioni simili alla pittura. Nei primi anni pensavo di più alle strutture, ma ora penso più a un’immagine e a texture e ad usare liberamente le fibre.

Besieger, 2015, copyright Raija Jokinen

Un lavoro a cui sei particolarmente legata?

Spesso si tratta dei miei ultimi lavori. A causa della mia impazienza, spesso vedo solo la necessità di migliorare o cambiare i miei lavori più vecchi, perché ho avuto qualche idea che avrei dovuto usare anni fa. Ma sì, ci possono essere alcuni pezzi che hanno dato il via a una sorta di nuovo pensiero nel mio processo e questo li rende importanti per me.

Grey Thoughts, 2013, copyright Raija Jokinen

Ci sono artisti contemporanei che senti vicini alla tua ricerca e al tuo linguaggio?

Cito sempre Marian Bijlenga (NL). L’ho conosciuta nel 1992 ad Alden Biesen in un workshop organizzato da Betty Boulez (BE), che mi ha aiutato in seguito a trovare del materiale idrosolubile. Quell’evento è stato significativo per me sotto molti aspetti. Ho mantenuto i contatti con Marian e abbiamo fatto anche delle mostre insieme. Mi sono innamorata dei suoi pezzi, ma visivamente siamo molto diverse. Sono più o meno le sue strutture, i suoi ritmi visivi così intelligenti e l’uso delle ombre che mi attraggono.

A Treasure, 2017, copyright Raija Jokinen

Ci sono artisti contemporanei che senti vicini alla tua ricerca e al tuo linguaggio?

Cito sempre Marian Bijlenga (NL). L’ho conosciuta nel 1992 ad Alden Biesen in un workshop organizzato da Betty Boulez (BE), che mi ha aiutato in seguito a trovare del materiale idrosolubile. Quell’evento è stato significativo per me sotto molti aspetti. Ho mantenuto i contatti con Marian e abbiamo fatto anche delle mostre insieme. Mi sono innamorata dei suoi pezzi, ma visivamente siamo molto diverse. Sono più o meno le sue strutture, i suoi ritmi visivi così intelligenti e l’uso delle ombre che mi attraggono.

Planning a Flight, 2020, copyright Raija Jokinen

Progetti futuri?

Al momento sto lavorando ad un lavoro su commissione per uno spazio pubblico qui in Finlandia. Si tratta di un progetto molto più grande di quelli che ho realizzato di solito. Poi, sono stata invitata come docente per un progetto studentesco organizzato dall’Accademia d’Arte di Bratislava nel 2021 e sono felice che abbiano invitato anche noi docenti a partecipare alla mostra finale del progetto, che si terrà a Bratislava nel periodo dicembre 2022- gennaio 2023. Sto anche lavorando per una mostra personale alla Galleria Saskia di Tampere, Finlandia, nel settembre 2023 e per una mostra personale alla Galleria Duetto di Helsinki, Finlandia, nel settembre 2024.

Spero che a queste si aggiungano anche alcune mostre collettive.

Poi collaborerò con Marika Szaraz per realizzare un tour Asia-Europa 5 per esporre in due musei finali a Krefelt (DE) e a Drottninglund (DK). Inizieremo anche il processo di curatela per la sesta edizione di AE.

Durante il periodo estivo cerco di trovare il tempo per lavorare in giardino, perché è molto importante per me. Nutre la mia sete di informazioni sulla natura e sulle piante e mi permette di pianificare e realizzare lenti cambiamenti visivi nel paesaggio che mi circonda.

Maria Rosaria Roseo

English version Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.