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TAMARA KOSTIANOVSKY – TROPICAL ABATTOIR

English (Inglese)

02/09/2023 – 07/10/2023

RX | Paris 16 rue des Quatre Fils – 75003 Paris
T : +33 (0)1 71 19 47 58
Horaires : mardi – vendredi, 10h-13h/14h-18h, samedi 11h/19h
E : info@galerierx.com – W : www.galerierx.com

Per la sua seconda personale alla Galerie RX Paris, Tamara Kostianovsky presenta una dozzina di opere create esclusivamente per questo “mattatoio tropicale”. I temi a lei cari sono la violenza, la colonizzazione, il consumo eccessivo e l’ambiente. Accanto alle carcasse di animali che l’hanno resa famosa, presenta una nuova serie di tre murales che descrive come “geografie carnali”. Le sue opere si leggono come ossimori, combinando bellezza e crudeltà, sottigliezza e brutalità, classicismo e barocco.

Ci muoviamo tra imponenti carcasse di animali sospese, navighiamo all’interno di mappe geografiche che combinano pezzi di carne, uccelli e vegetazione esotica, ci stupiamo di fronte a frammenti di paesaggi dove cantano uccelli colorati… Tamara Kostianovsky trasforma la galleria RX in un “mattatoio tropicale” e ci trascina nel suo universo affascinante, crudo e suggestivo. Sia attraverso le sue opere che attraverso il titolo della mostra, crea tensione e ci tiene sulle spine con il suo delizioso uso dell’ossimoro. Come un funambolo, cammina su un crinale, trovando un sottile equilibrio tra bellezza e orrore, raffinatezza e brutalità, rinnovamento e putrefazione, vita e morte. Il suo lavoro non ha nulla di innocente e dietro i motivi decorativi invasivi alla Matisse, l’artista fa una dichiarazione chiara e inequivocabile. Ci parla di violenza, di colonizzazione, di consumo eccessivo e di ambiente, sempre con pertinenza. “La serie rappresenta carcasse che si trasformano in vegetazione, diventando capsule che ospitano uccelli e piante esotiche. Penso a queste opere in termini di metamorfosi. L’idea è quella di cambiare l’immagine della carcassa da luogo di carneficina a matrice dove la vita attecchisce, come un ambiente utopico”. Per raggiungere questo obiettivo, l’artista crea le sue sculture a partire da abiti (una delle industrie più inquinanti), propri o di altra provenienza, ma anche da tessuti da tappezzeria. Li assembla, li cuce, sovrappone strati, dà vita alla carne e fa brillare il colore. Siamo sedotti.

@TAMARA KOSTIANOVSKY

Violenza intima

Le sue opere sono strazianti, sia in senso letterale che figurato, perché le sue carcasse ci danno la visione dell’interno di questi animali fatti a pezzi. La storia dell’arte ci scorre davanti, dal Bue scuoiato di Rembrandt ad Artur Barrio, Adriana Varejao, Luis Jiménez, Goya e il Barocco latinoamericano. Vi si scorge la violenza dell’allevamento intensivo di bestiame in Argentina, ma anche le suture delle operazioni di chirurgia estetica eseguite dal padre, che lei conosceva bene perché ha lavorato per un periodo nel suo studio, e il simbolismo del sacrificio di Cristo, un’iconografia onnipresente nei suoi riferimenti nonostante sia cresciuta in una famiglia ebrea. Tamara Kostianovsky conosce suo malgrado una certa crudeltà, a partire da quella della dittatura militare in Argentina (1976-1983), dove tanti oppositori sono scomparsi nel deserto dell’ATACAMA, e in modo più intimo, con il selvaggio assassinio nel 2004 di sua nonna, sopravvissuta all’Olocausto. Questo episodio è ancora più abominevole perché rimane inspiegabile e impunito.

@TAMARA KOSTIANOVSKY

L’esperienza migratoria

Le sue mappe e i suoi pannelli decorativi affrontano il tema delle migrazioni, non solo quelle che hanno segnato la storia, ma anche quelle della sua famiglia (che ha lasciato l’Europa negli anni Cinquanta) e le sue: nata a Gerusalemme nel 1974, è cresciuta a Buenos Aires fino al 2000, quando si è trasferita negli Stati Uniti. Si concentra sui principali continenti colonizzati (Africa, America del Nord e America del Sud) e si appropria di mappe che hanno sempre avuto una dimensione politica: i contorni del mondo sono disegnati per conoscerlo, dividerlo, condividerlo e controllarne le popolazioni e le ricchezze. Le sue geografie diventano carnali.

Anche i suoi pannelli decorativi affrontano il tema della colonizzazione da un altro punto di vista. L’artista ha ricercato le carte da parati francesi del XVIII secolo che raffiguravano visioni idealizzate e fantasiose delle colonie, che hanno dato origine all’orientalismo. L’artista interpreta i motivi della vegetazione lussureggiante e degli uccelli piumati ricordando la crudeltà dei conquistadores spagnoli, che arrivarono a “dare fuoco alla voliera di Moctezuma II (1502-1520), l’ultimo grande imperatore azteco”, spiega.

Le opere di Tamara Kostianovky hanno una dimensione catartica e trasmettono i traumi in energia creativa.

@TAMARA KOSTIANOVSKY