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Intervista con Claudio Varone ed Anneke Copier

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Claudio Varone and Anneke Copier

Felt for Architecture è il nome con cui sono conosciuti gli artisti tessili Claudio Varone ed Anneke Copier, architetto ed interior designer lui, artista del feltro da più di 30 anni, lei.

Questo sodalizio artistico ha portato Anneke e Claudio a sviluppare un personale ed originale linguaggio estetico che trova nel feltro, materiale antico ed incarnazione dell’essenza stessa dell’artigianalità, la sua forma di massima espressione. Dalla combinazione e lavorazione manuale della lana, talvolta associata ad altri materiali naturali come la seta, il cotone e il lino, prendono vita monumentali arazzi tridimensionali ispirati ai paesaggi, ai colori e alle forme della natura.

Le opere realizzate da Felt For Architecture sono state esposte in Gallerie D’arte e Musei tra cui il Museo del Design di Holon in Israele, il Meesterlijk di Amsterdam, l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam, la Biennale Internazionale del tessuto in Belgio e il Salone del Mobile di Milano. I loro arazzi in feltro fanno parte, inoltre, di numerose collezioni pubbliche e private.

Di seguito il link al sito web degli artisti:

https://www.feltforarchitecture.com/

Anneke e Claudio, perché la vostra scelta artistica è rivolta proprio al feltro come medium espressivo? Ci potete raccontare qualcosa della vostra personale storia di artisti?

Claudio: Il mio percorso artistico legato all’arte tessile e iniziato negli anni ‘90. La mia ricerca di allora si concentrava sull’arte primitiva. La pittura aborigena e quella dell’africa centrale attiravano molto la mia attenzione. Ho incominciato a dipingere su tessuti grezzi quali juta e cotone con una tecnica acrilica molto fluida. I corpi umani e le diversità prendevano forma attraverso una rappresentazione prettamente grafica. Quando nel 2000 mi sono trasferito a vivere in Olanda ho continuato la mia ricerca incominciando ad inserire nei miei lavori dipinti la tecnica del ricamo libero con punti semplici e lineari e le fibre aggettanti. Fu per caso che nel 2003 insieme ad una amica designer di cappelli abbiamo seguito una serie di lezioni pratiche sulle tecniche della modellazione tessile organizzate da un tecnico dell’accademia di belle arti di Amsterdam. Una delle tecniche contemplate era il feltro. Fu amore a prima vista. La tecnica rispondeva alla mia esigenza sempre più forte di lavorare con i tessuti in modo scultoreo. Ho incominciato cosi’ il mio percorso di sperimentazione con il feltro e la tridimensionalità. Nel 2003 nasceva il progetto Felt For Architecture con la prima mostra dei miei lavori in un negozio di Amsterdam. Grandi arazzi pendevano dalle pareti e sciarpe scultoree poggiavano su piedistalli a sottolineare la loro natura tridimensionale.

Anneke: Il tessile è sempre stato per me un ambito di grande interesse. Così nel tempo libero ho imparato a filare e ho sperimentato l’effetto meditativo della lana grezza. La filatura era seguita dalla tessitura.
Fino a quando ho visto una dimostrazione sulla produzione di feltro in un evento tessile. Mi ha affascinato molto. Il processo ha risvegliato in me un’emozione primordiale. Tutto il corpo è parte del processo. Da quel momento in poi, 35 anni fa, ho imparato (quasi) tutto quello che oggi conosco sul modo di lavorare il  feltro. Inoltre, si tratta di un processo sostenibile, e questo per me è un fattore  molto importante. Lana, sapone e acqua sono gli ingredienti per esprimermi.

In passato ho fatto l’insegnante. Su richiesta dei colleghi tenevo lezioni creative nella mia materia. I bambini dai 4 ai 16 anni imparavano a manipolare il feltro sotto la mia guida. Nel tempo ho poi iniziato a tenere anche laboratori per adulti.

Nel corso degli anni, il mio hobby è diventato una parte sempre più importante della mia vita. Così nel 2000 ho deciso di cambiare lavoro. Sono diventata un’artista e ho aperto il mio studio nel 2000. Per anni ho realizzato collezioni di abiti: trasparenti, femminili e morbidi.
Ho partecipato a mostre ed eventi in patria e all’estero con la mia “arte da indossare”.
Gli abiti sono sostituiti da “l’ultimo cappotto”, un sudario sepolcrale per l’ultimo viaggio di una defunta.
A partire dal 2006, collaboro con Claudio su ‘Felt For Architecture di Claudio Varone e AnnekeCopier’.
Ora conosco le molte possibilità che il feltro mi può dare, ma vedo ancora nuove sfide.

“I Campi Ardenti”, copyright Claudio Varone and AnnekeCopier

“Le Terrazze Ardenti”,copyright Claudio Varone and AnnekeCopier

Quando è nato il progetto a quattro mani “Felt for Architecture” che vi vede uniti in un importante sodalizio artistico?

Claudio: La lavorazione del feltro a grande scala è molto impegnativa fisicamente, cosicché e’ subito emersa l’esigenza di cercare un aiuto per la realizzazione degli arazzi tridimensionali. È per questo che nel 2006 sono venuto in contatto con Anneke Copier. Il suo entusiasmo e la disponibilità a collaborare, sono stati immediati. Alla fine di quell’anno avevamo già la nostra prima personale ad Amsterdam sotto il nome di Felt For Architecture by Claudio Varone and Anneke Copier.

Da allora abbiamo sempre lavorato insieme al progetto Felt For Architecture.

Le vostre opere sono il frutto di un’esperienza di collaborazione artistica che ha avuto inizio ormai più di dieci anni fa. Quali sono i vantaggi e quali le difficoltà che incontrate in questa esperienza a quattro mani?

Claudio e Anneke: I vantaggi sono tanti. Come già espresso sopra la tecnica che usiamo e soprattutto la scala dei nostri lavori richiede un grande impegno fisico. Essere in due e’ fondamentale. Inoltre ogni lavoro richiede accorgimenti e tecniche leggermente diverse. La collaborazione si esprime attraverso lo scambio di opinioni e spesso succede che ciò che uno di noi due non vede viene compensato dallo sguardo attento dell’altro. Insomma si diventa complementari. E poi nella pratica ci si divide anche i compiti. Dietro alla realizzazione di un pezzo ci sono tutta una serie di fasi diverse da percorrere come la progettazione, la realizzazione di disegni e di modelli in carta, la ricerca dei materiali sul mercato, a volte la tintura di lane e seta con l’uso delle piante e dei fiori, il contatto con i clienti, la pianificazione temporale dei progetti e l’organizzazione delle collaborazioni per i progetti più importanti, e così via.

Come tutte le relazioni a due ci sono momenti in cui non si condividono alcune scelte dell’altro, ma bisogna cercare comunque la strada nel compromesso per arrivare al risultato che si desidera. Anche questa e’ una ricerca.

“I Cirri 2”, copyright Claudio Varone and Anneke Copier

“Isole Remote”, copyright Claudio Varone and Anneke Copier

All’interno del processo di progettazione e realizzazione dei vostri arazzi, avete ruoli o competenze prestabilite, oppure lavorate in sinergia senza ruoli determinati?
Claudio: quando nel 2006 è nata la collaborazione io avevo una serie di quaderni di disegni pronti per prendere forma. Sulla base di quei disegni abbiamo realizzato molti lavori. Poi nel corso degli anni, possiamo dire che una serie di lavori sono nati da idee in sinergia. La fase di realizzazione delle opere viene fatta sempre a quattro mani e a volte a 10 mani. Poi Anneke spesso si occupa della acquisizione dei materiali e delle pubbliche relazioni mentre io mi occupo per lo più della realizzazione dei progetti e della traduzione grafica degli stessi.

Come è nato il vostro progetto per il Parlamento dell’Aja?
Claudio e Anneke: Un giorno l’architetto e restauratore Frederik Franken ci ha chiamato al telefono per un nuovo progetto per il Senato olandese.
Era l’estate del 2011 e, all’epoca, Franken era responsabile della ristrutturazione di alcune aree dell’edificio del Parlamento dell’Aia, uno splendido monumento Reale e parte del complesso di Binnenhof, un edificio che ha la sua origine nel XIV secolo.
La sala d’ingresso del Senato aveva problemi di acustica ed era necessario un intervento ad hoc, che doveva essere in linea con la qualità estetica dello spazio e con lo stile della sala del Senato, situata proprio sull’altro lato di una delle pareti d’ingresso.
Abbiamo deciso di fare una sessione di brainstorming con l’architetto per capire la strategia progettuale e prenderne in considerazione tutti gli aspetti.
Una settimana dopo ci siamo trovati in cantiere, e in effetti, l’acustica era davvero pessima in questo grande atrio d’ingresso con pavimento in marmo, pareti in gesso e soffitto alto in legno. È stato quindi necessario intervenire sulle pareti con un materiale che potesse migliorare la qualità del suono in questo spazio.
All’epoca in cui fu creata la grande sala riunioni del Senato, era pratica comune decorare le pareti degli edifici di rappresentanza e delle residenze dell’alta borghesia con il famoso arazzo belga Gobelin.
I soggetti degli arazzi erano praticamente gli stessi: la rappresentazione di paesaggi romantici naturali, rovine antiche e una prospettiva profonda su un orizzonte lontano. Insieme all’architetto abbiamo deciso che la nostra ricerca doveva partire dalla tradizione Gobelin.
Abbiamo esplorato la storia dell’arazzo e, attraverso un tour cronologico fino ai giorni nostri, abbiamo studiato il paesaggio nella storia dell’arte olandese.
Van Gogh con i suoi colori vivaci e la sua tecnica di pittura dinamica ha creato le basi del nostro progetto.
Di comune accordo con l’architetto Franken e seguendo le linee del soffitto in legno tripartito nella hall d’ingresso abbiamo deciso di creare 3 ipotetiche finestre con vista su un moderno paesaggio agricolo olandese sulla grande parete retrostante la reception.
Il giallo sarebbe stato il colore del nostro arazzo in feltro. Era perfetto con la luce proveniente dalle due grandi finestre che si affacciano a nord/ovest e si abbinava bene con i colori esistenti nello spazio.
Ci è voluto circa un anno per realizzare il progetto, durante questo periodo abbiamo realizzato diversi disegni e campioni in scala 1 a 1.
Dopo una serie di incontri il progetto è stato approvato dalla commissione del Senato.
Ci sono voluti 6 mesi per portare a compimento l’opera finale che consisteva in tre grandi arazzi di feltro fatti a mano di circa 15 metri quadrati ciascuno, di un giallo dorato brillante.
Quest’opera monumentale è ora appesa nella sala d’ingresso del palazzo del Senato con tutta la sua potente luminosità e il suo carattere morbido e caldo

“Finestre sui campi . (View at the fields)”, Client: The Government Buildings Agency of Holland, Location: The entrance hall of the Dutch Senate. Binnenhof 1 Den Haag , The Netherlands, Steven van Riesen Photography, copyright Claudio Varone and Anneke Copier

“Finestre sui campi-dettaglio (View at the fields-detail)”, Steven van Riesen Photography, copyright Claudio Varone and Anneke Copier

“Finestre sui campi-dettaglio (View at the fields-detail)”, Steven van Riesen Photography, copyright Claudio Varone and Anneke Copier

Quale è, a vostro parere il rapporto tra arte ed artigianato? Quanto sono importanti per voi e che ruolo rivestono le tecniche artigianali per la realizzazione delle vostre opere in feltro?
Claudio e Anneke: Nel nostro lavoro l’artigianalità ricopre un ruolo fondamentale. Grazie alle tecniche che abbiamo sviluppato nel tempo siamo in grado di tradurre in opera le nostre idee. Noi siamo innanzitutto artigiani. Non diamo da realizzare a terzi le nostre opere. Tutto avviene nel nostro laboratorio nella campagna Olandese. Mi piace definire il nostro un lavoro sartoriale.

Come scegliete i soggetti dei vostri arazzi in feltro? Di cosa parlano e a cosa si ispirano?
Claudio: Tutto ciò che ci circonda e’ fonte di ispirazione.
Io personalmente sono bulimico di immagini. Fotografo ciò che vedo intorno a me, la natura, l’arte del passato e quella di oggi, la città e la moda. Adesso che viviamo una vita digitale molto attiva, il web e’ diventato una fonte inesauribile di impressioni e di ispirazione. I nostri lavori parlano della gioia di vivere. Devono emozionare e soprattutto dare piacere, visivo, tattile, acustico e olfattivo.
Si perché i materiali naturali hanno un odore che mi piace molto. Un odore primitivo, arcaico.
Le nostre opere sono in buona sostanza la traduzione materica di tutto il mondo emozionale in positivo che ci riguarda.

Realizzate arazzi monumentali o comunque opere in feltro di grandi dimensioni. Ci potete spiegare le ragioni tecniche o stilistiche di questa scelta?
Claudio: il mio lavoro di architetto mi porta spontaneamente a pensare in termini spaziali. Le grandi dimensioni mi permettono di creare opere che dialogano con lo spazio e diventano architettura esse stesse.

“Millefoglie 2” location: Amsterdam Museumplein, copyright Claudio VArone and AnnekeCopier

Millefoglie”,room divider, copyright Claudio Varone and AnnekeCopier

“Millefoglie e la Notte”,Steven van RiesenPhotography, copyright Claudio Varone and AnnekeCopier

Gli arazzi della serie “New Identity”, cito:”esplora(no) le realtà multiple che nascono dall’incontro fra identità diverse “. Ci potete spiegare?

Claudio: Viviamo un momento storico, dove la multi-culturalità e la diversità vengono a volte vissute con sospetto. Io come essere umano migrante, vedo la commistione di culture ed identità come una occasione per allargare i miei orizzonti e sono convinto che le contaminazioni culturali danno vita a realtà ricche e sorprendenti. New Identity nasce da questo tipo di considerazioni e le traduce in opere dove, forme, segni, colori e strutture differenti si compenetrano e danno origine ad un mondo nuovo, ad identità nuove.

Nei vostri arazzi utilizzate la lana in unione ad altre fibre come seta e lino. Da profana di queste tecniche, vi chiedo di spiegarci che tipo di attività di studio e sperimentazione ci sia dietro ai vostri lavori.

Claudio e Anneke: La tecnica del feltro di lana è antichissima. Quindi la tecnica tradizionale è la base del nostro lavoro. Poi l’esigenza linguistica di ottenere effetti di superfici e grafismi porta a sperimentare la combinazione della lana con altre fibre e materiali. Sul mercato è possibile trovare molte fibre naturali, come la seta, il lino, il bamboo oppure tante varietà di lane e tante varietà di tessuti dal cotone al lino e alla seta. Ognuno di questi materiali lavorati insieme alla lana bergschaf, (che è la base delle nostre opere in quanto permette di ottenere un feltro anche molto duro), riescono a dare un feltro dai risultati materici e grafici differenti, che utilizziamo in base alle esigenze dell’opera stessa.

“I Fuochi del Redentore 1”, copyright Claudio Varone and AnnekeCopier

“I Fuochi del Redentore 4”, copyright Claudio Varone and AnnekeCopier

Quali sono in media i tempi di realizzazione di una vostra opera?

Claudio e Anneke: I tempi di lavorazione variano molto a seconda delle dimensioni di un lavoro e dalla complessità tecnica. I tempi possono variare da pochi giorni per un opera di piccole dimensioni a molti mesi per opere importanti.

Tra i tanti e prestigiosi progetti e lavori che avete realizzato, ce ne è uno che ha avuto un ruolo determinante o comunque importante per la vostra crescita artistica?

Claudio e Anneke: Tutti i lavori sono unici, e pertanto giocano un ruolo importante nel nostro percorso di crescita. Laddove ci avventuriamo in un progetto ed una tecnica del tutto nuovi, per noi e’l’occasione di fare scoperte sia in ambito formale che in ambito tecnico, mentre laddove creiamo un lavoro che e’ parte di una serie già esistente, cogliamo l’occasione per affinare le tecniche di realizzazione e fare piccole variazioni.

“Il Cactus e L’Ovale 1”, copyright Claudio Varone and AnnekeCopier

“Il Cactus e L’Ovale 2”, copyright Claudio Varone and AnnekeCopier

Quando si decide di acquistare opere fatte con materiali delicati come quelli tessili, ci si pone anche la domanda di quali siano le modalità di conservazione. Ecco, come si conserva un arazzo in feltro? Richiede una particolare o complessa “manutenzione” per proteggerlo dai danni del tempo?

Claudio e Anneke: Il feltro delle nostre opere è un materiale molto solido e resistente. Laddove vi sono delle integrazioni con fibre come la seta e il lino allora le superfici sono leggermente più delicate. La lana non trattiene lo sporco, ma e’ sensibile alla polvere e alle tarme. La manutenzione e’ semplice ma necessaria per preservare le opere. È sufficiente aspirare con regolarità la polvere che si deposita sulla superficie con l’ausilio di una comune aspirapolvere regolandola su una potenza medio-bassa. Carta tarmicida da appuntare sulla schiena dei lavori li protegge dalle tarme della lana. Comunque diciamo sempre ai nostri clienti toccate e accarezzate i lavori, e’ un piacere per l’utente e le tarme ne saranno disturbate.

A cosa state lavorando in questo momento?

Claudio e Anneke: Abbiamo appena presentato una nuova serie di opere,intitolata “Compositions”, al Design District di Rotterdam, all’interno della fabbrica Van Nelle, un edificio appartenente al movimento moderno.

La ricerca,tradotta in questa serie di opere, riguarda la giustapposizione di superfici diverse,atta a creare composizioni libere,dal forte carattere geometrico. Ogni superficie si contraddistingue per dimensioni, forma, struttura, colore e grafica. E’ una ricerca questa,che trova ispirazione nella pittura e nell’architettura del periodo del Bauahaus e in personaggi come Klee eGropius.

Maria Rosaria Roseo

English version Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.