Interviste

I lievi ricami fluttuanti e le oniriche installazioni sospese di Amanda McCavour

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Giovane e affermata artista originaria di Toronto (Canada), Amanda McCavour crea, con la macchina per cucire, impalpabili ricami che poi compone in installazioni tessili fluttuanti, in figure aeree trasparenti e apparentemente fragili che sembrano galleggiare in equilibrio nel vuoto.

Attraverso l’attività di ricerca e sperimentazione all’interno del suo studio, l’artista si concentra sulle potenzialità espressive e strutturali della linea nell’ambito del ricamo e del disegno. Il lavoro di Amanda esplora la dualità del ricamo: il suo aspetto apparentemente sottile e delicato, a cui si contrappone la resistenza che si crea quando le linee cucite si intersecano ripetutamente.

Camminando attorno alle sue installazioni, lo spettatore può interagire con l’opera che, grazie a leggeri spostamenti d’aria, si muove nello spazio offrendo,in un gioco alternato di luci ed ombre, una continua diversità ottica, un ambiente fantasioso e onirico ricco di colori e texture.

Amanda espone le sue opere in musei e gallerie d’arte a livello nazionale ed internazionale ed ha ricevuto borse di studio e numerosi premi per il suo lavoro.

Di seguito il link sito web dell’artista:

http://amandamccavour.com/

“Moving Boxes”, 2015- Ongoing, 10′ x 5′ x 4′ (Dimensions Variable), Thread, Wire, Plastic, Machine Embroidery, Photo Cheryl Rondeau, copyright Amanda McCavour

Puoi dirci qualcosa su di te e sulla tua storia come artista? Come ha iniziato? Come è nata la passione per l’arte tessile?

Penso di essere stata un’artista già da bambina. In effetti, penso che la maggior parte dei bambini siano artisti nel loro modo di essere così giocherelloni e aperti a nuove esperienze creative. Da bambina spesso disegnavo alla scrivania, o creavo cose con qualsiasi materiale fosse disponibile. Da quando mi ricordo, ho sempre disegnato e realizzato oggetti con carta, brillantini, colla, perline di plastica e spago. Questo è alla base del mio interesse per i materiali e per la creatività in genere. Continua a suscitare il mio interesse il fatto che piegare e tagliare la carta possa trasformare un foglio bianco in un fiocco di neve o che con il filo per ricamare si possa creare un braccialetto.  Sono queste semplici trasformazioni nei materiali che mi spingono ancora a lavorare.

Sono arrivata a usare le linee cucite partendo da un interesse per la linea disegnata. Nel 2006 ho seguito un corso di disegno alla York University con il professor Michael Davey, dove il disegno è stato definito semplicemente come linea. Ho pensato che la linea cucita sarebbe stata interessante da usare perché era simile al disegno su carta, ma aveva più presenza.  La ricerca di collegamenti tra le fibre del corpo e le fibre tessili ha ispirato la mia prima serie di lavori con il ricamo. Questo passaggio di materiali, dalle linee fatte su carta al ricamo, ha segnato una svolta nella mia pratica artistica.

In questa stessa classe, ho pensato che sarebbe stato interessante realizzare un disegno solo con il filo, senza supporto, ma dovevo trovare il modo di farlo.  È proprio da qui che è iniziato il mio interesse per il medium tessile.

“Sample Wall”, 2007-2019, Thread, Wool Roving, Organza, Wire, Linen, Pins, 15’ x 18’ (Dimensions Variable), Ah! Gallery, Warkworth, ON, Photo Stephen Dagg, copyright Amanda McCavour

“Sample Wall”, 2007-2019, Thread, Wool Roving, Organza, Wire, Linen, Pins, 15’ x 18’ (Dimensions Variable), Ah! Gallery, Warkworth, ON, Photo Stephen Dagg, copyright Amanda McCavour

Non ho realmente studiato la tecnica di lavoro con il tessuto idrosolubile. Piuttosto avevo un problema o una sfida con me stessa che volevo superare. Così le mie domande erano: Come faccio a realizzare un pezzo che esista da solo, senza un supporto? Quali materiali mi permetterebbero di farlo? Quanto filo è necessario per tenere insieme un’opera? E forse più avanti mi sono chiesta: cosa significa il materiale e qual è il suo rapporto con l’immagine?

Mi interessava molto la linea ed è così che sono arrivata a realizzare il lavoro che faccio ora.  Mi è sempre piaciuto disegnare e quando ho pensatoalla linea nella sua accezione più semplice, cioè come linea appunto, ho cominciato a riflettere su quanto la linea cucita sia interessante in quanto appare piatta ma in realtà è scultorea.

“Sample Wall-detail”, 2007-2019, Thread, Wool Roving, Organza, Wire, Linen, Pins, 15’ x 18’ (Dimensions Variable), Ah! Gallery, Warkworth, ON, Photo Stephen Dagg, copyright Amanda McCavour

Il tessile mi interessa per molti motivi e mi sembra un mezzo in continua evoluzione. Ecco alcune caratteristiche che trovo stimolanti:

La trasparenza: Mi piace la natura sottile del filo.  Creare immagini e installazioni a partire da oggetti ricamati mi permette di creare pezzi effimeri e trasparenti che sono entrambi in uno spazio ma anche apparentemente sul punto di non esserci. Sono relativamente leggeri, il che permette loro di fluttuare leggermente con le correnti d’aria della stanza che si integrano con i pezzi dell’installazione.

L’aspetto tattile: Mi piace come il filo riporti alla memoria il tatto.  Spesso sentiamo le fibre, sono proprio sulla nostra pelle quando indossiamo i vestiti. Mi piace il modo in cui l’uso di un’immagine ricamata può essere percepita dalla mente della gente, guardare un pezzo ricamato diventa anche un ricordo del tatto, del toccare qualcosa di morbido.

La storia: Mi interessa la storia dell’uso della fibra, mi piace il fatto che, sebbene i miei pezzi non siano funzionali, portino comunque con sé un riferimento a cose funzionali, tovaglioli, coperte, cuscini, fazzoletti, guanti.  Alcuni di questi oggetti sono legati alla protezione del corpo, al comfort in casa. Trovo tutte queste associazioni molto interessanti.

Resistenza: Un’altra cosa che penso sia davvero interessante della fibra è quanto sia resistente. Anche se il lavoro sembra essere abbastanza delicato, in realtà ha una forza che si crea attraverso le linee cucite che si intersecano.  La straordinaria forza dell’opera è piuttosto sorprendente. Sono sicura che continuerò a trovare altri motivi per essere interessata al filo a mano a mano che ci lavoro.

Flessibilità: Per motivi pratici, mi piace come posso arrotolare e imballare i pezzi realizzati in fibra. La maggior parte delle mie installazioni possono essere portate come bagaglio a mano su un aereo – quindi gli imballi sono molto piccoli. Quasi come inspirare ed espirare, questi pezzi possono espandersi fino a riempire intere stanze e poi contrarsi per entrare in un piccolo contenitore poi riposto sotto il mio tavolo da cucito.

Possibilità!: le possibilità che la fibra ci offre sembrano essere infinite e il ruolo che potrebbe svolgere è quello di espandere e ampliare i confini tra arte, artigianato e design.

“Sample Wall-detail”, 2007-2019, Thread, Wool Roving, Organza, Wire, Linen, Pins, 15’ x 18’ (Dimensions Variable), Ah! Gallery, Warkworth, ON, Photo Stephen Dagg, copyright Amanda McCavour

“Sample Wall-detail”, 2007-2019, Thread, Wool Roving, Organza, Wire, Linen, Pins, 15’ x 18’ (Dimensions Variable), Ah! Gallery, Warkworth, ON, Photo Stephen Dagg, copyright Amanda McCavour

Quali sono le tue fonti di ispirazione? Come scegli i soggetti dei tuoi disegni in filo?

Spesso mi ispiro a cose legate alla memoria e al passato. Questo è un tema ricorrente che intravedo in tutte le mie opere da camera, negli spazi più astratti e in alcuni pezzi ispirati alla botanica. Per me è importante che i soggetti si colleghino in qualche modo al filo – alla sua delicatezza o alla sua trasparenza.

Ultimamente, ho tratto ispirazione dai fiori – sia in natura, sia nei libri di botanica e nei campionari floreali ricamati. Ne sono scaturite due opere – “Floating Garden” e “Poppies”.

Con l’installazione intitolata “Floating Garden“, pensavo a uno spazio idealizzato, un ambiente immaginario e onirico. “Floating Garden” si riferisce alla tradizione dei temi botanici nel ricamo in serie, ma estrapola i fiori dal contesto dei “kit” di ricamo e sposta queste immagini in un’installazione per creare un ambiente esperienziale. Durante la ricerca sulla storia del ricamo inglese ho notato ripetuti riferimenti ad alcuni fiori. Ranuncoli, astri inglesi, margherite e altri fiori trovati in Nord America sono diventati elementi fondamentali di questo pezzo. E’ diventato importante per me creare le mie personali versioni di questi modelli.

Attraverso questa installazione, ho tolto i fiori dai campionari e dai libri di disegno botanico dove li ho trovati. Li ho ricamati e li ho reintegrati in uno spazio da giardino simulato, creando un ambiente ricco di linee cucite.

“Floating Garden”, 2012- Ongoing, 14’ h x 30’ w x 20’ d, Thread/ Machine Embroidery, Cornell Museum of Art, Delray Beach, Florida, Photo Matt Sturgess, 4th Ave Photo, copyright Amanda McCavour

“Poppies” è nata da una commissione di cento fiori, appesi e fotografati per commemorare i 100 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale.  Da questi semplici inizi, l’opera si è estesa a centinaia di papaveri ricamati appesi a testa in giù al soffitto, creando un ambiente da sogno. I papaveri sono un simbolo, memoria e tenero ricordo della vita, del tempo e dello spazio.

“Poppies”, 2018 – Ongoing, 12’ x 40” x 30”, Thread, Machine Embroidery, Gallery Stratford, Stratford, Ontario, Photo Cheryl Rondeau, copyright Amanda McCavour

Qui di seguito una presentazione di Poppies ad opera di Melanie Egan che mi piace molto:

“Il papavero è un fiore emblematico con una ricca simbologia. È stato a lungo il simbolo del sonno, della guarigione, del ricordo e della morte; inoltre, è stato il preferito da molti giardinieri attratti dalle sue varietà colorate e dai suoi fiori vistosi. Si può immaginare di scorrazzare allegramente tra questi papaveri o di fare una pausa per commemorare un guerriero caduto. Forse, mentre stiamo sdraiati sul pavimento e guardiamo verso l’alto questo prato lussureggiante, potremmo scivolare nel sonno – dopotutto, nel Mondo di Oz i papaveri fiorivano numerosi.

McCavour ha creato questo misterioso campo di papaveri non per turbare lo spettatore, ma per attirarlo, suscitare curiosità e stimolare il coinvolgimento. Le sue trasparenti installazioni, di grande impatto visivo e di grande bellezza, giocano abilmente con diversi significati, presentando una prospettiva alternativa sia al disegno che al ricamo”.

Melanie Egan, Direttore del Craft& Design Harbourfront Centre, Toronto, Canada (ndt: per il testo originale della critica si rinvia all’intervista in lingua inglese)

Ci sono artisti o correnti artistiche da cui trai ispirazione?

Ecco alcuni artisti che mi entusiasmano!

Lauren DiCioccio: Crea ricami insieme a sculture in piccola scala, giocose e ricche di texture contrastanti.

https://www.laurendicioccio.com/

Meredith Woolnough è un’artista australiana che fa lavori incredibili con cuciture e tessuti idrosolubili. Usa le mie stesse tecniche, ma in modi diversi. Il suo lavoro è audace e organico e il suo uso del colore è incredibile.

http://meredithwoolnough.com.au/

(QUI il link all’intervista di Meredith Woolnough per ArteMorbida)

Anna Torma è un’artista canadese che crea ricami intricati, ricchi di texture e di carattere, spesso mescolando stili diversi per realizzare zone con un’alta densità di punti. Il suo lavoro è giocoso e intenso. Penso al suo lavoro quando mi sento troppo stretta in studio, perché il suo lavoro ha così tanto movimento.

https://www.annatorma.com/

(QUI il link per visionare alcune delle opere di Anna Torma su ArteMorbida) 

Kate Jackson crea ricami su materiali effimeri come la carta assorbente e il tessuto. Il suo lavoro mi parla della memoria e della meditazione. Anche se Kate ed io abbiamo condiviso uno studio, ancora non mi capacito di come riesca a ricamare a mano materiali così delicati. Quando rifletto sul lavoro di Kate, penso alla pazienza, al colore e al disegno. Guardare i suoi pezzi mi fa riflettere sul fatto che esistono tanti diversi tipi di pazienza, perché penso: “Non potrei mai farlo!”, ma sono sicura che le persone pensino la stessa cosa anche del mio lavoro.

http://katejacksonart.blogspot.com/

Anouk Desloges crea ricami di plexiglass e opere che spesso sembrano grovigli o nodi. Mi piace la combinazione di materiale duro e morbido che utilizza per creare i suoi lavori e guardandoli penso alla forza e alla composizione.

http://www.anoukdesloges.com/

Nava Lubelski crea opere che sembrano schizzi di vernice e poi ricama queste tele. Spesso ci sono spazi vuoti dove i fili vengono lavorati senza una base. Guardando il suo lavoro, penso alle diverse velocità di realizzazione e a come lei unisca sapientemente il gesto veloce e il punto più lento e meticoloso. Questa combinazione mi ispira.

http://www.navalubelski.com/

Parlarci del tuo lavoro Moving Boxes, come è stato concepito?

Qualche anno fa riflettevo su quanto il mio lavoro fosse privo di profondità. Ho ritenuto questo aspetto un buon modo per mettermi alla prova. Così ho deciso di provare a realizzare qualcosa di più scultoreo attraverso il ricamo. Pensavo anche al movimento, ai traslochi, all’arte in movimento e così iniziato a pensare agli scatoloni che avevo utilizzato nel traslocare da Toronto a Philadelphia. Cominciavo anche a interessarmi alla grafica, ai colori e alla forma delle cassette usate per la frutta. Queste due idee – una di carattere tecnico, una più concettuale hanno iniziato a prendere forma nella mia mente e sono state il seme di questo progetto.

La fusione di queste due idee ha portato alla realizzazione di alcune scatole tridimensionali che sono state create a partire da ricami piatti ripiegabili e di lavori che sono stati modellati con il calore per creare forme arrotondate.

Ho creato questi pezzi in scala 1:1, ho aperto le scatole scomponendole, ho tracciato la sagoma sul tessuto idrosolubile, e poi ho ricamato i motivi con la mia macchina da cucire. Infine, ho sciolto il tessuto idrosolubile e ho ripiegato i pezzi tessuti ottenendo le forme delle scatole. 

In questo progetto ho reso trasparenti questi oggetti solidi attraverso una tecnica di cucitura che utilizza il tessuto idrosolubile. Quest’opera riguarda il viaggio, il trasporto e lo spostamento, l’esportazione e l’economia, contrapponendo il cucito e il ricamo con l’oggetto prodotto in serie.

“Moving Boxes”, 2015- Ongoing, 10′ x 5′ x 4′ (Dimensions Variable), Thread, Wire, Plastic, Machine Embroidery, Photo Cheryl Rondeau, copyright Amanda McCavour

“Moving Boxes”, 2015- Ongoing, 10′ x 5′ x 4′ (Dimensions Variable), Thread, Wire, Plastic, Machine Embroidery, Photo Cheryl Rondeau, copyright Amanda McCavour

“Moving Boxes – detail”, 2015- Ongoing, 10′ x 5′ x 4′ (Dimensions Variable), Thread, Wire, Plastic, Machine Embroidery, Photo Cheryl Rondeau, copyright Amanda McCavour

“Moving Boxes”, 2015- Ongoing, 10′ x 5′ x 4′ (Dimensions Variable), Thread, Wire, Plastic, Machine Embroidery, Photo Cheryl Rondeau, copyright Amanda McCavour

C’è un gruppo, tra le tue opere, o un’opera in particolare che ti rappresenta di più e a cui ti senti particolarmente legata o che costituisce un punto di svolta per la tua crescita artistica?

Credo che il pezzo intitolato “Stand-In For Home” segni una grande svolta nella mia pratica artistica. Quando ho realizzato questo pezzo, stavo partecipando ad una Residenza Artistica all’Harbourfront Centre, nei loro Craft and Design Studios. Il mio lavoro è stato accettato in una mostra curata da Melanie Egan e Patrick McCaulay e abbiamo avuto un gran numero di visite in studio per l’opera “Stand-In For Home” che doveva essere inclusa nella mostra. Questa è stata la prima volta in cui ho realizzato un lavoro di grandi dimensioni, la prima volta in cui ho sovrapposto pezzi ricamati e la prima volta in cui i pezzi sono stati appesi al soffitto permettendo ai visitatori di camminarci intorno.

“Stand-In For Home”, 2009-2010, 8′ h x 8′ w x 4.5′ d, Thread/ Machine Embroidery, photo Amanda McCavour, Produced with the support of the City of Toronto through the Toronto Arts Council, copyright Amanda McCavour

“Stand-In For Home – detail”, 2009-2010, 8′ h x 8′ w x 4.5′ d, Thread/ Machine Embroidery, photo Amanda McCavour, Produced with the support of the City of Toronto through the Toronto Arts Council, copyright Amanda McCavour

Come pianifichi un nuovo lavoro? Segui una scrupolosa progettazione o ti lasci guidare dal tuo istinto?

Il gioco è una parte importante della mia pratica e spesso lavoro attraverso prove con pezzi di piccole dimensioni. Questo è il momento in cui improvviso e seguo il mio istinto. Spesso creo questi lavori più piccoli o campioni per elaborare idee per progetti o per creare esempi per quando insegno. Quest’estate ho lavorato su una serie di campioni in bianco e nero per esplorare la creazione dei segni e la densità. Credo che questo sia qualcosa su cui mi concentrerò in futuro.

Quest’estate ho anche raccolto tutti i miei piccoli pezzi e li ho sistemati come carta da parati sul muro alla Kootenay Gallery of Art (Castlegar, British Columbia, Canada) e all’AH! Gallery, (Warkrworth, Ontario, Canada).

Dopo questa prima fase di test, di solito passo a un approccio più pianificato o calcolato. Molti dei miei lavori sono realizzati creando molte unità o sviluppando i pezzi più piccoli su scala più ampia. I miei lavori sono anche installati in spazi diversi con architetture diverse, quindi le modalità su come dovrà essere appesa l’opera e su quali dovranno essere le sue dimensioni, sono cose importanti e devono essere pianificate in questa fase del progetto.

“Plates”, 2017, 12” x 12”, Thread, Machine Embroidery, Photo Amanda McCavour, copyright Amanda McCavour

“Plates”, 2017, 12” x 12”, Thread, Machine Embroidery, Photo Amanda McCavour, copyright Amanda McCavour

Quanto è importante la sperimentazione di tecniche e materiali nella sua carriera artistica?

Provare e sperimentare nuove tecniche è stata una parte importante dei miei primi anni di carriera ed è così che sono arrivata a lavorare con il ricamo. Cerco ancora di testare i limiti della tecnica creando esperimenti nel mio studio e ponendomi domande come “Quanto posso ridurre le cuciture e riuscire comunque a tenere insieme il pezzo? Pormi la domanda “E se…?” mi ha aiutato a progredire con molti progetti.

Quest’anno, nel mio studio, mi metto alla prova con la dimensione dei miei lavori. La maggior parte delle volte, realizzo pezzi più piccoli che vengono ripetuti centinaia (o forse migliaia) di volte per creare un pezzo finale. Ora, mi piacerebbe confrontarmi con questo aspetto, realizzando lavori che sono molto, molto più grandi. La mia domanda ora è: e se creassi un pezzo alto 1 metro e 80? Non sono sicura di come andrà. Augurami buona fortuna!

“Living Room”,2010-2011, 10′ x 10′ x 10′,MThread/ Machine Embroidery, Photo Agata Piskunowicz, Produced with the support of the Ontario Arts Council, copyright Amanda McCavour

“Living Room – detail”,2010-2011, 10′ x 10′ x 10′,MThread/ Machine Embroidery, Photo Agata Piskunowicz, Produced with the support of the Ontario Arts Council, copyright Amanda McCavour

“Living Room – detail”,2010-2011, 10′ x 10′ x 10′,MThread/ Machine Embroidery, Photo Agata Piskunowicz, Produced with the support of the Ontario Arts Council, copyright Amanda McCavour

Secondo te è più importante la tecnica o l’idea? Cosa determina il successo di un’opera d’arte? Quando la creatività rischia di essere soffocata dalla tecnica?

Ho studiato belle arti alla York University di Toronto per il diploma di laurea. Durante quel periodo, l’idea era la cosa più importante. Pensa alla tua idea e poi trova materiali che ti aiutino a comunicarla.

Dopo la laurea ho partecipato al programma Artist-In-Residence presso l’Harbourfront Centre, dove si svolgevano laboratori sulla lavorazione dei tessili, del vetro, della ceramica e del metallo. Qui veniva data più importanza ai materiali e al processo. È stato un periodo in cui ho scavato più a fondo nella mia tecnica e ho scoperto che anche dall’esplorazione dei materiali e dalla sperimentazione, le idee potevano emergere.

Penso che ci siano diversi modi di lavorare che possono portare a pezzi di forte impatto.

Penso inoltre che ci sia il rischio che la creatività venga soffocata dalla tecnica. Una cosa che ho notato man mano che mi interessavo sempre di più all’artigianato è che c’è un romanticismo nell’apprendimento della tecnica e che questo può diventare l’unico punto focale. Sarebbe facile provare all’infinito senza avere un obiettivo finale. Penso inoltre che sia pericoloso seguire (rigidamente) le regole in una tecnica. Anche se ritengo importante la storia e l’apprendere qualcosa nel modo giusto, non credo questo sia l’aspetto più importante e penso che a volte infrangere queste regole possa essere un atto creativo.

“Neon Clouds”,2016, 35’ x 40′ x 10′, Taubman Museum of Art, Roanoke, VA, Thread, wire, foam/Machine Embroidery, Photo Jeff Hoffman, copyright Amanda McCavour

“Neon Clouds – detail”,2016, 35’ x 40′ x 10′, Taubman Museum of Art, Roanoke, VA, Thread, wire, foam/Machine Embroidery, Photo Jeff Hoffman, copyright Amanda McCavour

“Neon Clouds – detail”,2016, 35’ x 40′ x 10′, Taubman Museum of Art, Roanoke, VA, Thread, wire, foam/Machine Embroidery, Photo Jeff Hoffman, copyright Amanda McCavour

“Neon Clouds – detail”,2016, 35’ x 40′ x 10′, Taubman Museum of Art, Roanoke, VA, Thread, wire, foam/Machine Embroidery, Photo Jeff Hoffman, copyright Amanda McCavour

Che tipo di reazione e soprattutto che tipo di interazione hanno gli spettatori con le tue installazioni tessili sospese (penso ad esempio a Pink Field, Blue Fog) che offrono così tanti punti di vista inaspettati?

Voglio che le mie opere portino gli spettatori in uno spazio giocoso, fantasioso, onirico, pieno di linee, colori e texture. Gli spettatori sono invitati a percorrere i sentieri che creo nelle mie installazioni. Sono anche invitati a sdraiarsi sotto le opere e a guardare l’opera d’arte dal basso verso l’alto. In generale, agli spettatori piace questa possibilità di interagire con l’opera in modo diverso, attraverso il movimento o una diversa prospettiva dal pavimento. Spesso gli spettatori soffiano sui ricami e questi si muovono con l’aria. Le opere iniziano a ruotare e a muoversi mentre si cammina intorno ad esse.

“Pink Field Blue Fog”, 2016 – Ongoing, 14’ x 40” x 80”, Thread, MachineEmbroidery, 108 Contemporary, Tulsa, Oklahoma, Photo Rebekah Hogan, copyright Amanda McCavour

“Pink Field Blue Fog – detail”, 2016 – Ongoing, 14’ x 40” x 80”, Thread, MachineEmbroidery, 108 Contemporary, Tulsa, Oklahoma, Photo Rebekah Hogan, copyright Amanda McCavour

“Pink Field Blue Fog – detail”, 2016 – Ongoing, 14’ x 40” x 80”, Thread, MachineEmbroidery, 108 Contemporary, Tulsa, Oklahoma, Photo Rebekah Hogan, copyright Amanda McCavour

“Pink Field Blue Fog – detail”, 2016 – Ongoing, 14’ x 40” x 80”, Thread, MachineEmbroidery, 108 Contemporary, Tulsa, Oklahoma, Photo Rebekah Hogan, copyright Amanda McCavour

“Pink Field Blue Fog – detail”, 2016 – Ongoing, 14’ x 40” x 80”, Thread, MachineEmbroidery, 108 Contemporary, Tulsa, Oklahoma, Photo Rebekah Hogan, copyright Amanda McCavour

A cosa stai lavorando in questo momento? Vuoi parlarci dei tuoi progetti tessili e delle mostre attuali o future?

Quest’anno, nel mio studio, mi metto alla prova con la tridimensionalità. Il progetto che occuperà la maggior parte del mio tempo nel 2020 è un’opera d’arte in seta di grandi dimensioni, per il Chazen Museum of Art in Wisconsin, USA. Questo pezzo sarà in mostra da settembre 2020 a febbraio 2021. Il Chazen Museum of Art si trova presso la University of Wisconsin Madison ed è sede di oltre 22.000 opere tra sculture, dipinti e stampe. L’installazione da me proposta sarà realizzata appositamente per il sito e dialogherà con le sue collezioni e la sua architettura, oltre che con le collezioni basate su studi di piante e tessuti. Questo pezzo si estenderà per tutta l’area della Corte,  circa18 metri di altezza per160 metri quadrati, che è il fulcro dell’allestimento del museo.L’installazione, simile a un pizzo, contrasterà il pesante interno brutalista in marmo creando un ambiente fluttuante e onirico.

Per questo progetto amplierò la portata dei miei ricami, passando da unità di 25 centimetri di ampiezza ad una misura molto più grande,3 metri circa, per fronteggiare le monumentali dimensioni del sito. I singoli ricami basati sui fiori pressati del Wisconsin Prairie dell’erbario saranno cuciti e ricamati a misura di campione e poi scannerizzati ad alta risoluzione. Queste immagini saranno stampate su un fine tessuto di seta trasparente o di poliestere puro. Poi taglierò e cucirò su queste stampe per aggiungere spazio e aria ai tessuti, disgregando la superficie e creando bordi e forme organiche. Metalli, ricami aggiuntivi e aree di chiffon applicato aggiungeranno consistenza e interesse al pezzo. I colori di questo lavoro dialogheranno con il calore dell’interno in marmo e con i colori dei fiori conservati e pressati. Il materiale di partenza dell’erbario sarà alterato, ritagliato, ripetuto e mutato per ricordare i motivi ripetuti che si trovano nei tessuti, nei pizzi e nella carta da parati. La mia speranza è che ogni pezzo possa essere appeso a una barra di plexiglass che potrebbe poi essere fissata al soffitto da un unico punto, in modo che l’opera possa ruotare e ondeggiare nello spazio creando composizioni mutevoli man mano che l’opera si muove.

In questa installazione lo spazio della corte farà germogliare materia vegetale fatta di filo. Forme tessili, basate su piante di prateria, esploderanno dai giardini silenziosi e porteranno il caos in questo spazio ordinato. Questi esemplari, ormai giganteschi, creeranno una trasformazione preternaturale invadendo lo spazio del Museo. Questa installazione giocherà sui contrasti: il dettaglio e la trasparenza si contrapporranno ai grandi spazi solidi, la leggerezza al peso dell’architettura e l’organicità all’ambiente costruito.

Ho iniziato a sviluppare e ricercare idee legate alla natura e alla collezione per l’installazione all’Erbario di Stato del Wisconsin. Le piante sono rese traslucide attraverso il processo di conservazione e vorrei imitare questo effetto visivo nella miaopera. Mi intriga riuscire a trovare collegamenti tra la ricerca scientifica e i motivi decorativi che si trovano nei tessuti e nella carta da parati. Attraverso questa ricerca arricchirò le mie conoscenze sugli schemi, le geometrie frattali e la documentazione scientifica delle piante. 

Questo pezzo contribuirà ad accrescere le mie abilità di dare una tridimensionalità agli oggetti tramite l’uso del filo e continuerò a lavorare con strati di ricami per creare profondità nell’intera installazione. Il lavoro sarà fluttuante, quasi a ricordare un fantasma, sia per la trasparenza che per l’assenza di peso. L’illuminazione avrà un ruolo chiave in questo pezzo che anima le ombre e proietta lineenello spazio circostante. Il movimento sarà presente in quest’opera in quanto grandi elementi saranno appesi a singole corde e si sposteranno con il movimento dell’aria.

Questo lavoro sarà per me un punto di partenza sia per quanto riguarda le dimensioni che il contenuto, e mi sfiderà a progettare in modi nuovi per un sito di grande effetto e a rispondere a nuove collezioni e stimoli. Sono davvero emozionata e anche un po’ spaventata! Ma penso che sia un bene che vi sia un elemento di rischio nel processo creativo.

Maria Rosaria Roseo

English version Dopo una laurea in giurisprudenza e un’esperienza come coautrice di testi giuridici, ho scelto di dedicarmi all’attività di famiglia, che mi ha permesso di conciliare gli impegni lavorativi con quelli familiari di mamma. Nel 2013, per caso, ho conosciuto il quilting frequentando un corso. La passione per l’arte, soprattutto l’arte contemporanea, mi ha avvicinato sempre di più al settore dell’arte tessile che negli anni è diventata una vera e propria passione. Oggi dedico con entusiasmo parte del mio tempo al progetto di Emanuela D’Amico: ArteMorbida, grazie al quale, posso unire il piacere della scrittura al desiderio di contribuire, insieme a preziose collaborazioni, alla diffusione della conoscenza delle arti tessili e di raccontarne passato e presente attraverso gli occhi di alcuni dei più noti artisti tessili del panorama italiano e internazionale.